E’ ormai pienamente acquisita dal grande pubblico la percezione dell’influenza che ha il cambiamento climatico sull’economia e nella società, non solo in ragione dell’aumento di intensità e frequenza degli eventi metereologici estremi con le inevitabili e a volte drammatiche conseguenze anche in termini di vite umane, ma anche delle politiche proposte in tutti i settori (dall’industria ai trasporti, dalla sanità alla pianificazione del territorio, e chiaramente in agricoltura e nelle relative filiere agro-alimentari) all’attenzione dei diversi stakeholder. Altrettanto noti, purtroppo, sono gli inevitabili casi di instabilità sociale ed economica che ne derivano e che interessano principalmente i Paesi in via di sviluppo, cioè i paesi più vulnerabili agli impatti dei cambiamenti climatici. Alla luce di queste evidenze, i Paesi sviluppati si sono posti in primo piano per poter delineare delle strategie idonee sia per l’adattamento che per la mitigazione e l’Italia, come Stato membro dell’Unione europea che ha aderito al Protocollo di Kyoto (P.K.), è pienamente coinvolta in tale sforzo. Risulta quindi di fondamentale importanza individuare delle misure di mitigazione e di adattamento che siano integrate, in modo coerente e sinergico, in una strategia che coinvolga vari settori (agricoltura e zootecnia, energia, industria, trasporti, la società stessa) ed i vari livelli di governo. Proprio in quest’ultimo ambito va inserito il lavoro che ci si accinge a presentare. Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali infatti, avvalendosi della collaborazione e della competenza di professori universitari, di ricercatori di vari enti e dei loro rispettivi collaboratori, si prefigge di individuare degli elementi utili che, opportunamente scelti, gestiti e intercorrelati in funzione delle diversità climatiche che si delineeranno sul territorio nazionale, possano essere integrati nella strategia più idonea alla realtà locale. Ciò che ci si prefigge dunque è il duplice scopo di incrementare la resilienza del settore agricolo, che può essere colta come una sfida, e investire maggiormente in un’economia a basse emissioni di carbonio tramite lo sviluppo delle energie rinnovabili e della diffusione di prodotti ecologici che, per gli attori del settore, rappresenta un’opportunità da cogliere nell’ambito dello sviluppo sostenibile. Per conseguire gli obiettivi prefissati, si è prima descritto il quadro politico internazionale in cui l’Italia si trova a dover agire e si è poi passati ad analizzare la situazione italiana dal punto di vista climatico, agricolo, zootecnico, forestale, energetico, del green marketing e degli strumenti economici e politici al fine di estrapolare gli elementi strategici per ogni singolo settore, che siano coerenti e complementari tra loro. Unitamente alle strategie politiche si è cercato di focalizzare l’attenzione anche sulle strategie economiche per gli interventi strutturali, ad esempio, necessari soprattutto per le azioni di adattamento. Un equo sostegno finanziario, infatti, è quanto mai fondamentale per incentivare l’adeguamento di alcune strutture agricole ai futuri scenari climatici, adeguamento che, qualora non venisse attuato, comporterebbe delle perdite economiche maggiori rispetto ai costi da sostenere per la ristrutturazione. Per concludere vogliamo fare delle considerazioni di tipo metodologico. Come precedentemente accennato, infatti, il libro bianco è il frutto della collaborazione di circa un’ottantina di esperti e per tale motivo, nella lettura del documento si potranno rilevare sia delle differenze di approccio al tema dei cambiamenti climatici, che delle ripetitività di alcuni argomenti. Tali ripetizioni sono dovute al fatto che determinati aspetti dei cambiamenti climatici vengono affrontati da più punti di vista, al fine di dare un quadro quanto più ampio, specifico e preciso possibile. Per fare un esempio, la ristrutturazione dei ricoveri negli allevamenti viene affrontata sia dal punto di vista del benessere degli animali che dal punto di vista dell’energia rinnovabile (produzione di biogas e di biomasse). Un ulteriore caso da menzionare riguarda la diversa metodologia utilizzata per la stima delle emissioni dei gas climalteranti. Nell’Inventario Nazionale dei Gas Serra infatti, redatto annualmente dall’ISPRA, sono riportate le emissioni ufficiali dell’Italia presentate nell’ambito della Convenzioni sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) e del Protocollo di Kyoto, imputabili esclusivamente alle attività agro-zootecniche come richiesto dalle linee guida internazionali dell’IPCC, mentre approcci quali Life Cycle Assessment, nel tentativo di rendicontare le emissioni dell’intera filiera agro-alimentare, stimano anche i gas serra prodotti da attività svolte a margine dell’agricoltura vera e propria (come ad esempio il trasporto dei prodotti agricoli ed il packaging) che, per così dire, si svolgono fuori il farm gate. Si può comunque affermare che la diversità di approcci riscontrabile nei primi capitoli del libro, concorre ad un unico obiettivo: fornire un’analisi dettagliata delle relazioni esistenti tra agricoltura e cambiamenti climatici al fine di delineare delle strategie di mitigazione ed adattamento realistiche ed attuabili.

Flussi di carbonio ed azoto ed emissioni di gas serra nei suoli agrari

PERESSOTTI, Alessandro
2011-01-01

Abstract

E’ ormai pienamente acquisita dal grande pubblico la percezione dell’influenza che ha il cambiamento climatico sull’economia e nella società, non solo in ragione dell’aumento di intensità e frequenza degli eventi metereologici estremi con le inevitabili e a volte drammatiche conseguenze anche in termini di vite umane, ma anche delle politiche proposte in tutti i settori (dall’industria ai trasporti, dalla sanità alla pianificazione del territorio, e chiaramente in agricoltura e nelle relative filiere agro-alimentari) all’attenzione dei diversi stakeholder. Altrettanto noti, purtroppo, sono gli inevitabili casi di instabilità sociale ed economica che ne derivano e che interessano principalmente i Paesi in via di sviluppo, cioè i paesi più vulnerabili agli impatti dei cambiamenti climatici. Alla luce di queste evidenze, i Paesi sviluppati si sono posti in primo piano per poter delineare delle strategie idonee sia per l’adattamento che per la mitigazione e l’Italia, come Stato membro dell’Unione europea che ha aderito al Protocollo di Kyoto (P.K.), è pienamente coinvolta in tale sforzo. Risulta quindi di fondamentale importanza individuare delle misure di mitigazione e di adattamento che siano integrate, in modo coerente e sinergico, in una strategia che coinvolga vari settori (agricoltura e zootecnia, energia, industria, trasporti, la società stessa) ed i vari livelli di governo. Proprio in quest’ultimo ambito va inserito il lavoro che ci si accinge a presentare. Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali infatti, avvalendosi della collaborazione e della competenza di professori universitari, di ricercatori di vari enti e dei loro rispettivi collaboratori, si prefigge di individuare degli elementi utili che, opportunamente scelti, gestiti e intercorrelati in funzione delle diversità climatiche che si delineeranno sul territorio nazionale, possano essere integrati nella strategia più idonea alla realtà locale. Ciò che ci si prefigge dunque è il duplice scopo di incrementare la resilienza del settore agricolo, che può essere colta come una sfida, e investire maggiormente in un’economia a basse emissioni di carbonio tramite lo sviluppo delle energie rinnovabili e della diffusione di prodotti ecologici che, per gli attori del settore, rappresenta un’opportunità da cogliere nell’ambito dello sviluppo sostenibile. Per conseguire gli obiettivi prefissati, si è prima descritto il quadro politico internazionale in cui l’Italia si trova a dover agire e si è poi passati ad analizzare la situazione italiana dal punto di vista climatico, agricolo, zootecnico, forestale, energetico, del green marketing e degli strumenti economici e politici al fine di estrapolare gli elementi strategici per ogni singolo settore, che siano coerenti e complementari tra loro. Unitamente alle strategie politiche si è cercato di focalizzare l’attenzione anche sulle strategie economiche per gli interventi strutturali, ad esempio, necessari soprattutto per le azioni di adattamento. Un equo sostegno finanziario, infatti, è quanto mai fondamentale per incentivare l’adeguamento di alcune strutture agricole ai futuri scenari climatici, adeguamento che, qualora non venisse attuato, comporterebbe delle perdite economiche maggiori rispetto ai costi da sostenere per la ristrutturazione. Per concludere vogliamo fare delle considerazioni di tipo metodologico. Come precedentemente accennato, infatti, il libro bianco è il frutto della collaborazione di circa un’ottantina di esperti e per tale motivo, nella lettura del documento si potranno rilevare sia delle differenze di approccio al tema dei cambiamenti climatici, che delle ripetitività di alcuni argomenti. Tali ripetizioni sono dovute al fatto che determinati aspetti dei cambiamenti climatici vengono affrontati da più punti di vista, al fine di dare un quadro quanto più ampio, specifico e preciso possibile. Per fare un esempio, la ristrutturazione dei ricoveri negli allevamenti viene affrontata sia dal punto di vista del benessere degli animali che dal punto di vista dell’energia rinnovabile (produzione di biogas e di biomasse). Un ulteriore caso da menzionare riguarda la diversa metodologia utilizzata per la stima delle emissioni dei gas climalteranti. Nell’Inventario Nazionale dei Gas Serra infatti, redatto annualmente dall’ISPRA, sono riportate le emissioni ufficiali dell’Italia presentate nell’ambito della Convenzioni sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) e del Protocollo di Kyoto, imputabili esclusivamente alle attività agro-zootecniche come richiesto dalle linee guida internazionali dell’IPCC, mentre approcci quali Life Cycle Assessment, nel tentativo di rendicontare le emissioni dell’intera filiera agro-alimentare, stimano anche i gas serra prodotti da attività svolte a margine dell’agricoltura vera e propria (come ad esempio il trasporto dei prodotti agricoli ed il packaging) che, per così dire, si svolgono fuori il farm gate. Si può comunque affermare che la diversità di approcci riscontrabile nei primi capitoli del libro, concorre ad un unico obiettivo: fornire un’analisi dettagliata delle relazioni esistenti tra agricoltura e cambiamenti climatici al fine di delineare delle strategie di mitigazione ed adattamento realistiche ed attuabili.
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