Parlare di ‘commento sonoro’ nel cinema di Matthew Barney è sicuramente inadeguato. In "Cremaster", musica, suoni e rumori sono l'elemento essenziale di un universo che esula dalle tradizionali funzioni assegnatele abitualmente dal cinema e dagli audiovisivi in genere. Nell’opera di Barney la musica non adempie alle abituali funzioni narrative, impossibilitata come sarebbe a seguire un ‘racconto’, e non articola i consueti percorsi tematici che sono lo strumento privilegiato e costantemente adottato dalla gran parte di compositori e registi. Per utilizzare una felicissima immagine di Renato Barilli, nell’opera di Barney la musica diviene invece il grande referente narratologico di ogni singolo episodio di "Cremaster", in virtù della grande ‘orchestrazione’ con cui egli riesce a collegare le diverse sequenze che scorrono “non certo secondo un intreccio narrativo, ma piuttosto secondo esigenze di crescita, di replica, di timida comparsa di un refrain destinato poi a echeggiare via via con maggior forza”. Ne risulta così una grande sinfonia lontana dai modelli narratologici tradizionali e ben orchestrata dalla sapiente mano dell’artista.
La musica, i suoni e i rumori
CALABRETTO, Roberto
2012-01-01
Abstract
Parlare di ‘commento sonoro’ nel cinema di Matthew Barney è sicuramente inadeguato. In "Cremaster", musica, suoni e rumori sono l'elemento essenziale di un universo che esula dalle tradizionali funzioni assegnatele abitualmente dal cinema e dagli audiovisivi in genere. Nell’opera di Barney la musica non adempie alle abituali funzioni narrative, impossibilitata come sarebbe a seguire un ‘racconto’, e non articola i consueti percorsi tematici che sono lo strumento privilegiato e costantemente adottato dalla gran parte di compositori e registi. Per utilizzare una felicissima immagine di Renato Barilli, nell’opera di Barney la musica diviene invece il grande referente narratologico di ogni singolo episodio di "Cremaster", in virtù della grande ‘orchestrazione’ con cui egli riesce a collegare le diverse sequenze che scorrono “non certo secondo un intreccio narrativo, ma piuttosto secondo esigenze di crescita, di replica, di timida comparsa di un refrain destinato poi a echeggiare via via con maggior forza”. Ne risulta così una grande sinfonia lontana dai modelli narratologici tradizionali e ben orchestrata dalla sapiente mano dell’artista.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.