Per affrontare la critica delle fonti della musica elettronica e mista si rende necessario lo sviluppo di nuovi paradigmi interpretativi. A causa della natura non deterministica dei sistemi audio analogici, siamo infatti in assenza di testi codificati e di un piano neutro su cui poggiare l'analisi. Di conseguenza, un metodo critico di stampo strutturalista diviene improponibile. Ma altrettanto improponibile è il modello comunicativo emittente → canale → ricevente, a causa delle limitazioni fondamentali cui è soggetto il passaggio dal sistema storico di registrazione audio a quello di ri-mediazione. Le composizioni elettroniche, anche quando sono apparentemente chiuse su nastro magnetico, sono frutto di relazioni vive e mutevoli all'interno di sistemi aperti che interagiscono a più livelli con il contesto. L’espressione 'Opere chiuse’, che dà il titolo al volume, propone pertanto una prospettiva concettuale che si riallaccia agli studi sui sistemi complessi e auto-organizzati e l’approdo alla prospettiva autopoietica giunge dopo una disamina delle posizioni epistemologiche percorse dagli studi musicali negli ultimi quarant’anni, che supportano paradigmi nei quali è profondamente diversa la considerazione del ruolo degli interpreti e degli ascoltatori di musica. Un nuovo approccio sistemico allo studio della musica elettronica è qui esemplificato dalle ricostruzioni storiografiche di Déserts di Edgard Varèse, di Spiritus intelligentiæ Sanctus di Ernst Krenek, di Jour, Contre-jour di Gérard Grisey e di Malo večno jezero di Vladan Radovanović. Questo libro può suscitare non solo l’interesse degli studiosi di musica, ma anche l’attenzione dei filosofi; è frutto di un'analisi e di una critica esercitata su materiali musicali che lasciano poco spazio a esercizi retorici ma esigono invece una pluralità di competenze musicali e tecnico-scientifiche.
Opere chiuse in sistemi aperti. Autopoiesi nella musica elettronica. Quattro studi
COSSETTINI, Luca
2013-01-01
Abstract
Per affrontare la critica delle fonti della musica elettronica e mista si rende necessario lo sviluppo di nuovi paradigmi interpretativi. A causa della natura non deterministica dei sistemi audio analogici, siamo infatti in assenza di testi codificati e di un piano neutro su cui poggiare l'analisi. Di conseguenza, un metodo critico di stampo strutturalista diviene improponibile. Ma altrettanto improponibile è il modello comunicativo emittente → canale → ricevente, a causa delle limitazioni fondamentali cui è soggetto il passaggio dal sistema storico di registrazione audio a quello di ri-mediazione. Le composizioni elettroniche, anche quando sono apparentemente chiuse su nastro magnetico, sono frutto di relazioni vive e mutevoli all'interno di sistemi aperti che interagiscono a più livelli con il contesto. L’espressione 'Opere chiuse’, che dà il titolo al volume, propone pertanto una prospettiva concettuale che si riallaccia agli studi sui sistemi complessi e auto-organizzati e l’approdo alla prospettiva autopoietica giunge dopo una disamina delle posizioni epistemologiche percorse dagli studi musicali negli ultimi quarant’anni, che supportano paradigmi nei quali è profondamente diversa la considerazione del ruolo degli interpreti e degli ascoltatori di musica. Un nuovo approccio sistemico allo studio della musica elettronica è qui esemplificato dalle ricostruzioni storiografiche di Déserts di Edgard Varèse, di Spiritus intelligentiæ Sanctus di Ernst Krenek, di Jour, Contre-jour di Gérard Grisey e di Malo večno jezero di Vladan Radovanović. Questo libro può suscitare non solo l’interesse degli studiosi di musica, ma anche l’attenzione dei filosofi; è frutto di un'analisi e di una critica esercitata su materiali musicali che lasciano poco spazio a esercizi retorici ma esigono invece una pluralità di competenze musicali e tecnico-scientifiche.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.