Il futuro di una società multiculturale, il modo in cui sarà capace di diventare non solo multi- ma anche inter-culturale, non dipende solamente da quanto facciamo fra le pareti scolastiche, ma anche da come sappiamo valorizzare contesti educativi extrascolastici. Dipende anche da come la scuola e i contesti extrascolastici sapranno dialogare, per costruire percorsi, luoghi e momenti educativi comuni. Il libro cerca di portare un contributo a questo dialogo approfondendo l’ambito dello sport. È un ambito che è tradizionalmente al centro dei percorsi educativi sia in ambito scolastico che extrascolastico, ma che è importante valorizzare anche in prospettiva interculturale. La proposta del libro è che lo sport possa infatti aiutarci oggi a sfumare certi confini culturali che percepiamo come troppo rigidi, a evidenziare i cambiamenti in atto nelle nostre culture di ogni giorno, a costruire spazi condivisi dove si possano sentire appartenenze comuni, al di là di provenienze diverse e pregiudizi reciproci. Il libro si muove in questa prospettiva, affrontando questioni che oggi riguardano soprattutto i giovani migranti, ma che in generale possono toccare la vita quotidiana di ciascuno di noi: che senso acquistano oggi parole come “integrazione” e “interazione” (capitoli 1-3), come attraversano i giovani le appartenenze e le culture tradizionali (capitoli 4-6), che cosa può significare in pratica imparare a diventare “cittadini” (capitoli 7-8). In particolare il volume porta alcuni esempi tratti da una ricerca sul campo sul modo in cui viene praticato in Italia il gioco del cricket, sia da giovani migranti che da giovani italiani. Il cricket, infatti, per quanto sviluppatosi in un contesto sociale preciso, si è poi spostato in luoghi e tempi diversi, assumendo di volta in volta caratteristiche sociali e culturali anche molto distanti fra loro. Oggi in Italia il cricket viene visto da alcuni come semplice “gioco da migranti”, ma viene giocato da altri come gioco che permette di favorire l'interazione fra italiani e migranti e di rafforzare il senso di appartenza alla comunità locale. In questa prospettiva il libro presenta il gioco del cricket come esempio possibile delle potenzialità e delle ambivalenze che la pratica sportiva può avere in ambito pedagogico interculturale. Da un punto di vista educativo il libro suggerisce che un’intercultura che parta dai giochi può insegnare prima di tutto che è proprio l’esperienza concreta del giocare insieme (a cricket o ad altri giochi) che può farci scoprire l’altro come più simile a noi di quanto pensavamo, e che può far sì che ci sentiamo accomunati dal gioco più di quanto ci sentiamo separati dalle nostre altre appartenenze.
Il gioco duro dell'integrazione. L'intercultura sui campi da gioco.
ZOLETTO, Davide
2010-01-01
Abstract
Il futuro di una società multiculturale, il modo in cui sarà capace di diventare non solo multi- ma anche inter-culturale, non dipende solamente da quanto facciamo fra le pareti scolastiche, ma anche da come sappiamo valorizzare contesti educativi extrascolastici. Dipende anche da come la scuola e i contesti extrascolastici sapranno dialogare, per costruire percorsi, luoghi e momenti educativi comuni. Il libro cerca di portare un contributo a questo dialogo approfondendo l’ambito dello sport. È un ambito che è tradizionalmente al centro dei percorsi educativi sia in ambito scolastico che extrascolastico, ma che è importante valorizzare anche in prospettiva interculturale. La proposta del libro è che lo sport possa infatti aiutarci oggi a sfumare certi confini culturali che percepiamo come troppo rigidi, a evidenziare i cambiamenti in atto nelle nostre culture di ogni giorno, a costruire spazi condivisi dove si possano sentire appartenenze comuni, al di là di provenienze diverse e pregiudizi reciproci. Il libro si muove in questa prospettiva, affrontando questioni che oggi riguardano soprattutto i giovani migranti, ma che in generale possono toccare la vita quotidiana di ciascuno di noi: che senso acquistano oggi parole come “integrazione” e “interazione” (capitoli 1-3), come attraversano i giovani le appartenenze e le culture tradizionali (capitoli 4-6), che cosa può significare in pratica imparare a diventare “cittadini” (capitoli 7-8). In particolare il volume porta alcuni esempi tratti da una ricerca sul campo sul modo in cui viene praticato in Italia il gioco del cricket, sia da giovani migranti che da giovani italiani. Il cricket, infatti, per quanto sviluppatosi in un contesto sociale preciso, si è poi spostato in luoghi e tempi diversi, assumendo di volta in volta caratteristiche sociali e culturali anche molto distanti fra loro. Oggi in Italia il cricket viene visto da alcuni come semplice “gioco da migranti”, ma viene giocato da altri come gioco che permette di favorire l'interazione fra italiani e migranti e di rafforzare il senso di appartenza alla comunità locale. In questa prospettiva il libro presenta il gioco del cricket come esempio possibile delle potenzialità e delle ambivalenze che la pratica sportiva può avere in ambito pedagogico interculturale. Da un punto di vista educativo il libro suggerisce che un’intercultura che parta dai giochi può insegnare prima di tutto che è proprio l’esperienza concreta del giocare insieme (a cricket o ad altri giochi) che può farci scoprire l’altro come più simile a noi di quanto pensavamo, e che può far sì che ci sentiamo accomunati dal gioco più di quanto ci sentiamo separati dalle nostre altre appartenenze.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.