«Non esiste un genere “musica da film”», ha affermato Nicola Piovani. Ogni pellicola, infatti, possiede uno specifico universo sonoro ed è impensabile tentare di descrivere sistematicamente un linguaggio che per sua vocazione è destinato a essere transeunte, se non effimero. Un regista e il suo compositore possono utilizzare svariati generi e suggestioni, creando paesaggi sonori in cui il sinfonismo di stampo ottocentesco tende la mano alle atmosfere della musica da camera del secolo ventesimo e dove la musica elettronica si alterna a pagine del repertorio classico, in un gioco di rimandi, citazioni e parodie. Questo volume cerca di esaminare il delicato rapporto tra musica e immagini in movimento, mostrando come la colonna sonora «sia pianificata, composta, registrata, montata e finanziata; [...] come si possa pensare, parlare e scrivere di musica [per film], come si realizzi la sua forza drammaturgica e che effetto eserciti nel film finito» (Enjott Schneider). L’attenzione si focalizza su alcuni registi che con particolare perizia hanno saputo allestire il paesaggio sonoro cinematografico: da Michelangelo Antonioni a Federico Fellini, da Robert Bresson a Jacques Tati, da Andrej Tarkovskij a Werner Herzog. L’indagine segue la musica dalla preproduzione alla scrittura, dalla postproduzione a quei fenomeni - la risonorizzazione e il restauro - estremamente importanti ma ancora scarsamente indagati.
Lo schermo sonoro. La musica per film
CALABRETTO, Roberto
2010-01-01
Abstract
«Non esiste un genere “musica da film”», ha affermato Nicola Piovani. Ogni pellicola, infatti, possiede uno specifico universo sonoro ed è impensabile tentare di descrivere sistematicamente un linguaggio che per sua vocazione è destinato a essere transeunte, se non effimero. Un regista e il suo compositore possono utilizzare svariati generi e suggestioni, creando paesaggi sonori in cui il sinfonismo di stampo ottocentesco tende la mano alle atmosfere della musica da camera del secolo ventesimo e dove la musica elettronica si alterna a pagine del repertorio classico, in un gioco di rimandi, citazioni e parodie. Questo volume cerca di esaminare il delicato rapporto tra musica e immagini in movimento, mostrando come la colonna sonora «sia pianificata, composta, registrata, montata e finanziata; [...] come si possa pensare, parlare e scrivere di musica [per film], come si realizzi la sua forza drammaturgica e che effetto eserciti nel film finito» (Enjott Schneider). L’attenzione si focalizza su alcuni registi che con particolare perizia hanno saputo allestire il paesaggio sonoro cinematografico: da Michelangelo Antonioni a Federico Fellini, da Robert Bresson a Jacques Tati, da Andrej Tarkovskij a Werner Herzog. L’indagine segue la musica dalla preproduzione alla scrittura, dalla postproduzione a quei fenomeni - la risonorizzazione e il restauro - estremamente importanti ma ancora scarsamente indagati.File | Dimensione | Formato | |
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