Lo studio del Codex Gertrudianus, conservato nel codice 136 del fondo del Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli (ms. CXXXVI) e meglio noto con il nome di Psalterium Egberti (fine X sec.), nasce dalla volontà di approfondire le nostre conoscenze circa il problematico rapporto tra le arti praticate nella Rus’ premongolica e le tradizioni figurative di Bisanzio e dell’Europa occidentale tra l’XI e il XII secolo. Alla parte originale del Salterio vennero aggiunti, nel corso dell’XI secolo, i cosiddetti Folia Gertrudiana commissionati dalla principessa polacca Gertrude Piast (1025 ca. – 1108 ca.), diretta discendente della dinastia ottoniana e consorte del principe Izjaslav di Kiev (1024 – 1078): un calendario, quattro miniature e 81 orazioni latine; una quinta miniatura troverà spazio all’interno della sezione ottoniana del codice (in origine rimasto bianco). Molti altri spazi rimasti liberi nel Salterio saranno occupati dalle orazioni. Al fine di fornire un’esaustiva analisi storico artistica dell’opera è stato indispensabile, non essendo mai stato affrontato dagli studiosi italiani, il lavoro di trascrizione interpretativa del corpus di orazioni latine redatte dalla principessa Gertrude. Una parte fondamentale del lavoro si è concentrata nel proporre una diversa datazione ed attribuzione delle cinque miniature. A questo scopo è stato necessario analizzare la loro posizione all'interno del codice, tenendo conto delle particolarità codicologiche del manoscritto, relazionando da un punto di vista contenutistico le immagini con i relativi testi delle preghiere. Si è rilevato pertanto che il contenuto delle orazioni si armonizza, in modo più o meno esplicito, con la particolarità tematica delle miniature depositarie di determinati aspetti figurativi. Incrociando i dati storici in nostro possesso, per quanto a volte lacunosi, con i risultati ottenuti dalle analisi delle orazioni e dell’apparato decorativo del codice, possiamo ipotizzare che la sua esecuzione si sia protratta, non senza interruzioni, per poco più di una ventina d’anni: tra il 1077 e l’inizio del XII secolo. In questo lasso di tempo i luoghi di progettazione e di esecuzione dell’apparato testuale e decorativo del Codex, così come le maestranze che vi operarono, mutarono più volte.
La Rus' e l'Occidente. Cultura figurativa medievale tra XI e XII secolo. Il Codex Gertrudianus tra testo e immagine / Francesca Zago - Udine. , 2017 Apr 21. 28. ciclo
La Rus' e l'Occidente. Cultura figurativa medievale tra XI e XII secolo. Il Codex Gertrudianus tra testo e immagine
Zago, Francesca
2017-04-21
Abstract
Lo studio del Codex Gertrudianus, conservato nel codice 136 del fondo del Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli (ms. CXXXVI) e meglio noto con il nome di Psalterium Egberti (fine X sec.), nasce dalla volontà di approfondire le nostre conoscenze circa il problematico rapporto tra le arti praticate nella Rus’ premongolica e le tradizioni figurative di Bisanzio e dell’Europa occidentale tra l’XI e il XII secolo. Alla parte originale del Salterio vennero aggiunti, nel corso dell’XI secolo, i cosiddetti Folia Gertrudiana commissionati dalla principessa polacca Gertrude Piast (1025 ca. – 1108 ca.), diretta discendente della dinastia ottoniana e consorte del principe Izjaslav di Kiev (1024 – 1078): un calendario, quattro miniature e 81 orazioni latine; una quinta miniatura troverà spazio all’interno della sezione ottoniana del codice (in origine rimasto bianco). Molti altri spazi rimasti liberi nel Salterio saranno occupati dalle orazioni. Al fine di fornire un’esaustiva analisi storico artistica dell’opera è stato indispensabile, non essendo mai stato affrontato dagli studiosi italiani, il lavoro di trascrizione interpretativa del corpus di orazioni latine redatte dalla principessa Gertrude. Una parte fondamentale del lavoro si è concentrata nel proporre una diversa datazione ed attribuzione delle cinque miniature. A questo scopo è stato necessario analizzare la loro posizione all'interno del codice, tenendo conto delle particolarità codicologiche del manoscritto, relazionando da un punto di vista contenutistico le immagini con i relativi testi delle preghiere. Si è rilevato pertanto che il contenuto delle orazioni si armonizza, in modo più o meno esplicito, con la particolarità tematica delle miniature depositarie di determinati aspetti figurativi. Incrociando i dati storici in nostro possesso, per quanto a volte lacunosi, con i risultati ottenuti dalle analisi delle orazioni e dell’apparato decorativo del codice, possiamo ipotizzare che la sua esecuzione si sia protratta, non senza interruzioni, per poco più di una ventina d’anni: tra il 1077 e l’inizio del XII secolo. In questo lasso di tempo i luoghi di progettazione e di esecuzione dell’apparato testuale e decorativo del Codex, così come le maestranze che vi operarono, mutarono più volte.File | Dimensione | Formato | |
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