Alla base della nascita di un santuario sta la deposizione di spoglie venerate, reliquie. Se essa avveniva al momento della morte del santo, o poco dopo, si manifestava generalmente nell’inumazione in tomba. Se si verificava a distanza di tempo, solitamente a seguito di una traslazione, le reliquie potevano trovare ricetto in strutture funerarie non tradizionali. Deposizioni e traslazioni, a seconda dei luoghi e dei tempi, interessarono ambiti differenti. All’epoca delle persecuzioni, le spoglie furono collocate generalmente in comuni cimiteri, ipogei o subdiali. Quando il culto dei santi si radicò fermamente nella mentalità cristiana, i nuovi santi (generalmente vescovi, essendo terminate le persecuzioni), furono deposti in contesti di particolare privilegio, solitamente proprio presso i martiri. Le trasformazioni che interessarono i santuari nel corso dei secoli sono stati determinati da interventi diversificati che è possibile suddividere in due grandi categorie: quelli frutto di una scelta progettuale consapevole da parte dell’entità incaricata della gestione del santuario; quelli non programmati, derivati dalla devozione dei fedeli. Alla prima categoria appartengono i lavori finalizzati ad un miglioramento delle condizioni generali del santuario, che potevano essere indirizzati direttamente alla tomba o allo spazio confessionale circostante. Quest’ultimo, inteso come luogo in cui si esplicavano le liturgie in onore dei santi e dei loro resti, era articolato in modo da garantire la valorizzazione delle reliquie e la comoda fruizione delle aree circostanti. Per questo motivo, i santuari svolgevano al contempo sia la funzione di luogo di culto che di monumento funerario. Le soluzioni adottate per ricreare ambienti confessionali furono diverse, a seconda dei luoghi, dei periodi, e delle esigenze. Talvolta il santuario era costituito da spazi funerari e liturgici separati, ma non è raro riscontrare strutture unitarie funzionali ad entrambe le esigenze. In merito alla relazione con le reliquie, distinguiamo i seguenti tipi di santuario: sulle tombe venerate, o ad corpus; sui luoghi sacri, detti anche teofanici, commemoravano eventi legati alla vita del santo, senza custodirne resti corporali; lontani dai sepolcri, accoglievano reliquie traslate, quindi provenienti da sepolture più o meno lontane. Prima della Pace della Chiesa (313), le tombe venerate erano solitamente segnalate da strutture semplici, memoriae, ma successivamente la cura dei sepolcri s’intensificò e l’articolazione dei complessi divenne più elaborata. La committenza delle opere variava a seconda dei frangenti storici, coinvolgendo ora l’autorità imperiale, ora quella ecclesiastica (pontefici e altri membri del clero) o ancora quella civile, rappresentata da evergeti laici, talvolta di rango elevato. Gli interventi sui sepolcri da loro patrocinati potevano sostanziarsi variamente: ristrutturazioni rese indispensabili da eventi traumatici, naturali o bellici; restauri finalizzati a un ripristino del sepolcro fatiscente; semplice manutenzione; predisposizione di elementi funzionali alla venerazione delle reliquie, come fenestellae confessionis, pozzetti per la produzione di reliquie, mense per la celebrazione del refrigerio ecc.; interventi di monumentalizzazione mediante l’addizione di elementi decorativi plastici e la stesura di cicli affrescati o mosaicati; edificazione di basiliche ad corpus, di tipo ipogeo, semi-ipogeo o subdiale. I lavori che riguardavano gli spazi confessionali, invece, erano normalmente eseguiti per assicurare una migliore fruizione del santuario e si estrinsecavano in: allargamento degli spazi resi angusti da folle sempre crescenti di pellegrini; manutenzione della staticità compromessa da opere precedenti o da fenomeni naturali, ottenuta per mezzo della costruzione di murature di supporto; abbellimento dello superfici con decorazioni plastiche o figurate. Nello specifico ambito ipogeo, si assiste alla predisposizione di agevoli percorsi di visita mediante la realizzazione di nuove gallerie, l’accecamento di quelle secondarie e l’apertura di lucernari e nuove scale. Nei contesti subdiali, invece, ci si concentrò sul generico riassetto della viabilità, la predisposizione di ambiente distinti dalla confessione e funzionali allo svolgimento delle cerimonie refrigeriali o eucaristiche, l’edificazione di basiliche cimiteriali iuxta corpus. Un discorso a parte, merita la progettazione di quei variegati complessi edilizi (monasteri, xenodochia, balnea ecc.) che, associati ai santuari, dovevano garantirne il funzionamento. Gli interventi dei fedeli, dettati da spontaneità, producevano alterazioni delle confessioni meno sistematiche. Quelli tollerati determinavano l’occupazione funeraria serrata degli spazi adiacenti alle sepolture venerate e la redazione, sulle pareti intonacate, di graffiti devozionali sovrapposti gli uni agli altri senza alcuna logica o programmazione. Ma non mancarono le azioni illecite di quei pellegrini che, come ricordano le fonti, cercavano di tornare a casa portando con sé un pezzo della confessione. Le differenti tipologie d’interventi promosse da attori che contribuirono a vario titolo all’arricchimento dei santuari, il comune degrado che interessa tutti i monumenti fruiti ininterrottamente per secoli, gl’immancabili eventi naturali che interferiscono nella storia di un sito, l’abbandono, l’incuria e le ricerche archeologica scriteriate dei secoli passati, ci hanno lasciato in eredità contesti radicalmente trasformati rispetto al loro stato originario. L’analisi critica delle varie emergenze architettoniche, però, consente di ricostruire la storia di molti dei santuari paleocristiani e di proporre modelli di evoluzione differenziati a seconda dei frangenti storici e delle aree geografiche. Nell’esaminare i contesti di Roma e del resto della Penisola, si ricostruisce questo articolato percorso, distinguendo le confessioni ipogee da quelle ad aperto cielo

Santuari paleocristiani in Italia / Alessandro Luciano - Udine. , 2014 Jun 04. 25. ciclo

Santuari paleocristiani in Italia

LUCIANO, Alessandro
2014-06-04

Abstract

Alla base della nascita di un santuario sta la deposizione di spoglie venerate, reliquie. Se essa avveniva al momento della morte del santo, o poco dopo, si manifestava generalmente nell’inumazione in tomba. Se si verificava a distanza di tempo, solitamente a seguito di una traslazione, le reliquie potevano trovare ricetto in strutture funerarie non tradizionali. Deposizioni e traslazioni, a seconda dei luoghi e dei tempi, interessarono ambiti differenti. All’epoca delle persecuzioni, le spoglie furono collocate generalmente in comuni cimiteri, ipogei o subdiali. Quando il culto dei santi si radicò fermamente nella mentalità cristiana, i nuovi santi (generalmente vescovi, essendo terminate le persecuzioni), furono deposti in contesti di particolare privilegio, solitamente proprio presso i martiri. Le trasformazioni che interessarono i santuari nel corso dei secoli sono stati determinati da interventi diversificati che è possibile suddividere in due grandi categorie: quelli frutto di una scelta progettuale consapevole da parte dell’entità incaricata della gestione del santuario; quelli non programmati, derivati dalla devozione dei fedeli. Alla prima categoria appartengono i lavori finalizzati ad un miglioramento delle condizioni generali del santuario, che potevano essere indirizzati direttamente alla tomba o allo spazio confessionale circostante. Quest’ultimo, inteso come luogo in cui si esplicavano le liturgie in onore dei santi e dei loro resti, era articolato in modo da garantire la valorizzazione delle reliquie e la comoda fruizione delle aree circostanti. Per questo motivo, i santuari svolgevano al contempo sia la funzione di luogo di culto che di monumento funerario. Le soluzioni adottate per ricreare ambienti confessionali furono diverse, a seconda dei luoghi, dei periodi, e delle esigenze. Talvolta il santuario era costituito da spazi funerari e liturgici separati, ma non è raro riscontrare strutture unitarie funzionali ad entrambe le esigenze. In merito alla relazione con le reliquie, distinguiamo i seguenti tipi di santuario: sulle tombe venerate, o ad corpus; sui luoghi sacri, detti anche teofanici, commemoravano eventi legati alla vita del santo, senza custodirne resti corporali; lontani dai sepolcri, accoglievano reliquie traslate, quindi provenienti da sepolture più o meno lontane. Prima della Pace della Chiesa (313), le tombe venerate erano solitamente segnalate da strutture semplici, memoriae, ma successivamente la cura dei sepolcri s’intensificò e l’articolazione dei complessi divenne più elaborata. La committenza delle opere variava a seconda dei frangenti storici, coinvolgendo ora l’autorità imperiale, ora quella ecclesiastica (pontefici e altri membri del clero) o ancora quella civile, rappresentata da evergeti laici, talvolta di rango elevato. Gli interventi sui sepolcri da loro patrocinati potevano sostanziarsi variamente: ristrutturazioni rese indispensabili da eventi traumatici, naturali o bellici; restauri finalizzati a un ripristino del sepolcro fatiscente; semplice manutenzione; predisposizione di elementi funzionali alla venerazione delle reliquie, come fenestellae confessionis, pozzetti per la produzione di reliquie, mense per la celebrazione del refrigerio ecc.; interventi di monumentalizzazione mediante l’addizione di elementi decorativi plastici e la stesura di cicli affrescati o mosaicati; edificazione di basiliche ad corpus, di tipo ipogeo, semi-ipogeo o subdiale. I lavori che riguardavano gli spazi confessionali, invece, erano normalmente eseguiti per assicurare una migliore fruizione del santuario e si estrinsecavano in: allargamento degli spazi resi angusti da folle sempre crescenti di pellegrini; manutenzione della staticità compromessa da opere precedenti o da fenomeni naturali, ottenuta per mezzo della costruzione di murature di supporto; abbellimento dello superfici con decorazioni plastiche o figurate. Nello specifico ambito ipogeo, si assiste alla predisposizione di agevoli percorsi di visita mediante la realizzazione di nuove gallerie, l’accecamento di quelle secondarie e l’apertura di lucernari e nuove scale. Nei contesti subdiali, invece, ci si concentrò sul generico riassetto della viabilità, la predisposizione di ambiente distinti dalla confessione e funzionali allo svolgimento delle cerimonie refrigeriali o eucaristiche, l’edificazione di basiliche cimiteriali iuxta corpus. Un discorso a parte, merita la progettazione di quei variegati complessi edilizi (monasteri, xenodochia, balnea ecc.) che, associati ai santuari, dovevano garantirne il funzionamento. Gli interventi dei fedeli, dettati da spontaneità, producevano alterazioni delle confessioni meno sistematiche. Quelli tollerati determinavano l’occupazione funeraria serrata degli spazi adiacenti alle sepolture venerate e la redazione, sulle pareti intonacate, di graffiti devozionali sovrapposti gli uni agli altri senza alcuna logica o programmazione. Ma non mancarono le azioni illecite di quei pellegrini che, come ricordano le fonti, cercavano di tornare a casa portando con sé un pezzo della confessione. Le differenti tipologie d’interventi promosse da attori che contribuirono a vario titolo all’arricchimento dei santuari, il comune degrado che interessa tutti i monumenti fruiti ininterrottamente per secoli, gl’immancabili eventi naturali che interferiscono nella storia di un sito, l’abbandono, l’incuria e le ricerche archeologica scriteriate dei secoli passati, ci hanno lasciato in eredità contesti radicalmente trasformati rispetto al loro stato originario. L’analisi critica delle varie emergenze architettoniche, però, consente di ricostruire la storia di molti dei santuari paleocristiani e di proporre modelli di evoluzione differenziati a seconda dei frangenti storici e delle aree geografiche. Nell’esaminare i contesti di Roma e del resto della Penisola, si ricostruisce questo articolato percorso, distinguendo le confessioni ipogee da quelle ad aperto cielo
4-giu-2014
Santuario; reliquie; Costantino; Damaso; Tardoantico; martiri; vescovi; confessione; santi; archeologia funeraria; tombe; basilica; mausoleo; chiesa
Santuari paleocristiani in Italia / Alessandro Luciano - Udine. , 2014 Jun 04. 25. ciclo
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