Piero Gigli (1897-1987) ha attraversato con la sua poliedrica attività di scrittore, critico e artista, tutto il Novecento, a partire dagli anni, cruciali per la sua formazione, delle avanguardie e del ritorno all’ordine. Grazie al tramite di Marinetti strinse sodalizi importanti con artisti e letterati protagonisti della scena a cavallo degli anni Venti del sec. XX: dai frequentatori, a Milano, della Casa Rossa di Corso Venezia e del salotto di Margherita Sarfatti (Bontempelli, la Negri, Carrà, Savinio, Paolo Buzzi); a Bologna, del Caffè San Pietro (in particolare Giorgio Morandi e Giuseppe Raimondi); a Firenze, del caffè Paszkowsky e delle Giubbe Rosse (Primo Conti a Carocci, Rosai, Loria). Inoltre, a Roma e a Napoli, Gigli entrò in rapporti con Balla, De Pisis, Gherardo Marone, Giovanni Titta Rosa, Enrico Settimelli. La passione politica fu l’altro e concomitante centro dei suoi interessi, che determinò la decisione, dapprima, di arruolarsi volontario per il fronte (dove fu ferito in maniera gravissima), e quindi, nel clima accesissimo del dopoguerra, di accostarsi a Mussolini e al fascismo. Una volta esauritasi la spinta del movimento marinettiano, Gigli tentò nuove esperienze, ma la difficoltà a trovare una sua voce riconoscibile, insieme a un crescente disincanto delle aspettative sul piano ideologico, lo portarono ad accantonare le velleità di ‘carriera’ letteraria e a rientrare al paese natio, dove si sposò e si inserì nell’attività commerciale di famiglia. Tuttavia, non abbandonò mai l’interesse per la scrittura, e anche dalla specola provinciale continuò a scrivere e a mantenere molti dei contatti di un tempo. Dopo le pregiudiziali ideologiche legate alla sua militanza politica, sembra venuto il tempo di recuperare un’idea meno precaria di questa complessa figura di letterato. Un importante convegno tenutosi su di lui a Finale Emilia (dicembre 1998) ha già modificato il bilancio critico sullo scrittore e sull’artista e fatto conoscere diversi inediti. Il ricco Archivio privato, oggi nel possesso del nipote, conserva però ancora molto materiale: lettere dei corrispondenti e progetti rimasti incompiuti o continuamente rielaborati, tentativi di consuntivi e pagine di memorie, che sono testimonianza dei mutamenti del gusto e della poetica degli anni fondamentali del secolo. Il volume attinge a questo importante collettore e, insieme, agli archivi dei corrispondenti di Gigli, e intende contribuire ad una conoscenza più organica dell’attività di un protagonista e di un testimone della nostra storia letteraria ed artistica più recente.

Introduzione

Renzo Rabboni
2017-01-01

Abstract

Piero Gigli (1897-1987) ha attraversato con la sua poliedrica attività di scrittore, critico e artista, tutto il Novecento, a partire dagli anni, cruciali per la sua formazione, delle avanguardie e del ritorno all’ordine. Grazie al tramite di Marinetti strinse sodalizi importanti con artisti e letterati protagonisti della scena a cavallo degli anni Venti del sec. XX: dai frequentatori, a Milano, della Casa Rossa di Corso Venezia e del salotto di Margherita Sarfatti (Bontempelli, la Negri, Carrà, Savinio, Paolo Buzzi); a Bologna, del Caffè San Pietro (in particolare Giorgio Morandi e Giuseppe Raimondi); a Firenze, del caffè Paszkowsky e delle Giubbe Rosse (Primo Conti a Carocci, Rosai, Loria). Inoltre, a Roma e a Napoli, Gigli entrò in rapporti con Balla, De Pisis, Gherardo Marone, Giovanni Titta Rosa, Enrico Settimelli. La passione politica fu l’altro e concomitante centro dei suoi interessi, che determinò la decisione, dapprima, di arruolarsi volontario per il fronte (dove fu ferito in maniera gravissima), e quindi, nel clima accesissimo del dopoguerra, di accostarsi a Mussolini e al fascismo. Una volta esauritasi la spinta del movimento marinettiano, Gigli tentò nuove esperienze, ma la difficoltà a trovare una sua voce riconoscibile, insieme a un crescente disincanto delle aspettative sul piano ideologico, lo portarono ad accantonare le velleità di ‘carriera’ letteraria e a rientrare al paese natio, dove si sposò e si inserì nell’attività commerciale di famiglia. Tuttavia, non abbandonò mai l’interesse per la scrittura, e anche dalla specola provinciale continuò a scrivere e a mantenere molti dei contatti di un tempo. Dopo le pregiudiziali ideologiche legate alla sua militanza politica, sembra venuto il tempo di recuperare un’idea meno precaria di questa complessa figura di letterato. Un importante convegno tenutosi su di lui a Finale Emilia (dicembre 1998) ha già modificato il bilancio critico sullo scrittore e sull’artista e fatto conoscere diversi inediti. Il ricco Archivio privato, oggi nel possesso del nipote, conserva però ancora molto materiale: lettere dei corrispondenti e progetti rimasti incompiuti o continuamente rielaborati, tentativi di consuntivi e pagine di memorie, che sono testimonianza dei mutamenti del gusto e della poetica degli anni fondamentali del secolo. Il volume attinge a questo importante collettore e, insieme, agli archivi dei corrispondenti di Gigli, e intende contribuire ad una conoscenza più organica dell’attività di un protagonista e di un testimone della nostra storia letteraria ed artistica più recente.
2017
9788862928182
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11390/1137686
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