L'intervento analizza alcuni passi del diario di un emigrante di Felonica (MN), Giuseppe Negri, un falegname e uno dei fondatori della piccola comunità valdese ancora oggi esistente nel paese della Bassa Lombardia. Imbarcatosi il 13 aprile del 1903 alla volta di New York, Negri rimase in America - tra New York City e Newburg - poco meno di un anno, fino al 16 febbraio del 1904: quando, dopo un periodo prolungato di disoccupazione, decise, non senza rammarico, di rimpatriare. Il diario consente di scorgere le ragioni che maturarono la decisione di intraprendere il viaggio, in cui un ruolo fondamentale vi giocarono le lettere: quelle di propaganda, che si potevano leggere a stampa ed erano diffuse, chiaramente, dagli agenti di viaggio, e quelle ai parenti di chi era partito prima (nel caso di Negri, un suo ex dipendente). Erano, tutte, dei falsi, perché descrivevano una specie di bengodi, quando la realtà era ben diversa. Come non mancò di denunciare Negri nel suo diario e come provarono a denunciare, precocemente, anche altre fonti. In proposito sono significative le lettere dal Brasile comparse sulla «Gazzetta di Mantova», in data 13 settembre 1887: in particolare quella a firma di un contadino mantovano, Vincenzo Draghi, che descrive la sua condizione di emigrato in un idioletto di grande espressività.

Voci dal Basso Mantovano: dal diario di Giuseppe Negri e dalle lettere alla «Gazzetta di Mantova»

Renzo Rabboni
2018-01-01

Abstract

L'intervento analizza alcuni passi del diario di un emigrante di Felonica (MN), Giuseppe Negri, un falegname e uno dei fondatori della piccola comunità valdese ancora oggi esistente nel paese della Bassa Lombardia. Imbarcatosi il 13 aprile del 1903 alla volta di New York, Negri rimase in America - tra New York City e Newburg - poco meno di un anno, fino al 16 febbraio del 1904: quando, dopo un periodo prolungato di disoccupazione, decise, non senza rammarico, di rimpatriare. Il diario consente di scorgere le ragioni che maturarono la decisione di intraprendere il viaggio, in cui un ruolo fondamentale vi giocarono le lettere: quelle di propaganda, che si potevano leggere a stampa ed erano diffuse, chiaramente, dagli agenti di viaggio, e quelle ai parenti di chi era partito prima (nel caso di Negri, un suo ex dipendente). Erano, tutte, dei falsi, perché descrivevano una specie di bengodi, quando la realtà era ben diversa. Come non mancò di denunciare Negri nel suo diario e come provarono a denunciare, precocemente, anche altre fonti. In proposito sono significative le lettere dal Brasile comparse sulla «Gazzetta di Mantova», in data 13 settembre 1887: in particolare quella a firma di un contadino mantovano, Vincenzo Draghi, che descrive la sua condizione di emigrato in un idioletto di grande espressività.
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