Lo studio si propone di indagare le esperienze figurative, pittoriche e scultoree, maturate in Italia tra 1944 e 1954. La caduta del regime aveva posto gli artisti dinnanzi a un panorama mutato ma non meno drammatico: alla lotta resistenziale seguiva il tempo della ricostruzione morale e materiale del Paese. In tale scenario, per quanti fin dagli anni Trenta avevano reagito al fascismo e alle espressioni artistiche da esso promosse si aprirono dilemmi nuovi e dilaceranti. Quale linguaggio poteva manifestare in termini netti il proprio impegno sociale e politico? Riprendere la lezione di Picasso e delle avanguardie di inizio secolo? Avventurarsi nel terreno della astrazione? Oppure ripiegare su un più rassicurante ma non meno rischioso realismo? Per affrontare questi e simili interrogativi, si è ricorso al vaglio di documenti di prima mano, specie la pubblicistica coeva e carteggi conservati presso archivi pubblici e privati. Il lavoro si compone di quattro capitoli, ciascuno dedicato a un aspetto specifico della esperienza figurativa. Il primo esamina i significati assunti dal vocabolo “realismo” durante e dopo il conflitto. Vengono isolati i testi programmatici di ogni stagione verificandone i riflessi sulla attività di pittori e scultori. Il secondo capitolo si concentra su "Arte contro la barbarie" (agosto-settembre 1944). Di quella mostra, sempre riconosciuta alla base del movimento, si documentano alcune delle opere effettivamente esposte e se ne considera l’eredità nella decade seguente. Alla nascita di un nuovo genere iconografico, quello incentrato sulla Resistenza, è invece dedicato il terzo capitolo. Qui emerge soprattutto un aspetto: alla narrazione eroica della lotta partigiana pittori e scultori preferirono la sua evocazione tragica. Ci si sofferma quindi sul solo dipinto capace di contraddire un panorama solitamente ripetitivo: "La battaglia di ponte dell’Ammiraglio" di Guttuso. Il quarto capitolo studia il recupero realista della tradizione nazionale, individuando nel disegno il canale privilegiato nonché l’unico capace di garantire all’artista un nuovo statuto popolare. Chiude il lavoro una cronologia dedicata a mostre, uscite editoriali, articoli determinanti per comprendere in profondità il decennio 1944-1954.
"Il coraggio dell'errore". Realismo in Italia, 1944-1954 / Chiara Perin , 2018 Mar 26. 30. ciclo, Anno Accademico 2016/2017.
"Il coraggio dell'errore". Realismo in Italia, 1944-1954
PERIN, CHIARA
2018-03-26
Abstract
Lo studio si propone di indagare le esperienze figurative, pittoriche e scultoree, maturate in Italia tra 1944 e 1954. La caduta del regime aveva posto gli artisti dinnanzi a un panorama mutato ma non meno drammatico: alla lotta resistenziale seguiva il tempo della ricostruzione morale e materiale del Paese. In tale scenario, per quanti fin dagli anni Trenta avevano reagito al fascismo e alle espressioni artistiche da esso promosse si aprirono dilemmi nuovi e dilaceranti. Quale linguaggio poteva manifestare in termini netti il proprio impegno sociale e politico? Riprendere la lezione di Picasso e delle avanguardie di inizio secolo? Avventurarsi nel terreno della astrazione? Oppure ripiegare su un più rassicurante ma non meno rischioso realismo? Per affrontare questi e simili interrogativi, si è ricorso al vaglio di documenti di prima mano, specie la pubblicistica coeva e carteggi conservati presso archivi pubblici e privati. Il lavoro si compone di quattro capitoli, ciascuno dedicato a un aspetto specifico della esperienza figurativa. Il primo esamina i significati assunti dal vocabolo “realismo” durante e dopo il conflitto. Vengono isolati i testi programmatici di ogni stagione verificandone i riflessi sulla attività di pittori e scultori. Il secondo capitolo si concentra su "Arte contro la barbarie" (agosto-settembre 1944). Di quella mostra, sempre riconosciuta alla base del movimento, si documentano alcune delle opere effettivamente esposte e se ne considera l’eredità nella decade seguente. Alla nascita di un nuovo genere iconografico, quello incentrato sulla Resistenza, è invece dedicato il terzo capitolo. Qui emerge soprattutto un aspetto: alla narrazione eroica della lotta partigiana pittori e scultori preferirono la sua evocazione tragica. Ci si sofferma quindi sul solo dipinto capace di contraddire un panorama solitamente ripetitivo: "La battaglia di ponte dell’Ammiraglio" di Guttuso. Il quarto capitolo studia il recupero realista della tradizione nazionale, individuando nel disegno il canale privilegiato nonché l’unico capace di garantire all’artista un nuovo statuto popolare. Chiude il lavoro una cronologia dedicata a mostre, uscite editoriali, articoli determinanti per comprendere in profondità il decennio 1944-1954.File | Dimensione | Formato | |
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