OBIETTIVO - La riforma degli ammortizzatori sociali in costanza di rapporto e in caso di disoccupazione totale, realizzata nel 2015 con i decreti legislativi nn. 22 e 148, è in fase di attuazione attraverso l’emanazione di una serie di provvedimenti ministeriali. A distanza però di appena due anni dal varo della riforma, con una perfetta simmetria temporale con quanto già accaduto nel 1993 rispetto alla riforma del 1991, il legislatore ha introdotto con la legge n. 205/2017 una serie di deroghe per fronteggiare situazioni di crisi industriale complessa ovvero che coinvolge aziende strategiche per l’economia del territorio. La ricerca si propone quindi l’obiettivo di verificare se alla luce della strutturalità delle deroghe, sia tutt’ora valido l’intervento regolativo del legislatore e non piuttosto una regolamentazione ministeriale sia pure entro coordinate fissate dal legislatore. Sotto altro aspetto, occorre verificare il peso degli ammortizzatori sociali di fonte privatistica (fondi integrativi di sostegno al reddito) che costituiscono un tassello di quello che è stato definito dalla dottrina recente “Welfare secondo” che ha con il “Welfare primo” (quello pubblico) lo stesso rapporto che intercorre tra il diritto del lavoro (diritto secondo) rispetto al diritto civile (diritto primo). CONCLUSIONI - La ricerca, attraverso un’analisi degli istituti giuridici in cui si concreta il sistema degli ammortizzatori sociali, ne ricostruisce l’origine, l’evoluzione e la disciplina attuale e, al suo esito, giunge ad una valutazione complessiva della riforma del sistema degli ammortizzatori sociali e del suo livello di effettività. Non v’è dubbio che sull’evoluzione degli ammortizzatori sociali incide il principio costituzionalizzato dei vincoli di bilancio per cui non è possibile dare più di quanto l’economia nazionale consenta, al di fuori di derive alle quali pur si sta assistendo. Nel sistema degli ammortizzatori sociali, a differenza di quanto accade nel sistema pensionistico incentrato, salvo eccezioni, sul finanziamento contributivo, vi è un concorso al finanziamento dei soggetti direttamente interessati con quello preponderante da parte della finanza pubblica. L’evoluzione, quindi, si incentra nella ricerca del punto di equilibrio tra i due canali di finanziamento con un deciso avanzamento di quello privato a vantaggio di quello pubblico che arretra (v. i fondi di solidarietà bilaterali). Sul finanziamento incide altresì il meccanismo della condizionalità, nella sua duplice declinazione: al positivo, come strumento per porre fine il più velocemente possibile allo stato di disoccupazione; al negativo, come meccanismo in grado di incidere sulla spesa, essendo stata adottata la decadenza dai trattamenti quale sanzione massima a carico di chi non adempia agli obblighi previsti. Va evidenziato che sull’operatività di questo strumento incidono fortemente le carenze dei servizi per l’impiego proprio nella realizzazione delle politiche attive del lavoro. Inattuata è, pertanto, la saldatura tra le due politiche (attive e passive) che costituisce l’elemento caratterizzante e anche qualificante della riforma degli ammortizzatori sociali, che è pertanto ben lungi dal potersi dire realizzata, non potendosi ciò identificare solo nell’eliminazione dell’indennità di mobilità. Per concludere, il nostro sistema di ammortizzatori, venuto meno il sistema del 1991, è ancora alla ricerca della sua nuova identità, guardando, certo, ai disoccupati totali o parziali, ma dovendo ormai rivolgere lo sguardo anche ai poveri, che sino ad oggi erano fuori dall’ambito di applicazione di tale sistema.

L’intervento pubblico e privato per il sostegno al reddito dei lavoratori. Evoluzione, disciplina e prospettive / Claudia Carchio , 2019 Mar 08. 31. ciclo, Anno Accademico 2017/2018.

L’intervento pubblico e privato per il sostegno al reddito dei lavoratori. Evoluzione, disciplina e prospettive

CARCHIO, Claudia
2019-03-08

Abstract

OBIETTIVO - La riforma degli ammortizzatori sociali in costanza di rapporto e in caso di disoccupazione totale, realizzata nel 2015 con i decreti legislativi nn. 22 e 148, è in fase di attuazione attraverso l’emanazione di una serie di provvedimenti ministeriali. A distanza però di appena due anni dal varo della riforma, con una perfetta simmetria temporale con quanto già accaduto nel 1993 rispetto alla riforma del 1991, il legislatore ha introdotto con la legge n. 205/2017 una serie di deroghe per fronteggiare situazioni di crisi industriale complessa ovvero che coinvolge aziende strategiche per l’economia del territorio. La ricerca si propone quindi l’obiettivo di verificare se alla luce della strutturalità delle deroghe, sia tutt’ora valido l’intervento regolativo del legislatore e non piuttosto una regolamentazione ministeriale sia pure entro coordinate fissate dal legislatore. Sotto altro aspetto, occorre verificare il peso degli ammortizzatori sociali di fonte privatistica (fondi integrativi di sostegno al reddito) che costituiscono un tassello di quello che è stato definito dalla dottrina recente “Welfare secondo” che ha con il “Welfare primo” (quello pubblico) lo stesso rapporto che intercorre tra il diritto del lavoro (diritto secondo) rispetto al diritto civile (diritto primo). CONCLUSIONI - La ricerca, attraverso un’analisi degli istituti giuridici in cui si concreta il sistema degli ammortizzatori sociali, ne ricostruisce l’origine, l’evoluzione e la disciplina attuale e, al suo esito, giunge ad una valutazione complessiva della riforma del sistema degli ammortizzatori sociali e del suo livello di effettività. Non v’è dubbio che sull’evoluzione degli ammortizzatori sociali incide il principio costituzionalizzato dei vincoli di bilancio per cui non è possibile dare più di quanto l’economia nazionale consenta, al di fuori di derive alle quali pur si sta assistendo. Nel sistema degli ammortizzatori sociali, a differenza di quanto accade nel sistema pensionistico incentrato, salvo eccezioni, sul finanziamento contributivo, vi è un concorso al finanziamento dei soggetti direttamente interessati con quello preponderante da parte della finanza pubblica. L’evoluzione, quindi, si incentra nella ricerca del punto di equilibrio tra i due canali di finanziamento con un deciso avanzamento di quello privato a vantaggio di quello pubblico che arretra (v. i fondi di solidarietà bilaterali). Sul finanziamento incide altresì il meccanismo della condizionalità, nella sua duplice declinazione: al positivo, come strumento per porre fine il più velocemente possibile allo stato di disoccupazione; al negativo, come meccanismo in grado di incidere sulla spesa, essendo stata adottata la decadenza dai trattamenti quale sanzione massima a carico di chi non adempia agli obblighi previsti. Va evidenziato che sull’operatività di questo strumento incidono fortemente le carenze dei servizi per l’impiego proprio nella realizzazione delle politiche attive del lavoro. Inattuata è, pertanto, la saldatura tra le due politiche (attive e passive) che costituisce l’elemento caratterizzante e anche qualificante della riforma degli ammortizzatori sociali, che è pertanto ben lungi dal potersi dire realizzata, non potendosi ciò identificare solo nell’eliminazione dell’indennità di mobilità. Per concludere, il nostro sistema di ammortizzatori, venuto meno il sistema del 1991, è ancora alla ricerca della sua nuova identità, guardando, certo, ai disoccupati totali o parziali, ma dovendo ormai rivolgere lo sguardo anche ai poveri, che sino ad oggi erano fuori dall’ambito di applicazione di tale sistema.
8-mar-2019
Ammortizzatori; CIG; Disoccupazione; ReI; Lavoratori anziani
Lavoratori anziani
L’intervento pubblico e privato per il sostegno al reddito dei lavoratori. Evoluzione, disciplina e prospettive / Claudia Carchio , 2019 Mar 08. 31. ciclo, Anno Accademico 2017/2018.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11390/1147143
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