Il presente lavoro intende indagare il laboratorio creativo di Venedikt Vasil’evič Erofeev (1938-1990), uno dei maggiori autori del secondo Novecento russo noto in tutto il mondo per il suo romanzo Moskva-Petuški. Nella prima parte della tesi viene tracciato un profilo biografico dello scrittore e ricostruito il contesto storico e culturale di cui egli è parte. Vagabondo senza fissa dimora, vissuto ai margini dell’ufficialità negli anni della stagnazione brežneviana, Erofeev incarna nella sua persona tratti di figure tipiche della tradizione nazionale, dallo jurodivyj (il folle in Cristo della cultura cristiano-ortodossa) allo strannik (il pellegrino alla ricerca di sé), sorta di “archetipi” della storia russa che egli attualizza in un originale percorso di žiznetvorčestvo, di creazione esistenziale nel quale finzione e realtà, arte e vita risultano indistinguibili. Oggetto d’attenzione della seconda parte del lavoro sono le letture attraverso le quali lo scrittore (eclettico lettore) recupera fonti e modelli a lui congeniali; di tutte queste molteplici suggestioni si trova traccia nei zapisnye knižki, i quaderni d’appunti che Erofeev compilò quasi quotidianamente e che costituiscono una raccolta all’apparenza confusa di frammenti e idee sugli argomenti più disparati. Questa tendenza quasi maniacale alla catalogazione ricorda l’approccio all’organizzazione del sapere tipico della cultura barocca. Nella terza sezione della tesi vengono analizzati tre testi ancora oggi poco noti a pubblico e critica: Blagaja vest’ (La buona novella, 1962), narrazione in prosa ritmica rimasta incompleta, il racconto Vasilij Rozanov glazami ėkscentrika (Vasilij Rozanov visto da un eccentrico, 1973) e Moja malen’kaja leniniana (La mia piccola leniniana, 1988), un collage di citazioni leniniane. In queste opere Erofeev recupera modelli di riferimento che si diverte a sovvertire: l’analisi delle tecniche stilistiche, delle soluzioni compositive e delle immagini adottate consente di individuare i procedimenti che ricorrono con più frequenza nella scrittura dell’autore, basata sul capovolgimento delle fonti, l’abbattimento di miti e tabù e il rovesciamento insieme giocoso e serio di logiche ordinarie e stereotipi.
“Sulle ali di una risata belante…” Il Vangelo secondo Venedikt Erofeev e altri scritti / Alice Bravin , 2019 Mar 28. 31. ciclo, Anno Accademico 2017/2018.
“Sulle ali di una risata belante…” Il Vangelo secondo Venedikt Erofeev e altri scritti
BRAVIN, Alice
2019-03-28
Abstract
Il presente lavoro intende indagare il laboratorio creativo di Venedikt Vasil’evič Erofeev (1938-1990), uno dei maggiori autori del secondo Novecento russo noto in tutto il mondo per il suo romanzo Moskva-Petuški. Nella prima parte della tesi viene tracciato un profilo biografico dello scrittore e ricostruito il contesto storico e culturale di cui egli è parte. Vagabondo senza fissa dimora, vissuto ai margini dell’ufficialità negli anni della stagnazione brežneviana, Erofeev incarna nella sua persona tratti di figure tipiche della tradizione nazionale, dallo jurodivyj (il folle in Cristo della cultura cristiano-ortodossa) allo strannik (il pellegrino alla ricerca di sé), sorta di “archetipi” della storia russa che egli attualizza in un originale percorso di žiznetvorčestvo, di creazione esistenziale nel quale finzione e realtà, arte e vita risultano indistinguibili. Oggetto d’attenzione della seconda parte del lavoro sono le letture attraverso le quali lo scrittore (eclettico lettore) recupera fonti e modelli a lui congeniali; di tutte queste molteplici suggestioni si trova traccia nei zapisnye knižki, i quaderni d’appunti che Erofeev compilò quasi quotidianamente e che costituiscono una raccolta all’apparenza confusa di frammenti e idee sugli argomenti più disparati. Questa tendenza quasi maniacale alla catalogazione ricorda l’approccio all’organizzazione del sapere tipico della cultura barocca. Nella terza sezione della tesi vengono analizzati tre testi ancora oggi poco noti a pubblico e critica: Blagaja vest’ (La buona novella, 1962), narrazione in prosa ritmica rimasta incompleta, il racconto Vasilij Rozanov glazami ėkscentrika (Vasilij Rozanov visto da un eccentrico, 1973) e Moja malen’kaja leniniana (La mia piccola leniniana, 1988), un collage di citazioni leniniane. In queste opere Erofeev recupera modelli di riferimento che si diverte a sovvertire: l’analisi delle tecniche stilistiche, delle soluzioni compositive e delle immagini adottate consente di individuare i procedimenti che ricorrono con più frequenza nella scrittura dell’autore, basata sul capovolgimento delle fonti, l’abbattimento di miti e tabù e il rovesciamento insieme giocoso e serio di logiche ordinarie e stereotipi.File | Dimensione | Formato | |
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