Il saggio collega la storia della facoltà di sociologia di Bielefeld (connessa all’Università di Münster, situata presso Dortmund - Land della Renania Settentrionale-Vestfalia) con l’evoluzione del pensiero del sociologo funzionalista Niklas Luhmann. Già dall’immediato dopoguerra, il Centro di ricerca sociale dell’Università di Münster si era dimostrato, la più potente istituzione di ricerca sociale empirica della Repubblica Federale Tedesca, Il 5 giugno del 1969 è stato il giorno ufficiale di inaugurazione dell’Università. Nella nuova istituzione la Facoltà di sociologia ha assunto ben presto una posizione speciale nel contesto generale dei centri accademici poiché è stata la prima facoltà di sociologia della RFT. Luhmann, di fatto, era stato già nominato, nel 1968, professore ordinario di sociologia presso l’Università di Bielefeld (che sarebbe di lì a poco sorta) e questo ha fatto di lui non solo il primo professore in sociologia della nuova istituzione, ma lo ha reso anche un promotore, caposcuola per la costituzione di una direzione socio-concettuale nuova, in cu instradare la teoria sociale. Bielefeld, com’è noto, non ha vissuto la stagione della contestazione, com’è avvenuto per il centro di Münster. La posizione geo-politica in cui è sorta non comprendeva rilevanti centri di organizzazione della protesta giovanile. Sicchè, Luhmann, in un ambiente così intellettualmente ricco, flessibile, stimolante – refrattario ai paradigmi massimalisti o critico/ideologici – trova le motivazioni e i necessari spazi di sperimentazione interdisciplinare di cui necessitava per proporre idee innovative, concetti esplorativi, inusitati schemi teorici, estranei a quelli egemonici nelle istituzioni di lingua tedesca del decennio 1960. Si può così facilmente comprendere perché nella piccola Bielefeld, formalmente estranea ai grandi ‘affreschi’ culturalisti, liberisti o marxisti che fossero, Luhmann necessitasse proprio di quella sede. Un luogo, cioè, esente da conflitti meta-narrativi, nonché avversatori delle narrazioni sistemiche. Dove fosse agevole riconoscere al binomio ‘società’ e ‘teoria sociale’ l’importanza strutturale che entrambi campi di indagine meritavano. A Bielefeld, nel suo caratteristico isolamento (o auto-riferimento, se si preferisce) creativo, c’è tutto il tempo, vi sono tutte le risorse umane-progettuali e bibliografiche per poter ri-creare la sociologia. Il presente lavoro ha cercato di mostrare che Bielefeld ha svolto una funzione favorevole alla costituzione ed alla valorizzazione della sistemica luhmanniana più matura. Ha così offerto la possibilità di argomentare e sviluppare una teoria in controtendenza rispetto a quelle classiche e diversa anche dai funzionalismi che l’hanno preceduta. In un Ateneo collegato al mondo scientifico internazionale, ma, allo stesso tempo, del tutto privo di interessi per trattare concetti neo-idealisti; antropocentrici o noumenici, Luhmann riesce a portare la sua teoria ad assunti e proposte di sintesi sempre più ardite. A Bielefeld, e solo a Bielefeld – almeno nelle sue intenzioni – si sarebbe potuto porre le basi per un’autentica sociologia del mutamento e per una teoria sociologica che osserva senza distorsioni filantropiche (né utilitaristiche) il mutamento sociale, optando per modalità a sua volta mutevoli, in questo caso sistemiche. Secondo il presente lavoro ciò è effettivamente avvenuto.

La teoria di Luhmann e l'ambiente di Bielefeld

Gianugo Cossi
2018-01-01

Abstract

Il saggio collega la storia della facoltà di sociologia di Bielefeld (connessa all’Università di Münster, situata presso Dortmund - Land della Renania Settentrionale-Vestfalia) con l’evoluzione del pensiero del sociologo funzionalista Niklas Luhmann. Già dall’immediato dopoguerra, il Centro di ricerca sociale dell’Università di Münster si era dimostrato, la più potente istituzione di ricerca sociale empirica della Repubblica Federale Tedesca, Il 5 giugno del 1969 è stato il giorno ufficiale di inaugurazione dell’Università. Nella nuova istituzione la Facoltà di sociologia ha assunto ben presto una posizione speciale nel contesto generale dei centri accademici poiché è stata la prima facoltà di sociologia della RFT. Luhmann, di fatto, era stato già nominato, nel 1968, professore ordinario di sociologia presso l’Università di Bielefeld (che sarebbe di lì a poco sorta) e questo ha fatto di lui non solo il primo professore in sociologia della nuova istituzione, ma lo ha reso anche un promotore, caposcuola per la costituzione di una direzione socio-concettuale nuova, in cu instradare la teoria sociale. Bielefeld, com’è noto, non ha vissuto la stagione della contestazione, com’è avvenuto per il centro di Münster. La posizione geo-politica in cui è sorta non comprendeva rilevanti centri di organizzazione della protesta giovanile. Sicchè, Luhmann, in un ambiente così intellettualmente ricco, flessibile, stimolante – refrattario ai paradigmi massimalisti o critico/ideologici – trova le motivazioni e i necessari spazi di sperimentazione interdisciplinare di cui necessitava per proporre idee innovative, concetti esplorativi, inusitati schemi teorici, estranei a quelli egemonici nelle istituzioni di lingua tedesca del decennio 1960. Si può così facilmente comprendere perché nella piccola Bielefeld, formalmente estranea ai grandi ‘affreschi’ culturalisti, liberisti o marxisti che fossero, Luhmann necessitasse proprio di quella sede. Un luogo, cioè, esente da conflitti meta-narrativi, nonché avversatori delle narrazioni sistemiche. Dove fosse agevole riconoscere al binomio ‘società’ e ‘teoria sociale’ l’importanza strutturale che entrambi campi di indagine meritavano. A Bielefeld, nel suo caratteristico isolamento (o auto-riferimento, se si preferisce) creativo, c’è tutto il tempo, vi sono tutte le risorse umane-progettuali e bibliografiche per poter ri-creare la sociologia. Il presente lavoro ha cercato di mostrare che Bielefeld ha svolto una funzione favorevole alla costituzione ed alla valorizzazione della sistemica luhmanniana più matura. Ha così offerto la possibilità di argomentare e sviluppare una teoria in controtendenza rispetto a quelle classiche e diversa anche dai funzionalismi che l’hanno preceduta. In un Ateneo collegato al mondo scientifico internazionale, ma, allo stesso tempo, del tutto privo di interessi per trattare concetti neo-idealisti; antropocentrici o noumenici, Luhmann riesce a portare la sua teoria ad assunti e proposte di sintesi sempre più ardite. A Bielefeld, e solo a Bielefeld – almeno nelle sue intenzioni – si sarebbe potuto porre le basi per un’autentica sociologia del mutamento e per una teoria sociologica che osserva senza distorsioni filantropiche (né utilitaristiche) il mutamento sociale, optando per modalità a sua volta mutevoli, in questo caso sistemiche. Secondo il presente lavoro ciò è effettivamente avvenuto.
2018
978-88-7892-352-2
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11390/1170877
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