Il presente lavoro riguarda le rime spirituali della Venerabile Maria Alberghetti (Venezia, 1578 – Padova, 1664), di cui fornisce l’edizione critica e commentata sulla base del manoscritto autografo, che trasmette l’ultima volontà dell’autrice ed è conservato nell’Archivio delle Dimesse della Casa di Padova. Più esattamente, il testimone, siglato M7, contiene 274 componimenti poetici e fu probabilmente allestito in previsione di una stampa, mai avvenuta mentre l’autrice era in vita. La produzione in versi dell’Alberghetti è conosciuta unicamente (a parte poche rime sparse edite in raccolte settecentesche e contemporanee) sulla base dell’edizione postuma Giardino di poesie spirituali (Padova, Frambotto, 1674): un volume poderoso di ben 729 componimenti, molti dei quali sono però spuri, come ha dimostrato l’esame della tradizione manoscritta. Grazie al cospicuo materiale autografo, lasciato dall’Alberghetti, e all’ausilio offerto dai manoscritti apografi e dalla stampe in vita, è stato possibile ricostruire la vicenda redazionale del macrotesto, oltre alla genesi e allo sviluppo di buona parte dei microtesti. L’autrice, infatti, intervenne a varie riprese a modificare consistenza, ordine e dettato delle sue rime, attraverso un processo ininterrotto di rielaborazione, testimoniato da almeno tredici codici autografi, dislocati in un periodo che occupa buona parte dell’esistenza della devota veneziana. La scrittura della Venerabile, che ha lasciato anche una cospicua produzione in prosa (autobiografie, sermoni, trattati spirituali, necrologi delle Consorelle), è in generale attraversata da una genuina ispirazione religiosa, sensibile ai temi della Riforma cattolica e influenzata, in particolare, dai temi offerti da Teresa d’Avila e Giovanni della Croce. Sebbene talvolta poco attenta alle strutture metriche e strofiche – Gianmaria Mazzuchelli nel fondamentale repertorio degli Scrittori d’Italia (1756) notava che le sue composizioni sono «più ammirabili per li concetti che per l’eleganza del dire» – l’Alberghetti privilegia un’assoluta concentrazione sulla densità del senso, in sintonia con buona parte delle scrittrici mistiche del Cinquecento e del Seicento.
Il canzoniere spirituale della Venerabile Maria Alberghetti. (Padova, Archivio delle Dimesse, M7). Testo critico e commento / Andrea Maurutto , 2020 Mar 26. 32. ciclo, Anno Accademico 2018/2019.
Il canzoniere spirituale della Venerabile Maria Alberghetti. (Padova, Archivio delle Dimesse, M7). Testo critico e commento.
MAURUTTO, ANDREA
2020-03-26
Abstract
Il presente lavoro riguarda le rime spirituali della Venerabile Maria Alberghetti (Venezia, 1578 – Padova, 1664), di cui fornisce l’edizione critica e commentata sulla base del manoscritto autografo, che trasmette l’ultima volontà dell’autrice ed è conservato nell’Archivio delle Dimesse della Casa di Padova. Più esattamente, il testimone, siglato M7, contiene 274 componimenti poetici e fu probabilmente allestito in previsione di una stampa, mai avvenuta mentre l’autrice era in vita. La produzione in versi dell’Alberghetti è conosciuta unicamente (a parte poche rime sparse edite in raccolte settecentesche e contemporanee) sulla base dell’edizione postuma Giardino di poesie spirituali (Padova, Frambotto, 1674): un volume poderoso di ben 729 componimenti, molti dei quali sono però spuri, come ha dimostrato l’esame della tradizione manoscritta. Grazie al cospicuo materiale autografo, lasciato dall’Alberghetti, e all’ausilio offerto dai manoscritti apografi e dalla stampe in vita, è stato possibile ricostruire la vicenda redazionale del macrotesto, oltre alla genesi e allo sviluppo di buona parte dei microtesti. L’autrice, infatti, intervenne a varie riprese a modificare consistenza, ordine e dettato delle sue rime, attraverso un processo ininterrotto di rielaborazione, testimoniato da almeno tredici codici autografi, dislocati in un periodo che occupa buona parte dell’esistenza della devota veneziana. La scrittura della Venerabile, che ha lasciato anche una cospicua produzione in prosa (autobiografie, sermoni, trattati spirituali, necrologi delle Consorelle), è in generale attraversata da una genuina ispirazione religiosa, sensibile ai temi della Riforma cattolica e influenzata, in particolare, dai temi offerti da Teresa d’Avila e Giovanni della Croce. Sebbene talvolta poco attenta alle strutture metriche e strofiche – Gianmaria Mazzuchelli nel fondamentale repertorio degli Scrittori d’Italia (1756) notava che le sue composizioni sono «più ammirabili per li concetti che per l’eleganza del dire» – l’Alberghetti privilegia un’assoluta concentrazione sulla densità del senso, in sintonia con buona parte delle scrittrici mistiche del Cinquecento e del Seicento.File | Dimensione | Formato | |
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