Negli ultimi decenni il cinema mondiale ha contribuito a descrivere e configurare la diaspora delle popolazioni globali, la narrazione della mobilità dei popoli e della coercizione delle frontiere nazionali. Proprio come altri settori degli studi umanistici, l’analisi del cinema ha spesso interpretato una storiografia costruita su basi geografiche e confini nazionali. Non fa eccezione lo studio del cinema italiano, che all’estero è spesso costola dei dipartimenti di Italianistica. Il cinema italiano è stato infatti percepito come parte integrante della costruzione identitaria nazionale, per la sua capacità di attivare meccanismi di identificazione e d’immaginario alla base della ricezione collettiva e delle aspettative delle comunità spettatoriali. La prospettiva posta da questa ricerca sovverte tali basi tradizionali ed evoca una antropologia del cinema italiano in una dimensione di soggettività in transito, raccontando come il cinema italiano degli ultimi trent’anni abbia descritto mappe dei movimenti tra confini. L’Italia ha vissuto dunque, in un tempo relativamente breve, il susseguirsi di fenomeni complessi legati alla dicotomia emigrazione-immigrazione, che hanno metabolizzato il racconto della partenza e dell’arrivo come essenza della stessa cultura italiana, in una negoziazione fra tradizione e innovazione nella dialettica tra dimensione culturale e geografica.

Cartografie identitarie e ansie transnazionali. ÁineO’Healy, Migrant Anxieties. Italian Cinema in a Transnational Frame, Bloomington: Indiana University Press 2019

Rossella Catanese
2019-01-01

Abstract

Negli ultimi decenni il cinema mondiale ha contribuito a descrivere e configurare la diaspora delle popolazioni globali, la narrazione della mobilità dei popoli e della coercizione delle frontiere nazionali. Proprio come altri settori degli studi umanistici, l’analisi del cinema ha spesso interpretato una storiografia costruita su basi geografiche e confini nazionali. Non fa eccezione lo studio del cinema italiano, che all’estero è spesso costola dei dipartimenti di Italianistica. Il cinema italiano è stato infatti percepito come parte integrante della costruzione identitaria nazionale, per la sua capacità di attivare meccanismi di identificazione e d’immaginario alla base della ricezione collettiva e delle aspettative delle comunità spettatoriali. La prospettiva posta da questa ricerca sovverte tali basi tradizionali ed evoca una antropologia del cinema italiano in una dimensione di soggettività in transito, raccontando come il cinema italiano degli ultimi trent’anni abbia descritto mappe dei movimenti tra confini. L’Italia ha vissuto dunque, in un tempo relativamente breve, il susseguirsi di fenomeni complessi legati alla dicotomia emigrazione-immigrazione, che hanno metabolizzato il racconto della partenza e dell’arrivo come essenza della stessa cultura italiana, in una negoziazione fra tradizione e innovazione nella dialettica tra dimensione culturale e geografica.
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