Negli ultimi decenni è stato ormai appurato che la “solita forma” si sia sviluppata a partire dal rondò vocale tardo-settecentesco; tuttavia non sono state ancora pienamente chiarificate le modalità con cui quella sezione cinetica intermedia denominata “tempo di mezzo” abbia preso forma nel tardo XVIII secolo. L’obiettivo della presente ricerca è stato quello di descrivere i processi con cui tale dinamicizzazione drammatico-musicale sia penetrata all’interno del numero chiuso e, più in generale, quello di analizzare i meccanismi con cui si è consumato il graduale passaggio dall’aria settecentesca drammaticamente statica all’aria dinamica ottocentesca; a tal fine, sono stati esaminati circa 450 libretti e oltre 250 partiture manoscritte risalenti all’ultimo trentennio del Settecento. Sebbene le arie antecedenti l’avvento del rondò bipartito potessero contenere alcune drammatizzazioni interne – controscene, rivolgimenti – realizzate tramite alcuni espedienti mutuati dal linguaggio musicale comico, tali dinamicizzazioni venivano sempre inscritte in una struttura formale di tipo circolare, che prevedeva il ritorno alla situazione drammatico-musicale iniziale. La novità dirompente del rondò bipartito consiste in una conformazione dal carattere vettoriale, che contempla la modificazione della situazione affettiva nel corso del numero stesso, fornendo in tal modo la compiuta possibilità di una potenziale dinamicizzazione drammatica. Nel corso degli anni Ottanta il rondò vocale si fa collettore delle più disparate possibilità dinamiche, la più incisiva delle quali risulta essere l’inserzione di pertichini che drammatizzano il brano al proprio interno. A partire dall’ultimo decennio del secolo si assiste ad alcune sostanziali novità: non è più un singolo elemento a rendere dinamico il brano, ma diversi elementi che, insieme, concorrono a drammatizzazioni più complesse. Siffatte dinamicizzazioni – costituite da segnalazioni sonore, ingressi in scena, annunci, cori – non trovano la propria collocazione all’interno dei rondò, bensì in arie multipartite collocate nei principali punti di snodo del dramma, dando vita a movimenti cinetici autonomi, ovverosia i primi tempi di mezzo. Tali arie multipartite non possiedono la funzione drammaturgica, né la cornice scenica del rondò vocale, ma ne conserveranno la conformazione della stretta (cabaletta-ponte-cabaletta) e l’escalation agogica ed emozionale, nucleo di quella bipartizione musicale e affettiva che costituisce il cuore del melodramma ottocentesco.
"Tempi di mezzo" settecenteschi: la dinamicizzazione nelle arie del tardo XVIII secolo / Paolo De Matteis , 2021 Jun 30. 33. ciclo, Anno Accademico 2019/2020.
"Tempi di mezzo" settecenteschi: la dinamicizzazione nelle arie del tardo XVIII secolo
DE MATTEIS, PAOLO
2021-06-30
Abstract
Negli ultimi decenni è stato ormai appurato che la “solita forma” si sia sviluppata a partire dal rondò vocale tardo-settecentesco; tuttavia non sono state ancora pienamente chiarificate le modalità con cui quella sezione cinetica intermedia denominata “tempo di mezzo” abbia preso forma nel tardo XVIII secolo. L’obiettivo della presente ricerca è stato quello di descrivere i processi con cui tale dinamicizzazione drammatico-musicale sia penetrata all’interno del numero chiuso e, più in generale, quello di analizzare i meccanismi con cui si è consumato il graduale passaggio dall’aria settecentesca drammaticamente statica all’aria dinamica ottocentesca; a tal fine, sono stati esaminati circa 450 libretti e oltre 250 partiture manoscritte risalenti all’ultimo trentennio del Settecento. Sebbene le arie antecedenti l’avvento del rondò bipartito potessero contenere alcune drammatizzazioni interne – controscene, rivolgimenti – realizzate tramite alcuni espedienti mutuati dal linguaggio musicale comico, tali dinamicizzazioni venivano sempre inscritte in una struttura formale di tipo circolare, che prevedeva il ritorno alla situazione drammatico-musicale iniziale. La novità dirompente del rondò bipartito consiste in una conformazione dal carattere vettoriale, che contempla la modificazione della situazione affettiva nel corso del numero stesso, fornendo in tal modo la compiuta possibilità di una potenziale dinamicizzazione drammatica. Nel corso degli anni Ottanta il rondò vocale si fa collettore delle più disparate possibilità dinamiche, la più incisiva delle quali risulta essere l’inserzione di pertichini che drammatizzano il brano al proprio interno. A partire dall’ultimo decennio del secolo si assiste ad alcune sostanziali novità: non è più un singolo elemento a rendere dinamico il brano, ma diversi elementi che, insieme, concorrono a drammatizzazioni più complesse. Siffatte dinamicizzazioni – costituite da segnalazioni sonore, ingressi in scena, annunci, cori – non trovano la propria collocazione all’interno dei rondò, bensì in arie multipartite collocate nei principali punti di snodo del dramma, dando vita a movimenti cinetici autonomi, ovverosia i primi tempi di mezzo. Tali arie multipartite non possiedono la funzione drammaturgica, né la cornice scenica del rondò vocale, ma ne conserveranno la conformazione della stretta (cabaletta-ponte-cabaletta) e l’escalation agogica ed emozionale, nucleo di quella bipartizione musicale e affettiva che costituisce il cuore del melodramma ottocentesco.File | Dimensione | Formato | |
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