The aim of this work is to understand how and to what extent the Cesare Lombroso’s Scuola positiva of Criminal Anthropology influenced late 19th century Italy’s cultural sphere and determined its institutional practices between 1876 and 1901. The two main references are the creation of national identity and State apparatuses, which share the monopoly of violence. I will analyze Cesare Lombroso’s and his students’ texts, as well as other contemporary sources connected either by derivation or by opposition.
L’obiettivo di questo lavoro è capire in che modo e fino a che punto la Scuola positiva di antropologia criminale, guidata da Cesare Lombroso, abbia influenzato la sfera culturale e determinato le pratiche istituzionali dell’Italia di fine Ottocento (1876-1901), in particolare in riferimento alla creazione dell’identità nazionale e alla gestione dello Stato, inteso in primo luogo, con Max Weber, come depositario della violenza legittima. In questo lavoro, lo Stato viene considerato come costruzione pratica e culturale dell’ordine simbolico; il potere (statale ma non solo), sulla scorta della lettura di Michel Foucault, viene considerato nella sua dimensione non esclusivamente repressiva, ma costitutiva del sociale, delle forme della soggettività e della stessa riflessione delle scienze umane. Il fulcro tematico di questa tesi è il concetto di violenza, che viene considerata, in particolare, in due delle forme che assume: una che definisco esplicita e un’altra che chiamo implicita. Quella esplicita è quella delle «istituzioni della violenza», cioè basate sulla netta divisione dei ruoli (famiglie, fabbrica, scuola, ospedale, carcere); la violenza esplicita è una riproposizione, in senso lato, di quella che Walter Benjamin chiama «la violenza che conserva la legge». Tra queste istituzioni, è stata presa in considerazione in particolare la polizia, cioè quell’istituzione che per Benjamin agisce al confine tra la Gewalt dell’instaurazione della legge e quella della preservazione della legge. La violenza implicita, studiata attraverso un’ampia analisi dei testi dell’antropologia criminale positivista, di articoli di giornale e della corrispondenza di Cesare Lombroso, è la violenza intesa come possibilità di sopraffazione e di esclusione basata sull’auctoritas della scienza. Lombroso – che, in quanto medico in contesti carcerari e manicomiali e professore, agì senza dubbio la violenza esplicita – fu soprattutto uno straordinario attore di violenza implicita, in quanto studioso. In altre parole, l’operazione violenta fondamentale dell’antropologia criminale è la produzione di una teorizzazione particolarmente funzionale dell’anomalia, come del resto alcuni oppositori contemporanei avevano capito. Questa violenza implicita della scienza è tanto maggiore quanto più il modello proposto è estendibile (e quello di Lombroso lo è ampiamente) e tanto più è applicabile (e quello di Lombroso lo è altrettanto, come dimostra la sua applicazione diretta nella creazione della Polizia scientifica).
Discorsi della violenza: l’antropologia criminale positivista e lo Stato-nazione / Michela Pusterla , 2021 Dec 13. 33. ciclo, Anno Accademico 2019/2020.
Discorsi della violenza: l’antropologia criminale positivista e lo Stato-nazione
PUSTERLA, MICHELA
2021-12-13
Abstract
The aim of this work is to understand how and to what extent the Cesare Lombroso’s Scuola positiva of Criminal Anthropology influenced late 19th century Italy’s cultural sphere and determined its institutional practices between 1876 and 1901. The two main references are the creation of national identity and State apparatuses, which share the monopoly of violence. I will analyze Cesare Lombroso’s and his students’ texts, as well as other contemporary sources connected either by derivation or by opposition.File | Dimensione | Formato | |
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