La fiction irlandese Post-Millennial

Lo scopo principale di questa ricerca è di analizzare criticamente, attraverso uno studio tematico, stilistico e culturale, tre generi della fiction irlandese Post-Millennial emersi all’attenzione di chi scrive come particolarmente significativi e rilevanti all’interno del panorama letterario irlandese, per quanto non esclusivi. Fantascienza, gotico e romanzo storico vengono esaminati da una prospettiva dialettica e contrastiva, che ne evidenzia le principali tendenze e i nuovi repertori sia all’interno della tradizione irlandese, che in rapporto a una dimensione internazionale. L’analisi ha rilevato il ricorrere di elementi comuni, quali la denuncia delle dinamiche neoliberiste che hanno portato all’ascesa e al crollo della Celtic Tiger, e che ancora riverberano nella crisi abitativa e nelle angosce addensatesi attorno al concetto di casa e di homeownership. Il classico tema del soil risulta drammaticamente condizionato dallo sfruttamento intensivo del territorio. La forte critica all’operato istituzionale della Chiesa si collega alla rivendicazione di tematiche di genere, che ridiscutono la figura della donna e la maternità. Entrando nello specifico nei testi, è emerso come la fantascienza distopica, in particolare, tradisca la difficoltà a conciliare la pervasività tecnologica con la dimensione paesaggistica che identifica culturalmente l’Irlanda, e tenda a esprimere maggiormente istanze anticapitaliste, denunciando un ambiente rurale compromesso da politiche di sfruttamento intensivo. La tradizionale dicotomia tra Irlanda urbana e rurale è riscritta su nuove basi che vedono la città, soprattutto Dublino, come un’entità divisiva, accentrante e prevaricatrice, che finisce per essere esautorata o schiacciata da disastri naturali. Questa visione cupa di Dublino risulta confermata nel gotico, che a partire dalla crisi della Celtic Tiger recupera temi e atmosfere soprannaturali. Nel gotico, le caratteristiche dell’ambiente rurale vengono assorbite dal contesto suburbano, fortemente segnato dall’espansione edilizia, il cui brusco arresto ha disseminato il paesaggio di ghost estates, agglomerati incompiuti che rappresentano il fantasma di futuri mai realizzati. Nel romanzo storico, la rievocazione del passato si distingue invece per intenti didascalici e correttivi e per trame ricche di coincidenze, agnizioni e deus ex machina. Emerge una programmatica denuncia degli abusi della Chiesa sulle libertà dell’individuo: oltre al periodo vittoriano, sul quale aleggia lo spettro della Great Famine, il cattolicesimo bigotto, intransigente e repressivo caratteristico dei decenni di maggior influenza di de Valera (dal 1930 al 1970) è condannato per la forza deformante esercitata sulla mentalità collettiva. Parallelamente, si rileva anche una versione glorificante della storia e della personalità di Michael Collins nella celebrazione del passato nazionalista.