Il contributo approfondisce il tema dell’accessibilità in area archeologica, interrogandosi sulla possibilità per il disegno del progetto di architettura in tali specifici ambiti di trovare un giusto equilibrio tra le ragioni “necessarie” della funzione e la capacità di reinserire i luoghi archeologici come parte attiva delle attuali città spesso senza memoria. Nella condizione intrinseca ai resti archeologici di estraneità al corpo della città, le ragioni del progetto di accessibilità possono essere lette come requisito necessario al conseguimento della “massima autonomia delle persone che hanno necessità diverse”, ma contemporaneamente come occasione per interpretare criticamente l’opera nella sua stratificazione, riconoscendo i diversi sistemi formali a cui fa riferimento, anche grazie allo strumento del disegno. Attraverso la breve illustrazione critica di quattro progetti, il testo intende focalizzare l’attenzione sulla possibilità di risignificazione di siti archeologici attraverso il progetto di fruizione e accessibilità, che trova nel disegno lo strumento fondamentale di indagine nel rapporto tra diverse temporalità: Franco Minissi, Pietro Porcinai, Matteo Arena e Il Parco archeologico di Selinunte; Sverre Fehn e il Museo archeologico di Hamar; Luigi Franciosini, Stefano Villani, Cristina Casadei e il Parco Archeologico di Verucchio; Aurelio Galfetti e il restauro di Castelgrande a Bellinzona.
Ridisegnare l’archeologia. Il progetto dell’accessibilità in aree archeologiche
Claudia Pirina
;Giovanni Comi
;Vincenzo D'Abramo
2023-01-01
Abstract
Il contributo approfondisce il tema dell’accessibilità in area archeologica, interrogandosi sulla possibilità per il disegno del progetto di architettura in tali specifici ambiti di trovare un giusto equilibrio tra le ragioni “necessarie” della funzione e la capacità di reinserire i luoghi archeologici come parte attiva delle attuali città spesso senza memoria. Nella condizione intrinseca ai resti archeologici di estraneità al corpo della città, le ragioni del progetto di accessibilità possono essere lette come requisito necessario al conseguimento della “massima autonomia delle persone che hanno necessità diverse”, ma contemporaneamente come occasione per interpretare criticamente l’opera nella sua stratificazione, riconoscendo i diversi sistemi formali a cui fa riferimento, anche grazie allo strumento del disegno. Attraverso la breve illustrazione critica di quattro progetti, il testo intende focalizzare l’attenzione sulla possibilità di risignificazione di siti archeologici attraverso il progetto di fruizione e accessibilità, che trova nel disegno lo strumento fondamentale di indagine nel rapporto tra diverse temporalità: Franco Minissi, Pietro Porcinai, Matteo Arena e Il Parco archeologico di Selinunte; Sverre Fehn e il Museo archeologico di Hamar; Luigi Franciosini, Stefano Villani, Cristina Casadei e il Parco Archeologico di Verucchio; Aurelio Galfetti e il restauro di Castelgrande a Bellinzona.File | Dimensione | Formato | |
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