In Lorenzo il Magnifico l’uso del mito asseconda il carattere dell’opera e il suo contesto culturale: da linguaggio stereotipato (nella sua prima produzione), a linguaggio cifrato chiamato a veicolare reconditi significati filosofici e teologici (dopo la sua «conversione» ficiniana, quando la sua poesia si colora intensamente di neoplatonismo), a linguaggio rinnovato direttamente alle fonti (nella fase classicistica). Nel Pulci, accanto ad un mito quale consueta, usurata, terminologia di repertorio, si registrano, nel Morgante, briosi esempi di degradazione parodica, ch’è l’inconfondibile cifra di Luigi.
Lorenzo de' Medici e Luigi Pulci. Linguaggio esoterico e degradazione parodica
CALIARO, Ilvano
2005-01-01
Abstract
In Lorenzo il Magnifico l’uso del mito asseconda il carattere dell’opera e il suo contesto culturale: da linguaggio stereotipato (nella sua prima produzione), a linguaggio cifrato chiamato a veicolare reconditi significati filosofici e teologici (dopo la sua «conversione» ficiniana, quando la sua poesia si colora intensamente di neoplatonismo), a linguaggio rinnovato direttamente alle fonti (nella fase classicistica). Nel Pulci, accanto ad un mito quale consueta, usurata, terminologia di repertorio, si registrano, nel Morgante, briosi esempi di degradazione parodica, ch’è l’inconfondibile cifra di Luigi.File in questo prodotto:
File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
14 Caliaro.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Licenza:
Non pubblico
Dimensione
90.9 kB
Formato
Adobe PDF
|
90.9 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri Richiedi una copia |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.