Un tema controverso in sede di definizione dello status delle lingue è a quale soggetto istituzionale spetti la assegnazione di etichette come quella di lingua, dialetto, parlata minoritaria. Non è affatto scontato che siano i linguisti a doverlo fare; negli ultimi tempi si è fatto strada un approccio populista, che, in nome dell' animus comunitario, affida tale giudizio alla cosiddetta autopercezione dei parlanti aprendo inevitabilmente la strada a valutazioni acritiche e a fenomeni di 'invenzione della tradizione' non sempre in buona fede. A questo pericolo non sfugge, ad esempio, la recente Legge 482/1999 secondo il cui dettato il riconoscimento dell'appartenenza di una comunità ad un gruppo minoritario, e di riflesso l'ammissione alla tutela, non è basato su dati oggettivi e verificabili, ma si fonda su una sorta di unilaterale dichiarazione di volontà. E' bene che la comunità scientifica prenda consapevolezza di tale insidia creando al proprio interno strutture e sedi di analisi che siano il punto di riferimento per valutazioni e interventi fondati su argomentazioni scientifiche e che comunque mettano a disposizione rigorosi strumenti interpretativi: sotto questo punto di vista è decisivo il ruolo delle Società rappresentative degli studiosi di scienze del linguaggio e di istituzioni di ricerca quali il Centro Internazionale sul Plurilinguismo dell'Università di Udine. Un altro nodo, non meno significativo, è quello delle scelte strategiche finalizzate a una reale valorizzazione delle alterità linguistiche: occorre decisamente impegnarsi a far sì che le istituzioni incoraggino ricerche di alto profilo e iniziative di formazione (master, corsi di perfezionamento) validate da strutture universitarie piuttosto che sprecare risorse pubbliche in attività di dubbio valore quali traduzione di testi amministrativi e 'sportellistica' che lascerebbe supporre processi di bilinguismo compartimentato estranei alle condizioni sociolinguistiche del nostro paese.
Modelli di tutela a confronto: promuovere la ricerca e la formazione o assecondare la deriva burocratica?
ORIOLES, Vincenzo
2007-01-01
Abstract
Un tema controverso in sede di definizione dello status delle lingue è a quale soggetto istituzionale spetti la assegnazione di etichette come quella di lingua, dialetto, parlata minoritaria. Non è affatto scontato che siano i linguisti a doverlo fare; negli ultimi tempi si è fatto strada un approccio populista, che, in nome dell' animus comunitario, affida tale giudizio alla cosiddetta autopercezione dei parlanti aprendo inevitabilmente la strada a valutazioni acritiche e a fenomeni di 'invenzione della tradizione' non sempre in buona fede. A questo pericolo non sfugge, ad esempio, la recente Legge 482/1999 secondo il cui dettato il riconoscimento dell'appartenenza di una comunità ad un gruppo minoritario, e di riflesso l'ammissione alla tutela, non è basato su dati oggettivi e verificabili, ma si fonda su una sorta di unilaterale dichiarazione di volontà. E' bene che la comunità scientifica prenda consapevolezza di tale insidia creando al proprio interno strutture e sedi di analisi che siano il punto di riferimento per valutazioni e interventi fondati su argomentazioni scientifiche e che comunque mettano a disposizione rigorosi strumenti interpretativi: sotto questo punto di vista è decisivo il ruolo delle Società rappresentative degli studiosi di scienze del linguaggio e di istituzioni di ricerca quali il Centro Internazionale sul Plurilinguismo dell'Università di Udine. Un altro nodo, non meno significativo, è quello delle scelte strategiche finalizzate a una reale valorizzazione delle alterità linguistiche: occorre decisamente impegnarsi a far sì che le istituzioni incoraggino ricerche di alto profilo e iniziative di formazione (master, corsi di perfezionamento) validate da strutture universitarie piuttosto che sprecare risorse pubbliche in attività di dubbio valore quali traduzione di testi amministrativi e 'sportellistica' che lascerebbe supporre processi di bilinguismo compartimentato estranei alle condizioni sociolinguistiche del nostro paese.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.