L'argomento multidisciplinare "paesaggio" é un oggetto particolarmente difficile da insegnare o da divulgare e crediamo lo sia in modo particolare per i paesaggi naturali. In questo caso infatti la descrizione tecnica del paesaggio quasi inevitabilmente risulta frastagliata nella descrizione dei suoi diversi elementi (floristici, faunistici, geologici …) mentre la considerazione di ogni singolo elemento si dissolve in una sovrapposizione di discipline e scale di osservazione che ne allontana una percezione olistica o anche più semplicemente ecologica. In questa complessità peculiare risiede la difficoltà di comunicare il paesaggio in termini scientifici. Le scienze naturali sono oggi percepite dal pubblico come una lunga e pedestre tassonomia proprio là dove più diretto e ricco di emozioni è il rapporto tra il ricercatore, il suo oggetto di studio, l’avventura e la scoperta. Il disincanto del pubblico sta nel veder costretta la bellezza e la ricchezza delle relazioni tra gli elementi del paesaggio in una nozione preconfezionata e trova la sua ragione ultima nella mancata condivisione tra ricercatore e pubblico dell’itinerario di avvicinamento. Eppure l’emozione del naturalista risiede nell’osservazione e nella contemplazione, non certo nella classificazione. Eppure gli strumenti di lavoro del naturalista classico (diario di appunti, strumenti di disegno, macchina fotografica) sono gli stessi di qualsiasi turista. Questo lavoro propone un sentiero naturalistico di nuova concezione, se pur limitato per il momento allo stretto ambito disciplinare della geologia. Un gruppo di turisti é stato accompagnato a Cima Sulz (Alpi Sarentine, Alto Adige). La guida ha fornito qualche stimolo generico sul lavoro del geologo di terreno, con attenzione particolare alle attività del disegno e scrivere osservazioni, ma nessun suggerimento sull’evoluzione geologica dell’area. Ciascun partecipante é stato dotato di un quaderno, strumenti per il disegno, martello da geologo ma nessuna interpretazione sull’evoluzione geologica dell’area. Gli stimoli proposti comprendevano alcune semplici nozioni: 1) Le rocce sono materiali eterogenei; 2) Le rocce sono composte da minerali; 3) Ciascun dominio omogeneo per colore, forma e lucentezza all’interno di una roccia é un minerale; 4) Per riconoscere il vero colore di una roccia bisogna romperla con il martello. L’attività é volta a fornire il ricercatore geologo di alcune risposte sul carattere dell’uditorio: - quale sia la sua reazione di fronte ad una proposta di autoapprendimento; - quali sono i soggetti che sceglie spontaneamente - quali sono i canoni descrittivi spontanei. Suggeriamo che questa attività possa rappresentare in futuro un canale di comunicazione permanente tra geologi e pubblico affinché la geologia torni ad essere il frutto di una reale e naturale contemplazione della natura. L’effettiva valenza del disegno naturalistico non solo come piacevole occasione di contemplazione ma come motore di autoapprendimento è stata testata con due diverse esperienze didattiche. Quarantasette bambini di quinta elementare hanno descritto e disegnato un campione di roccia. Il loro lavoro, oltre a numerose misconcezioni significative ed interessanti rivela un’accuratezza del disegno molto più significativa che nello scritto. Trenta studenti del corso di laurea in Scienze per l’ambiente e la natura dell’Università di Udine, alla fine del corso nel contesto dell’esperienza interdisciplinare della settimana didattica di Paluzza sono stati invitati a disegnare e descrivere un affioramento di roccia prima dell’illustrazione da parte del docente, come occasione e motore per una spontanea richiesta di apprendimento. In questo secondo caso gli studenti hanno rivelato la sorpresa per un approccio giocoso e personale all’oggetto di studio unitamente al disorientamento generati dalla paura per la valutazione didattica.

"Disegna quello che vedi". Un contributo all'insegnamento e divulgazione delle scienze applicato ai paesaggi naturali

BENCIOLINI, Luca;
2011-01-01

Abstract

L'argomento multidisciplinare "paesaggio" é un oggetto particolarmente difficile da insegnare o da divulgare e crediamo lo sia in modo particolare per i paesaggi naturali. In questo caso infatti la descrizione tecnica del paesaggio quasi inevitabilmente risulta frastagliata nella descrizione dei suoi diversi elementi (floristici, faunistici, geologici …) mentre la considerazione di ogni singolo elemento si dissolve in una sovrapposizione di discipline e scale di osservazione che ne allontana una percezione olistica o anche più semplicemente ecologica. In questa complessità peculiare risiede la difficoltà di comunicare il paesaggio in termini scientifici. Le scienze naturali sono oggi percepite dal pubblico come una lunga e pedestre tassonomia proprio là dove più diretto e ricco di emozioni è il rapporto tra il ricercatore, il suo oggetto di studio, l’avventura e la scoperta. Il disincanto del pubblico sta nel veder costretta la bellezza e la ricchezza delle relazioni tra gli elementi del paesaggio in una nozione preconfezionata e trova la sua ragione ultima nella mancata condivisione tra ricercatore e pubblico dell’itinerario di avvicinamento. Eppure l’emozione del naturalista risiede nell’osservazione e nella contemplazione, non certo nella classificazione. Eppure gli strumenti di lavoro del naturalista classico (diario di appunti, strumenti di disegno, macchina fotografica) sono gli stessi di qualsiasi turista. Questo lavoro propone un sentiero naturalistico di nuova concezione, se pur limitato per il momento allo stretto ambito disciplinare della geologia. Un gruppo di turisti é stato accompagnato a Cima Sulz (Alpi Sarentine, Alto Adige). La guida ha fornito qualche stimolo generico sul lavoro del geologo di terreno, con attenzione particolare alle attività del disegno e scrivere osservazioni, ma nessun suggerimento sull’evoluzione geologica dell’area. Ciascun partecipante é stato dotato di un quaderno, strumenti per il disegno, martello da geologo ma nessuna interpretazione sull’evoluzione geologica dell’area. Gli stimoli proposti comprendevano alcune semplici nozioni: 1) Le rocce sono materiali eterogenei; 2) Le rocce sono composte da minerali; 3) Ciascun dominio omogeneo per colore, forma e lucentezza all’interno di una roccia é un minerale; 4) Per riconoscere il vero colore di una roccia bisogna romperla con il martello. L’attività é volta a fornire il ricercatore geologo di alcune risposte sul carattere dell’uditorio: - quale sia la sua reazione di fronte ad una proposta di autoapprendimento; - quali sono i soggetti che sceglie spontaneamente - quali sono i canoni descrittivi spontanei. Suggeriamo che questa attività possa rappresentare in futuro un canale di comunicazione permanente tra geologi e pubblico affinché la geologia torni ad essere il frutto di una reale e naturale contemplazione della natura. L’effettiva valenza del disegno naturalistico non solo come piacevole occasione di contemplazione ma come motore di autoapprendimento è stata testata con due diverse esperienze didattiche. Quarantasette bambini di quinta elementare hanno descritto e disegnato un campione di roccia. Il loro lavoro, oltre a numerose misconcezioni significative ed interessanti rivela un’accuratezza del disegno molto più significativa che nello scritto. Trenta studenti del corso di laurea in Scienze per l’ambiente e la natura dell’Università di Udine, alla fine del corso nel contesto dell’esperienza interdisciplinare della settimana didattica di Paluzza sono stati invitati a disegnare e descrivere un affioramento di roccia prima dell’illustrazione da parte del docente, come occasione e motore per una spontanea richiesta di apprendimento. In questo secondo caso gli studenti hanno rivelato la sorpresa per un approccio giocoso e personale all’oggetto di studio unitamente al disorientamento generati dalla paura per la valutazione didattica.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11390/870399
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