In questo contributo si raccolgono i luoghi dei dialoghi platonici a partire da cui, in continuità con un universo concettuale molto arcaico, risulta manifesto il legame della scrittura filosofica con le forze e le dinamiche a partire dalle quali è stato generato il cosmo. La comparazione fra i suddetti luoghi e quelli in cui Platone caratterizza l'attività del Demiurgo, mostra come per Platone una scrittura filosofica – ed in generale un'opera poetica – virtuosa possa essere solo quella in cui chi scrive rende la propria opera mimèsi del procedere e dell'opera che, appunto, il Demiurgo ha generato mediante la propria azione cosmopoietica. In questa prospettiva si spiega la severità di Platone nei confronti della poesia e della scrittura correnti: piuttosto che derivare da una pregiudiziale ostilità contro ogni attività poetica, essa mira ad individuare con radicale rigore le opere che in tutto e per tutto possono farsi veicolo del bene, del bello e del vero, non in base ad una astratta normatività, ma a partire dal loro essere viventi, e dunque creative manifestazioni dell'inesauribile generatività del supremo Bene, così come lo è la vita tanto del Demiurgo quanto della persona virtuosa, paradigmaticamente ipostatizzata da Socrate.

Poesia e cosmopoièsi. Sulle fonti della scrittura filosofica in Platone

LAVECCHIA, Salvatore
2016-01-01

Abstract

In questo contributo si raccolgono i luoghi dei dialoghi platonici a partire da cui, in continuità con un universo concettuale molto arcaico, risulta manifesto il legame della scrittura filosofica con le forze e le dinamiche a partire dalle quali è stato generato il cosmo. La comparazione fra i suddetti luoghi e quelli in cui Platone caratterizza l'attività del Demiurgo, mostra come per Platone una scrittura filosofica – ed in generale un'opera poetica – virtuosa possa essere solo quella in cui chi scrive rende la propria opera mimèsi del procedere e dell'opera che, appunto, il Demiurgo ha generato mediante la propria azione cosmopoietica. In questa prospettiva si spiega la severità di Platone nei confronti della poesia e della scrittura correnti: piuttosto che derivare da una pregiudiziale ostilità contro ogni attività poetica, essa mira ad individuare con radicale rigore le opere che in tutto e per tutto possono farsi veicolo del bene, del bello e del vero, non in base ad una astratta normatività, ma a partire dal loro essere viventi, e dunque creative manifestazioni dell'inesauribile generatività del supremo Bene, così come lo è la vita tanto del Demiurgo quanto della persona virtuosa, paradigmaticamente ipostatizzata da Socrate.
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