Amyloodinium ocellatum (AO) è un dinoflagellato parassita obbligato di pesci d’acqua salata e salmastra, ha una distribuzione cosmopolita, una bassa specificità per l’ospite (parassita più di un centinaio di specie di teleostei) e un ampio range ecologico, colonizzando molteplici ambienti acquatici. Questo protozoo, in alcune situazioni di allevamento, rappresenta un serio problema, poiché, se il controllo della malattia non è tempestivo, la mortalità può raggiungere il 100%. Per l’allevamento confinato in acquario di molte specie ittiche ornamentali e soprattutto per l’acquacoltura semi-intensiva di branzino e orata in Italia, e anche in alcuni Paesi Europei (Spagna e Portogallo), questo parassita rappresenta un fattore limitante, piuttosto temuto, della produzione. La sua patogenicità, tuttavia, è notevolmente influenzata da fattori ambientali quali salinità e temperatura dell’acqua (determinanti esogeni) e la probabilità di malattia aumenta sinergicamente con alcuni fattori endogeni dell’ospite (stato di salute, condizione immunitaria e età). Con questo incipit gli autori ritengono interessante descrivere un grave episodio di amyloodiniosi, intercorso nel luglio scorso, in un allevamento di branzino situato nel territorio dell’area deltizia del fiume Po. Ovviamente, com’è noto, in tale area il parassita è presente, ma la sua presenza non è di per sé foriera di episodi così rovinosi, come in questo caso, in cui la mortalità di giovanili di branzino è stata del 100% in meno di una settimana. Nel suddetto episodio di amyloodiniosi, i fattori ambientali salienti sono stati il tipo di approvvigionamento idrico dell’allevamento (lago salmastro, acqua a 7‰ di salinità), temporali intensi con forti venti e temperature stagionali molto elevate. Le conseguenze di queste avverse condizioni meteo sono state un brusco calo dell’ossigeno dell’acqua e l’arrivo del parassita in allevamento, che in associazione alla taglia del pesce (40-50g), allo stato di immunodepressione e stress, conseguenti a ipossia acuta, hanno provocato questa grave e letale forma di amyloodiniosi. Dal punto di vista anatomopatologico il dato più interessante, a conferma di quanto già osservato in altri episodi di malattia in branzino, è la quasi totale assenza di trofonti a livello cutaneo (anche in presenza di elevatissimo carico parassitario), che invece colonizzano completamente il cavo orofaringeo. Tale condizione è meglio illustrata dall’esame istologico di branchie e sezioni longitudinali della testa, nelle quali si evince chiaramente il potenziale distruttivo del parassita (ulteriori dettagli istopatologici saranno oggetto della trattazione).

Grave episodio di amyloodiniosi in giovanili di branzino (Dicentrarchus labrax): analisi dei determinanti di malattia e rilievi anatomopatologici.

BERALDO, Paola;BYADGI, OMKAR VIJAY;MASSIMO, MICHELA;BULFON, Chiara;VOLPATTI, Donatella;GALEOTTI, Marco
2017-01-01

Abstract

Amyloodinium ocellatum (AO) è un dinoflagellato parassita obbligato di pesci d’acqua salata e salmastra, ha una distribuzione cosmopolita, una bassa specificità per l’ospite (parassita più di un centinaio di specie di teleostei) e un ampio range ecologico, colonizzando molteplici ambienti acquatici. Questo protozoo, in alcune situazioni di allevamento, rappresenta un serio problema, poiché, se il controllo della malattia non è tempestivo, la mortalità può raggiungere il 100%. Per l’allevamento confinato in acquario di molte specie ittiche ornamentali e soprattutto per l’acquacoltura semi-intensiva di branzino e orata in Italia, e anche in alcuni Paesi Europei (Spagna e Portogallo), questo parassita rappresenta un fattore limitante, piuttosto temuto, della produzione. La sua patogenicità, tuttavia, è notevolmente influenzata da fattori ambientali quali salinità e temperatura dell’acqua (determinanti esogeni) e la probabilità di malattia aumenta sinergicamente con alcuni fattori endogeni dell’ospite (stato di salute, condizione immunitaria e età). Con questo incipit gli autori ritengono interessante descrivere un grave episodio di amyloodiniosi, intercorso nel luglio scorso, in un allevamento di branzino situato nel territorio dell’area deltizia del fiume Po. Ovviamente, com’è noto, in tale area il parassita è presente, ma la sua presenza non è di per sé foriera di episodi così rovinosi, come in questo caso, in cui la mortalità di giovanili di branzino è stata del 100% in meno di una settimana. Nel suddetto episodio di amyloodiniosi, i fattori ambientali salienti sono stati il tipo di approvvigionamento idrico dell’allevamento (lago salmastro, acqua a 7‰ di salinità), temporali intensi con forti venti e temperature stagionali molto elevate. Le conseguenze di queste avverse condizioni meteo sono state un brusco calo dell’ossigeno dell’acqua e l’arrivo del parassita in allevamento, che in associazione alla taglia del pesce (40-50g), allo stato di immunodepressione e stress, conseguenti a ipossia acuta, hanno provocato questa grave e letale forma di amyloodiniosi. Dal punto di vista anatomopatologico il dato più interessante, a conferma di quanto già osservato in altri episodi di malattia in branzino, è la quasi totale assenza di trofonti a livello cutaneo (anche in presenza di elevatissimo carico parassitario), che invece colonizzano completamente il cavo orofaringeo. Tale condizione è meglio illustrata dall’esame istologico di branchie e sezioni longitudinali della testa, nelle quali si evince chiaramente il potenziale distruttivo del parassita (ulteriori dettagli istopatologici saranno oggetto della trattazione).
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