Questo contributo si occupa in particolare di due personaggi femminili di altrettanti episodi dei Fasti : Carmenta – la madre del re Evandro, esule dall’Arcadia stabilitosi nel Lazio prima dell’arrivo di Enea –, ed Egeria, la sposa-consigliera del re Numa. Anche a queste figure ‘divine’, incluse nel novero delle Camenae o comunque ad esse a vario titolo collegate, il poema ovidiano sul calendario attribuisce il ruolo di informatrici del poeta-eziologo : ma si tratta di informatrici molto particolari. A differenza dei numerosi interlocutori divini le cui epifanie animano scene di vero e proprio dialogo, Carmenta ed Egeria svolgono infatti la loro funzione ‘silenziosamente’, ispirando il canto del narratore in modo discreto e ottenendo da lui una celebrazione delle loro prerogative e dei loro meriti. In cambio, quando le due ispiratrici divine prendono direttamente la parola per rivolgersi ad altri personaggi dei rispettivi racconti, il narratore principale fa in modo che esse gli restituiscano, per così dire, il favore. Le due lunghe rheseis di Carmenta, così come alcune allocuzioni di Egeria (l’incoraggiamento e il consiglio a Numa), contengono espressioni consolatorie che richiamano la situazione esistenziale (l’esilio, in particolare) vissuta da Ovidio in quanto autore empirico

Carmenta ed Egeria : due ispiratrici silenziose nei Fasti di Ovidio

FUCECCHI M.
2017-01-01

Abstract

Questo contributo si occupa in particolare di due personaggi femminili di altrettanti episodi dei Fasti : Carmenta – la madre del re Evandro, esule dall’Arcadia stabilitosi nel Lazio prima dell’arrivo di Enea –, ed Egeria, la sposa-consigliera del re Numa. Anche a queste figure ‘divine’, incluse nel novero delle Camenae o comunque ad esse a vario titolo collegate, il poema ovidiano sul calendario attribuisce il ruolo di informatrici del poeta-eziologo : ma si tratta di informatrici molto particolari. A differenza dei numerosi interlocutori divini le cui epifanie animano scene di vero e proprio dialogo, Carmenta ed Egeria svolgono infatti la loro funzione ‘silenziosamente’, ispirando il canto del narratore in modo discreto e ottenendo da lui una celebrazione delle loro prerogative e dei loro meriti. In cambio, quando le due ispiratrici divine prendono direttamente la parola per rivolgersi ad altri personaggi dei rispettivi racconti, il narratore principale fa in modo che esse gli restituiscano, per così dire, il favore. Le due lunghe rheseis di Carmenta, così come alcune allocuzioni di Egeria (l’incoraggiamento e il consiglio a Numa), contengono espressioni consolatorie che richiamano la situazione esistenziale (l’esilio, in particolare) vissuta da Ovidio in quanto autore empirico
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