Malouf’s ecological concerns and interest in the natural world and their re-lationship with the cultural can be traced in most of his works, both in prose and poetry. Space and place such as the wilderness and the garden, the steppe and the Roman Empire, the Australian bush and the city are fundamental elements in Malouf’s delineation of individual, social, political and cultural relationships with the land. This article focuses on “Jacko’s Reach” (Malouf 2000), where, under the label of progress, globalisation is enforcing the development of a local natural place. Jacko’s Reach, “our last pocket of scrub”, will be destroyed by “mechanical shovels and cranes”, to build “a new shopping mall” (93), deceptively advertised as a necessity for the benefit of the community. The narratorial voice on the surface describes a usual event, the building of a new shopping centre, and at the same time criticises the destruction of the natural world for the sake of progress, which leads to the annihilation of wilderness in order to domesticate and acculturate it. This article focuses in particular on Malouf’s narrative strategies, which, more relevantly, emphasise the mythological power of the imagined or remembered place as a form of resistance to the devastation of the natural environment. In “the dimension of the symbolic” (99), through memory, imagination, creativity and dream, the total erasure of wilderness – in both the natural world and ourselves – cannot be fully achieved. Constantly re-imagined and re-configured in our memory, it will be forever “pushing up under the concrete” (99), and “in our head” (100), in a profound visionary and creative interconnectedness between the natural world and the human being. - Nell’opera di Malouf, in poesia e in prosa, è presente un’esplicita attenzione per l’ecologia e un forte interesse verso il mondo naturale, in particolare nel suo rapporto con quello culturale. Spazio e luogo, come la wilderness e il giardino, la steppa e l’Impero Romano, il bush e la città, sono elementi fondanti del modo in cui Malouf delinea i rapporti individuali, sociali, politici e culturali con la terra. Questo articolo si concentra sul racconto “Jacko’s Reach” (Malouf 2002), dove, sotto l’etichetta del progresso, la globalizzazione impone lo “sviluppo” di un luogo di natura. Jacko’s Reach, “la nostra ultima macchia di vegetazione”, sarà distrutta da “pale meccaniche e gru”, per costruire “un nuovo centro commerciale” (124), pubblicizzato in modo ingannevole come una necessità per il bene della comunità. La voce narrante in apparenza descrive un evento consueto, la costruzione di un nuovo centro commerciale, e contemporaneamente critica la distruzione del mondo naturale voluta dallo ‘sviluppo’ che porta alla disintegrazione della wilderness per poterla addomesticare e acculturare. L’articolo si focalizza in particolare sulle strategie narrative di Malouf, che, in modo più rilevante, enfatizzano il potere mitologico del luogo immaginato o ricordato come forma di resistenza alla distruzione dell’ambiente naturale. Nella “dimensione del simbolico” (132), attraverso il ricordo, l’immaginazione, la creatività e il sogno, la totale cancellazione della wilderness – sia nel mondo naturale che in noi stessi/e – non può essere compiuta del tutto. Costantemente re-immaginata e ri-configurata nella nostra memoria, la wilderness per sempre continuerà a “crescere con forza sotto il cemento” e “nella nostra testa” (133), in una profonda interconnessione visionaria e creativa tra mondo naturale ed essere umano.
Places of the Imagination: Ecological Concerns in David Malouf’s “Jacko’s Reach”
Riem, Antonella
2017-01-01
Abstract
Malouf’s ecological concerns and interest in the natural world and their re-lationship with the cultural can be traced in most of his works, both in prose and poetry. Space and place such as the wilderness and the garden, the steppe and the Roman Empire, the Australian bush and the city are fundamental elements in Malouf’s delineation of individual, social, political and cultural relationships with the land. This article focuses on “Jacko’s Reach” (Malouf 2000), where, under the label of progress, globalisation is enforcing the development of a local natural place. Jacko’s Reach, “our last pocket of scrub”, will be destroyed by “mechanical shovels and cranes”, to build “a new shopping mall” (93), deceptively advertised as a necessity for the benefit of the community. The narratorial voice on the surface describes a usual event, the building of a new shopping centre, and at the same time criticises the destruction of the natural world for the sake of progress, which leads to the annihilation of wilderness in order to domesticate and acculturate it. This article focuses in particular on Malouf’s narrative strategies, which, more relevantly, emphasise the mythological power of the imagined or remembered place as a form of resistance to the devastation of the natural environment. In “the dimension of the symbolic” (99), through memory, imagination, creativity and dream, the total erasure of wilderness – in both the natural world and ourselves – cannot be fully achieved. Constantly re-imagined and re-configured in our memory, it will be forever “pushing up under the concrete” (99), and “in our head” (100), in a profound visionary and creative interconnectedness between the natural world and the human being. - Nell’opera di Malouf, in poesia e in prosa, è presente un’esplicita attenzione per l’ecologia e un forte interesse verso il mondo naturale, in particolare nel suo rapporto con quello culturale. Spazio e luogo, come la wilderness e il giardino, la steppa e l’Impero Romano, il bush e la città, sono elementi fondanti del modo in cui Malouf delinea i rapporti individuali, sociali, politici e culturali con la terra. Questo articolo si concentra sul racconto “Jacko’s Reach” (Malouf 2002), dove, sotto l’etichetta del progresso, la globalizzazione impone lo “sviluppo” di un luogo di natura. Jacko’s Reach, “la nostra ultima macchia di vegetazione”, sarà distrutta da “pale meccaniche e gru”, per costruire “un nuovo centro commerciale” (124), pubblicizzato in modo ingannevole come una necessità per il bene della comunità. La voce narrante in apparenza descrive un evento consueto, la costruzione di un nuovo centro commerciale, e contemporaneamente critica la distruzione del mondo naturale voluta dallo ‘sviluppo’ che porta alla disintegrazione della wilderness per poterla addomesticare e acculturare. L’articolo si focalizza in particolare sulle strategie narrative di Malouf, che, in modo più rilevante, enfatizzano il potere mitologico del luogo immaginato o ricordato come forma di resistenza alla distruzione dell’ambiente naturale. Nella “dimensione del simbolico” (132), attraverso il ricordo, l’immaginazione, la creatività e il sogno, la totale cancellazione della wilderness – sia nel mondo naturale che in noi stessi/e – non può essere compiuta del tutto. Costantemente re-immaginata e ri-configurata nella nostra memoria, la wilderness per sempre continuerà a “crescere con forza sotto il cemento” e “nella nostra testa” (133), in una profonda interconnessione visionaria e creativa tra mondo naturale ed essere umano.File | Dimensione | Formato | |
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Descrizione: articolo scientifico su autore australiano David Malouf
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