Il bug videoludico è un oggetto ambiguo, che non esaurisce la sua funzione semiotica nell’azione destabilizzante che innanzitutto lo caratterizza. Problematizzare il suo statuto all’interno del contesto videoludico, a seguito di una pertinentizzazione che ne circoscriva le specificità in relazione al medium stesso, ci permette di definirlo come un potenziale che si attualizza, in quanto «ogni rottura dell'organizzazione banale presuppone un nuovo tipo di organizzazione, che è disordine rispetto alla organizzazione precedente, ma è ordine rispetto a parametri assunti all'interno del nuovo discorso». Osservando infatti differenti pratiche di assorbimento e appropriazione del bug che hanno accompagnato la storia del medium, si può constatare come le sue potenzialità si concretizzino effettivamente in meccaniche, logiche, estetiche e filosofie del videogiocare. Da Space Invaders a Street Fighter 2, passando per la seria Grand Theft Auto, l’errore digitale ha contribuito a (ri)definire gli elementi costitutivi dell’esperienza videoludica per come la conosciamo oggi. Attraverso l’analisi della sua autonomia semiotica e della sua legittimità operativa, e il contestuale confronto con princìpi e nozioni consolidati in realtà disciplinari diverse, si riscontrano paralleli e declinazioni che dimostrano non soltanto la versatilità, ma soprattutto la complessità e la profondità di un fenomeno che è fortemente creativo e non esclusivamente distruttivo. Si intende in tal senso partire dal contesto più strettamente videoludico, in cui delineare un profilo del bug in relazione a elementi della fruizione videoludica quali competenza, coerenza, interpretazione e apprendimento, per arrivare a quelle pratiche dell’arte contemporanea che, integrandolo nei processi di produzione, lo valorizzano, riconoscendogli così qualità estetiche e comunicative. Dunque si parlerà nel primo caso di realtà competitive che ne sfruttano gli effetti alterativi quali speedrun e counterplay, mentre nel secondo di opere esemplari che si avvalgono di operazioni di modding del videogioco. Il proposito di questo studio è quello di restituire ad un elemento “di violazione” come il bug dei valori positivi e costruttivi. La profanazione del sistema che esso rappresenta è da rivalutare entro nuovi termini, dimostrando così che il suo intervento trasgressivo «non significa trascuratezza […], ma una nuova dimensione dell'uso» , e quindi che le sue specificità siano da situare dentro il tessuto testuale del videogioco, piuttosto che al suo esterno. La ragion d'essere dell'errore digitale non poteva infatti essere limitata – se non addirittura disconosciuta – da strutture del significato predefinite, che non tengono in considerazione la natura procedurale del videogioco. Il bug è parte integrante dei modi di enunciazione del testo videoludico, e dunque ad esso va riconosciuto un ruolo nella significazione che ne legittimi l'esistenza. Inoltre la capacità dell'errore digitale di operare sulle regole strutturali del sistema permette una più approfondita e puntuale comprensione delle logiche operative che ne sottendono il funzionamento. Analizzare come il videogioco “sbaglia”, come viene frainteso, come viene sfruttato, aiuta a definire meglio il modo in cui esso “parla” a chi lo gioca (o anche a chi lo guarda, a chi lo studia, a chi lo critica).

Per un'analisi del bug videoludico

michael castronuovo
2018-01-01

Abstract

Il bug videoludico è un oggetto ambiguo, che non esaurisce la sua funzione semiotica nell’azione destabilizzante che innanzitutto lo caratterizza. Problematizzare il suo statuto all’interno del contesto videoludico, a seguito di una pertinentizzazione che ne circoscriva le specificità in relazione al medium stesso, ci permette di definirlo come un potenziale che si attualizza, in quanto «ogni rottura dell'organizzazione banale presuppone un nuovo tipo di organizzazione, che è disordine rispetto alla organizzazione precedente, ma è ordine rispetto a parametri assunti all'interno del nuovo discorso». Osservando infatti differenti pratiche di assorbimento e appropriazione del bug che hanno accompagnato la storia del medium, si può constatare come le sue potenzialità si concretizzino effettivamente in meccaniche, logiche, estetiche e filosofie del videogiocare. Da Space Invaders a Street Fighter 2, passando per la seria Grand Theft Auto, l’errore digitale ha contribuito a (ri)definire gli elementi costitutivi dell’esperienza videoludica per come la conosciamo oggi. Attraverso l’analisi della sua autonomia semiotica e della sua legittimità operativa, e il contestuale confronto con princìpi e nozioni consolidati in realtà disciplinari diverse, si riscontrano paralleli e declinazioni che dimostrano non soltanto la versatilità, ma soprattutto la complessità e la profondità di un fenomeno che è fortemente creativo e non esclusivamente distruttivo. Si intende in tal senso partire dal contesto più strettamente videoludico, in cui delineare un profilo del bug in relazione a elementi della fruizione videoludica quali competenza, coerenza, interpretazione e apprendimento, per arrivare a quelle pratiche dell’arte contemporanea che, integrandolo nei processi di produzione, lo valorizzano, riconoscendogli così qualità estetiche e comunicative. Dunque si parlerà nel primo caso di realtà competitive che ne sfruttano gli effetti alterativi quali speedrun e counterplay, mentre nel secondo di opere esemplari che si avvalgono di operazioni di modding del videogioco. Il proposito di questo studio è quello di restituire ad un elemento “di violazione” come il bug dei valori positivi e costruttivi. La profanazione del sistema che esso rappresenta è da rivalutare entro nuovi termini, dimostrando così che il suo intervento trasgressivo «non significa trascuratezza […], ma una nuova dimensione dell'uso» , e quindi che le sue specificità siano da situare dentro il tessuto testuale del videogioco, piuttosto che al suo esterno. La ragion d'essere dell'errore digitale non poteva infatti essere limitata – se non addirittura disconosciuta – da strutture del significato predefinite, che non tengono in considerazione la natura procedurale del videogioco. Il bug è parte integrante dei modi di enunciazione del testo videoludico, e dunque ad esso va riconosciuto un ruolo nella significazione che ne legittimi l'esistenza. Inoltre la capacità dell'errore digitale di operare sulle regole strutturali del sistema permette una più approfondita e puntuale comprensione delle logiche operative che ne sottendono il funzionamento. Analizzare come il videogioco “sbaglia”, come viene frainteso, come viene sfruttato, aiuta a definire meglio il modo in cui esso “parla” a chi lo gioca (o anche a chi lo guarda, a chi lo studia, a chi lo critica).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11390/1128614
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