La ricerca consiste in una analisi linguistica e stilistica delle traduzioni dei poemi omerici realizzate in Italia a cavallo fra Settecento e Ottocento. I testi presi in esame sono la Versione poetica dell’Iliade di Melchiorre Cesarotti (1786-1794), l’Iliade di Vincenzo Monti (1825), l’Odissea di Ippolito Pindemonte (1822), il primo (1807) e il terzo libro (1821) degli Esperimenti di traduzione dell’Iliade di Ugo Foscolo. Queste traduzioni segnarono profondamente la stagione del Neoclassicismo, partecipando a una fase di rinnovamento dei mezzi espressivi della poesia in direzione aulica e anti-prosastica. Il primo capitolo dello studio riguarda i fondamenti teorici che guidarono l’attività dei quattro traduttori. Tenendo in considerazione l’assoluta rilevanza che il dibattito sulla traduzione ebbe a livello europeo nel Settecento, ho messo a confronto le posizioni degli autori sulla base delle loro affermazioni esplicite e ho rilevato sia convergenze sia specificità metodologiche. Il capitolo costituisce una premessa all’analisi stilistica, poiché individua delle convinzioni in fatto di traduzione che incidono in misura sensibile sulla forma dei testi di arrivo. Il secondo capitolo comprende uno studio sulla lingua delle traduzioni che tiene in considerazione alcune questioni di fonetica, morfologia e sintassi, senza pretesa di esaustività. Per quanto concerne la sintassi ho considerato l’uso transitivo, intransitivo o riflessivo di alcuni verbi, la funzione logica di alcune preposizioni e i costrutti latineggianti. Nel terzo capitolo viene affrontata la questione dell’ordo veborum artificialis, ovvero quell’insieme di fenomeni che prevede l’interazione di fattori linguistici e retorici, e influisce notevolmente sul ritmo della versificazione. Per queste ragioni e per l’altissima frequenza delle figure di spostamento sintattico, questa è la parte più estesa della ricerca. Ho cercato di impostare una classificazione delle figure seguendo la terminologia retorica (anastrofe, iperbato, epifrasi, a cui ho deciso di aggiungere il chiasmo) e distinguendo fra le costruzioni disposte su un unico verso e quelle collocate su più versi. Ho anche raccolto dei dati quantitativi in merito alla ricorrenza di determinati ordini sintattici, grazie a cui si possono osservare le diverse tendenze dei traduttori. Il terzo capitolo si conclude con una sezione riguardante l’uso dei pronomi clitici, ovvero l’enclisi libera.
Omero neoclassico. Lingua e stile nelle traduzioni di Cesarotti, Monti, Foscolo e Pindemonte / Stefano Marangoni - Udine. , 2017 Oct 30. 29. ciclo
Omero neoclassico. Lingua e stile nelle traduzioni di Cesarotti, Monti, Foscolo e Pindemonte
MARANGONI, Stefano
2017-10-30
Abstract
La ricerca consiste in una analisi linguistica e stilistica delle traduzioni dei poemi omerici realizzate in Italia a cavallo fra Settecento e Ottocento. I testi presi in esame sono la Versione poetica dell’Iliade di Melchiorre Cesarotti (1786-1794), l’Iliade di Vincenzo Monti (1825), l’Odissea di Ippolito Pindemonte (1822), il primo (1807) e il terzo libro (1821) degli Esperimenti di traduzione dell’Iliade di Ugo Foscolo. Queste traduzioni segnarono profondamente la stagione del Neoclassicismo, partecipando a una fase di rinnovamento dei mezzi espressivi della poesia in direzione aulica e anti-prosastica. Il primo capitolo dello studio riguarda i fondamenti teorici che guidarono l’attività dei quattro traduttori. Tenendo in considerazione l’assoluta rilevanza che il dibattito sulla traduzione ebbe a livello europeo nel Settecento, ho messo a confronto le posizioni degli autori sulla base delle loro affermazioni esplicite e ho rilevato sia convergenze sia specificità metodologiche. Il capitolo costituisce una premessa all’analisi stilistica, poiché individua delle convinzioni in fatto di traduzione che incidono in misura sensibile sulla forma dei testi di arrivo. Il secondo capitolo comprende uno studio sulla lingua delle traduzioni che tiene in considerazione alcune questioni di fonetica, morfologia e sintassi, senza pretesa di esaustività. Per quanto concerne la sintassi ho considerato l’uso transitivo, intransitivo o riflessivo di alcuni verbi, la funzione logica di alcune preposizioni e i costrutti latineggianti. Nel terzo capitolo viene affrontata la questione dell’ordo veborum artificialis, ovvero quell’insieme di fenomeni che prevede l’interazione di fattori linguistici e retorici, e influisce notevolmente sul ritmo della versificazione. Per queste ragioni e per l’altissima frequenza delle figure di spostamento sintattico, questa è la parte più estesa della ricerca. Ho cercato di impostare una classificazione delle figure seguendo la terminologia retorica (anastrofe, iperbato, epifrasi, a cui ho deciso di aggiungere il chiasmo) e distinguendo fra le costruzioni disposte su un unico verso e quelle collocate su più versi. Ho anche raccolto dei dati quantitativi in merito alla ricorrenza di determinati ordini sintattici, grazie a cui si possono osservare le diverse tendenze dei traduttori. Il terzo capitolo si conclude con una sezione riguardante l’uso dei pronomi clitici, ovvero l’enclisi libera.File | Dimensione | Formato | |
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