Il presente studio analizza i rapporti intercorrenti tra il testo teatrale, così come è concepito dal drammaturgo, e la sua messa in scena. Per realizzare questo obiettivo, sono prese in considerazione l’unica traduzione italiana di "Les Bâtisseurs d’empire" di Boris Vian e la messa in scena del testo a opera di Michele Bottini e della sua Compagnia delle Indie, avvenuta a Milano, presso il teatro Arsenale, dal 30 marzo al 4 aprile 2004 (una produzione professionale, ma dai mezzi economici piuttosto limitati). L'analisi si basa sullo spettacolo portato in scena la sera della prima (il 30 marzo) e su una breve discussione informale avuta con il regista la sera successiva, il 1 aprile. Preceduto da una breve descrizione del testo vianesco, lo studio si divide in tre parti. Nella prima parte si dimostra come i procedimenti di materializzazione dello scritto, in sostanza la traduzione intersemiotica del testo teatrale in spettacolo teatrale, si muovano in particolare lungo due assi, quelli già messi in luce da Roman Jakobson nella sua analisi delle afasie: l’asse metaforico e quello metonimico. Nella seconda parte si mettono in luce alcune strategie di compensazione applicate dal regista per far fronte alla perdita di valore di alcuni elementi testuali che, con il passare del tempo, apparivano datati e per recuperare altri elementi, volti a caratterizzare in senso locale e temporale un testo teatrale prodotto in un contesto ben preciso e da un autore altrettanto preciso. La terza parte, infine, parte dal tentativo della compagnia di creare talvolta un effetto di straniamento (in senso brechtiano) non presente nel testo originale, per giungere a una breve riflessione sul lavoro ermeneutico che sta dietro ogni rappresentazione, fenomeno che avvicina in molti aspetti la messa in scena alla traduzione vera e propria.

Tradurre il testo teatrale, o la messa in scena come traduzione intersemiotica. Il caso de I costruttori di imperi (B. Vian) nella regia di Michele Bottini

F. Regattin
2007-01-01

Abstract

Il presente studio analizza i rapporti intercorrenti tra il testo teatrale, così come è concepito dal drammaturgo, e la sua messa in scena. Per realizzare questo obiettivo, sono prese in considerazione l’unica traduzione italiana di "Les Bâtisseurs d’empire" di Boris Vian e la messa in scena del testo a opera di Michele Bottini e della sua Compagnia delle Indie, avvenuta a Milano, presso il teatro Arsenale, dal 30 marzo al 4 aprile 2004 (una produzione professionale, ma dai mezzi economici piuttosto limitati). L'analisi si basa sullo spettacolo portato in scena la sera della prima (il 30 marzo) e su una breve discussione informale avuta con il regista la sera successiva, il 1 aprile. Preceduto da una breve descrizione del testo vianesco, lo studio si divide in tre parti. Nella prima parte si dimostra come i procedimenti di materializzazione dello scritto, in sostanza la traduzione intersemiotica del testo teatrale in spettacolo teatrale, si muovano in particolare lungo due assi, quelli già messi in luce da Roman Jakobson nella sua analisi delle afasie: l’asse metaforico e quello metonimico. Nella seconda parte si mettono in luce alcune strategie di compensazione applicate dal regista per far fronte alla perdita di valore di alcuni elementi testuali che, con il passare del tempo, apparivano datati e per recuperare altri elementi, volti a caratterizzare in senso locale e temporale un testo teatrale prodotto in un contesto ben preciso e da un autore altrettanto preciso. La terza parte, infine, parte dal tentativo della compagnia di creare talvolta un effetto di straniamento (in senso brechtiano) non presente nel testo originale, per giungere a una breve riflessione sul lavoro ermeneutico che sta dietro ogni rappresentazione, fenomeno che avvicina in molti aspetti la messa in scena alla traduzione vera e propria.
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