Nel 1593 viene stampato a Francoforte, a cura di Hieronymus Megiserus (ca. 1554-1619) e per i tipi di Johann Spieß, lo Specimen quadraginta diversarum atque inter se differentium linguarum et dialectorum, videlicet Oratio dominica totidem linguis expressa. Accanto alla versione ebraica, a quelle in sardo, in «retico», nella «lingua indiana» del Nuovo Mondo e a molte altre, nell’opuscolo viene inclusa anche la traduzione del Pater noster nella Goritianorum et Foroiuliensium lingua. Gli scopi delle traduzioni e della pubblicazione traspaiono già dal titolo: non una raccolta di testi devoti o liturgici, ma un saggio con intenti etnografici o diretto a soddisfare la curiosità dei lettori verso l’esotico, sulla scia di analoghi esperimenti di Gessner (1555) e Rocca (1591). La comparsa del friulano in un simile opuscolo a stampa è un fatto in sé significativo, che induce per un verso a indagare i caratteri linguistici del breve testo, per un altro a scrutarne la valenza geopolitica (si parla di Goritianorum et Foroiuliensium lingua), per un altro ancora a contestualizzarne la presenza e a tentare di individuarne la paternità. Ma a fini strettamente linguistici tornerà utile il confronto con altri testi coevi, e in particolare con la novella «in lingua furlana» inclusa negli Avvertimenti della lingua sopra ’l Decamerone di Lionardo Salviati: in entrambi i casi si tratta di testi a stampa, e di testi in qualche misura “servili”. La fortuna di questa prima traduzione offerta da Megiser sarà secolare: essa comparirà nuovamente nella Cosmographia generalis di Paulus van Merle (1605), nel Pater noster, oder das Vader unser inser in viertzig unterschiedlichen Sprachen di Georg Pistorius Mauer (1621), in An essay towards a Real Character and a Philosophical Language di John Wilkins (1668), nell’Oratio dominica di Dan. Brown (1713), in un volume stampato da John Chamberlayne ad Amsterdam nel 1715 (Oratio dominica in omnium gentium linguis, 1715), e in analoghe opere di Jean Joseph Marcel (1805) e Giovanni Battista Bodoni (1806), fino al Mithridates oder allgemeine Sprachenkunde mit dem Vater Unser als Sprachprobe in beynahe fünfhundert Sprachen und Mundarten di Johann Christoph Adelung (1809). A questo filo di trasmissione pressoché univoca vanno affiancandosi, a partire dal 1745, le traduzioni di destinazione devota, solitamente incluse nei catechismi o nei libretti di preghiere in friulano destinati al popolo: versioni in cui alcuni significativi scarti di resa lessicale lasciano intuire anche difformità interpretative se non addirittura dottrinali. Seguendo questa scia si giunge a quello che, rispetto a Megiser, costituisce l’altro polo della storia traduttiva del Pater noster, vale a dire la recente versione contenuta nella Bibie in lingua friulana (1997): una traduzione più consapevole, più sensibile alle esigenze della scienza biblica contemporanea, e per questo divenuta ufficiale e adottata anche a livello liturgico. Tl 1593 él vegnù stampé a Frankfurt da Hieronymus Megiserus (ca. 1554–1619) y per i tips de Johann Spieß l Specimen quadraginta diversarum atque inter se differentium linguarum et dialectorum, videlicet Oratio dominica totidem linguis expressa. Dlongia la verscion tl ebraich, tl sard, tl “retich”, tl “lingaz indian” dl Mond Nuef y ciamò te d’autres varietés, fòvel ence vegnù integré la traduzion dl Pater noster tla Goritianorum et Foroiuliensium lingua. Bele tl titul végnel auzé fora i fins dles traduzions y dla publicazion: al ne dess nia ester na racoiuda te tesć liturgics, ma n essay con obietifs entografics y pensés per letours interessés al esotich, coche al fova bele vegnù fat te esperimenc coche chel de Gessner 1555 y Rocca 1591. Demé la prejenza dl furlan te n tel cudejel stampé é dessegur n fat significatif: n iade per podei ejaminé l test da n pont de veduda linguistich y spo per podei valuté sia valuta geopolitica y enultima ence per ti dé n contest a sia prejenza y per podei valuté les ipoteses de reconesciment dla paternité. Per l’analisa linguistica él de utl da fé n confront con d’autri tesć che à les medemes carateristiches, souraldut con la novela “tl lingaz furlan” che i ciafon ti Avvertimenti della lingua sopra ’l Decamerone de Lionardo Salviati: te tramidoi i caji se tràtela de tesć stampés y de tesć che an pò definì “servii”. La pruma traduzion de Megiser à abù n suzes secolar: danter l 1605 y l 1870 pérel che ala sie vegnuda adoreda begn trenta iadesc, tla plu pert di caji te tesć paradigmatics.

Sul Pater noster nella Goritianorum et Foroiuliensium lingua (e oltre)

ZANELLO G
2018-01-01

Abstract

Nel 1593 viene stampato a Francoforte, a cura di Hieronymus Megiserus (ca. 1554-1619) e per i tipi di Johann Spieß, lo Specimen quadraginta diversarum atque inter se differentium linguarum et dialectorum, videlicet Oratio dominica totidem linguis expressa. Accanto alla versione ebraica, a quelle in sardo, in «retico», nella «lingua indiana» del Nuovo Mondo e a molte altre, nell’opuscolo viene inclusa anche la traduzione del Pater noster nella Goritianorum et Foroiuliensium lingua. Gli scopi delle traduzioni e della pubblicazione traspaiono già dal titolo: non una raccolta di testi devoti o liturgici, ma un saggio con intenti etnografici o diretto a soddisfare la curiosità dei lettori verso l’esotico, sulla scia di analoghi esperimenti di Gessner (1555) e Rocca (1591). La comparsa del friulano in un simile opuscolo a stampa è un fatto in sé significativo, che induce per un verso a indagare i caratteri linguistici del breve testo, per un altro a scrutarne la valenza geopolitica (si parla di Goritianorum et Foroiuliensium lingua), per un altro ancora a contestualizzarne la presenza e a tentare di individuarne la paternità. Ma a fini strettamente linguistici tornerà utile il confronto con altri testi coevi, e in particolare con la novella «in lingua furlana» inclusa negli Avvertimenti della lingua sopra ’l Decamerone di Lionardo Salviati: in entrambi i casi si tratta di testi a stampa, e di testi in qualche misura “servili”. La fortuna di questa prima traduzione offerta da Megiser sarà secolare: essa comparirà nuovamente nella Cosmographia generalis di Paulus van Merle (1605), nel Pater noster, oder das Vader unser inser in viertzig unterschiedlichen Sprachen di Georg Pistorius Mauer (1621), in An essay towards a Real Character and a Philosophical Language di John Wilkins (1668), nell’Oratio dominica di Dan. Brown (1713), in un volume stampato da John Chamberlayne ad Amsterdam nel 1715 (Oratio dominica in omnium gentium linguis, 1715), e in analoghe opere di Jean Joseph Marcel (1805) e Giovanni Battista Bodoni (1806), fino al Mithridates oder allgemeine Sprachenkunde mit dem Vater Unser als Sprachprobe in beynahe fünfhundert Sprachen und Mundarten di Johann Christoph Adelung (1809). A questo filo di trasmissione pressoché univoca vanno affiancandosi, a partire dal 1745, le traduzioni di destinazione devota, solitamente incluse nei catechismi o nei libretti di preghiere in friulano destinati al popolo: versioni in cui alcuni significativi scarti di resa lessicale lasciano intuire anche difformità interpretative se non addirittura dottrinali. Seguendo questa scia si giunge a quello che, rispetto a Megiser, costituisce l’altro polo della storia traduttiva del Pater noster, vale a dire la recente versione contenuta nella Bibie in lingua friulana (1997): una traduzione più consapevole, più sensibile alle esigenze della scienza biblica contemporanea, e per questo divenuta ufficiale e adottata anche a livello liturgico. Tl 1593 él vegnù stampé a Frankfurt da Hieronymus Megiserus (ca. 1554–1619) y per i tips de Johann Spieß l Specimen quadraginta diversarum atque inter se differentium linguarum et dialectorum, videlicet Oratio dominica totidem linguis expressa. Dlongia la verscion tl ebraich, tl sard, tl “retich”, tl “lingaz indian” dl Mond Nuef y ciamò te d’autres varietés, fòvel ence vegnù integré la traduzion dl Pater noster tla Goritianorum et Foroiuliensium lingua. Bele tl titul végnel auzé fora i fins dles traduzions y dla publicazion: al ne dess nia ester na racoiuda te tesć liturgics, ma n essay con obietifs entografics y pensés per letours interessés al esotich, coche al fova bele vegnù fat te esperimenc coche chel de Gessner 1555 y Rocca 1591. Demé la prejenza dl furlan te n tel cudejel stampé é dessegur n fat significatif: n iade per podei ejaminé l test da n pont de veduda linguistich y spo per podei valuté sia valuta geopolitica y enultima ence per ti dé n contest a sia prejenza y per podei valuté les ipoteses de reconesciment dla paternité. Per l’analisa linguistica él de utl da fé n confront con d’autri tesć che à les medemes carateristiches, souraldut con la novela “tl lingaz furlan” che i ciafon ti Avvertimenti della lingua sopra ’l Decamerone de Lionardo Salviati: te tramidoi i caji se tràtela de tesć stampés y de tesć che an pò definì “servii”. La pruma traduzion de Megiser à abù n suzes secolar: danter l 1605 y l 1870 pérel che ala sie vegnuda adoreda begn trenta iadesc, tla plu pert di caji te tesć paradigmatics.
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