La Regione Friuli Venezia Giulia (d’ora in poi solo FVG), al momento priva di una sua legislazione di “governo del territorio” adeguata alla riforma costituzionale del 2001 ed alle più recenti problematiche dell’urbanistica, appare dotata, invece, di ben due strumenti di pianificazione regionale del territorio approvati nell’ambito di due maggioranze di governo diverse e che sono, appunto, il PGT (approvato nel 2013 da una Giunta regionale a maggioranza di centro-destra) e il PPR (approvato, nel 2018, da una Giunta regionale a maggioranza di centro-sinistra). Lungi dall’essere in qualche modo integrati, i due strumenti non sono stati neppure coordinati tra di loro; appaiono quindi alternativi tra di loro non solo in termini contenutistici ma anche in termini politico-amministrativi: esclusivamente “regionalista” il primo; “copianificato” con il Mibact il secondo. E’ inutile aggiungere poi che i due strumenti perseguono non solo obiettivi diversi ma anche idee di “regione” e concettualizzazioni di “territorio” fortemente diversi: un “territorio” che implica il “paesaggio”, il primo; un “paesaggio” che implica il “territorio”, il secondo. Che succederà quando ambedue gli strumenti saranno operativi (uno, il PPR, lo è già; l’altro, il PGT, approvato nel 2013 e poi congelato, lo sarà nell’aprile 2020)? Quale prevarrà in caso di conflitto? Si dovrà decidere presto cosa fare: tenere due piani separati e potenzialmente conflittuali? Eliminare uno dei due piani? Integrarli tra di loro? Nello scritto si prova ad analizzare la questione da più punti di vista e a formulare una proposta.

Governo del territorio e pianificazione paesaggistica, una difficile coesistenza. Il caso della Regione Friuli Venezia Giulia

Sandro Fabbro
2019-01-01

Abstract

La Regione Friuli Venezia Giulia (d’ora in poi solo FVG), al momento priva di una sua legislazione di “governo del territorio” adeguata alla riforma costituzionale del 2001 ed alle più recenti problematiche dell’urbanistica, appare dotata, invece, di ben due strumenti di pianificazione regionale del territorio approvati nell’ambito di due maggioranze di governo diverse e che sono, appunto, il PGT (approvato nel 2013 da una Giunta regionale a maggioranza di centro-destra) e il PPR (approvato, nel 2018, da una Giunta regionale a maggioranza di centro-sinistra). Lungi dall’essere in qualche modo integrati, i due strumenti non sono stati neppure coordinati tra di loro; appaiono quindi alternativi tra di loro non solo in termini contenutistici ma anche in termini politico-amministrativi: esclusivamente “regionalista” il primo; “copianificato” con il Mibact il secondo. E’ inutile aggiungere poi che i due strumenti perseguono non solo obiettivi diversi ma anche idee di “regione” e concettualizzazioni di “territorio” fortemente diversi: un “territorio” che implica il “paesaggio”, il primo; un “paesaggio” che implica il “territorio”, il secondo. Che succederà quando ambedue gli strumenti saranno operativi (uno, il PPR, lo è già; l’altro, il PGT, approvato nel 2013 e poi congelato, lo sarà nell’aprile 2020)? Quale prevarrà in caso di conflitto? Si dovrà decidere presto cosa fare: tenere due piani separati e potenzialmente conflittuali? Eliminare uno dei due piani? Integrarli tra di loro? Nello scritto si prova ad analizzare la questione da più punti di vista e a formulare una proposta.
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