In Italia le prime manifestazioni dell’uso del dispositivo videografico in ambito artistico, sebbene in modalità diverse, risalgono al 1970 e sono da individuarsi in particolare in tre eventi che prendono luogo a pochi mesi di distanza: la Terza Biennale Internazionale della Giovane Pittura. Gennaio ’70. Comportamenti, oggetti e mediazioni (1970, Bologna), la mostra alla quale, dopo i pioneristici esperimenti di Lucio Fontana, si fa quasi sempre risalire l’arrivo del videotape in Italia (all’epoca videorecording), a cura di Renato Barilli, Tommaso Trini, Andrea Emiliani e Maurizio Calvesi; l’evento Telemuseo. Una mostra + un dibattito in circuito chiuso televisivo in occasione di Eurodomus 3 (Triennale di Milano, 14-24 maggio 1970); e infine la XXXV Biennale di Venezia (giugno-ottobre 1970). Nonostante l’importanza di questi contesti e le numerose citazioni da parte della storiografia, le opere esposte sono per lo più andate perdute e questo per una serie di ragioni, la prima e la più importante delle quali è da individuarsi nel passaggio allo standard EIAJ. Infatti, se tra il 1970 e il 1972 la maggior parte dei lavori in video vengono realizzati con un dispositivo di registrazione Philips (1’’ e 1/2’’ open-reel), a partire dal 1972 si diffonde invece l’uso del video registratore Sony (1/2’’ open-reel). Data l’incompatibilità dei due sistemi è molto probabile che le opere realizzate con la prima tecnologia siano state ‘accantonate’ e, anche quando, a partire dagli anni Novanta, vi sia stata la volontà di recuperarne i contenuti attraverso migrazione, ciò non sia stato possibile a causa delle difficoltà di reperire e ripristinare il funzionamento dei dispositivi Philips. Il saggio proposto, partendo da questa prospettiva, intende approfondire una di queste opere, ovvero Vobulazione e bieloquenza NEG (1970) realizzata da Gianni Colombo e Vincenzo Agnetti. Cinque copie di quest’opera nel loro supporto originale sono state infatti da poco ritrovate nell’archivio di una delle prime gallerie attive nella produzione di video arte, L’Obelisco a Roma, come parte di un fondo che è stato sottoposto a un intervento di preservazione tuttora in essere. Attraverso la ricostruzione della storia produttiva, distributiva e conservativa l’intento è quello di fare luce sui primi momenti di evoluzione della video arte, ancora poco conosciuti e tuttavia fondamentali per comprendere come si è diffusa questa nuova forma espressiva in Italia.

Alle origini della video arte in Italia. Vobulazione e Bieloquenza NEG (1970).

Lisa Parolo
2020-01-01

Abstract

In Italia le prime manifestazioni dell’uso del dispositivo videografico in ambito artistico, sebbene in modalità diverse, risalgono al 1970 e sono da individuarsi in particolare in tre eventi che prendono luogo a pochi mesi di distanza: la Terza Biennale Internazionale della Giovane Pittura. Gennaio ’70. Comportamenti, oggetti e mediazioni (1970, Bologna), la mostra alla quale, dopo i pioneristici esperimenti di Lucio Fontana, si fa quasi sempre risalire l’arrivo del videotape in Italia (all’epoca videorecording), a cura di Renato Barilli, Tommaso Trini, Andrea Emiliani e Maurizio Calvesi; l’evento Telemuseo. Una mostra + un dibattito in circuito chiuso televisivo in occasione di Eurodomus 3 (Triennale di Milano, 14-24 maggio 1970); e infine la XXXV Biennale di Venezia (giugno-ottobre 1970). Nonostante l’importanza di questi contesti e le numerose citazioni da parte della storiografia, le opere esposte sono per lo più andate perdute e questo per una serie di ragioni, la prima e la più importante delle quali è da individuarsi nel passaggio allo standard EIAJ. Infatti, se tra il 1970 e il 1972 la maggior parte dei lavori in video vengono realizzati con un dispositivo di registrazione Philips (1’’ e 1/2’’ open-reel), a partire dal 1972 si diffonde invece l’uso del video registratore Sony (1/2’’ open-reel). Data l’incompatibilità dei due sistemi è molto probabile che le opere realizzate con la prima tecnologia siano state ‘accantonate’ e, anche quando, a partire dagli anni Novanta, vi sia stata la volontà di recuperarne i contenuti attraverso migrazione, ciò non sia stato possibile a causa delle difficoltà di reperire e ripristinare il funzionamento dei dispositivi Philips. Il saggio proposto, partendo da questa prospettiva, intende approfondire una di queste opere, ovvero Vobulazione e bieloquenza NEG (1970) realizzata da Gianni Colombo e Vincenzo Agnetti. Cinque copie di quest’opera nel loro supporto originale sono state infatti da poco ritrovate nell’archivio di una delle prime gallerie attive nella produzione di video arte, L’Obelisco a Roma, come parte di un fondo che è stato sottoposto a un intervento di preservazione tuttora in essere. Attraverso la ricostruzione della storia produttiva, distributiva e conservativa l’intento è quello di fare luce sui primi momenti di evoluzione della video arte, ancora poco conosciuti e tuttavia fondamentali per comprendere come si è diffusa questa nuova forma espressiva in Italia.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11390/1173417
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