Negli scritti di Camillo Boito e di Gustavo Giovannoni sono presenti diversi riferimenti ai principi sulla conservazione dei monumenti elaborati in Francia nella prima metà dell’Ottocento dalla generazione di studiosi che, fra il 1830 ed il 1848, definirono molti di quelli che saranno i principi fondamentali della disciplina del restauro architettonico: la necessità di conservare il manufatto con sue modifiche e trasformazioni, della documentazione degli interventi, i principi di minimo intervento e di distinguibilità, la negazione della possibilità di ricostruire parti di edifici distrutte o mai realizzate, la critica dell’isolamento o della dislocazione degli edifici, la necessità del progetto.. In questo intervento si intende prendere in esame in particolare il rapporto fra alcuni concetti espressi da Boito e Giovannoni ed i principali scritti di Jean-Philippe Schmit, Les églises gothiques (1837) e il Nouveau manuel complet de l'architecte des monuments religieux (1845). Queste pubblicazioni sono esplicitamente citate da Boito e Giovannoni, e i principi enunciate da Schmit sono ampiamenti ripresi da Boito nel documento finale del IV congresso degli ingegneri e architetti del 1883. Giovannoni fa anche riferimento a Schmit relativamente alla distinzione fra monumenti vivi e monumenti morti. Anche se certamente Schmit non è stato l’unico riferimento di Boito né, tantomeno, di Giovannoni, queste note riconfermano che le questioni fondamentali del dibattito sul restauro architettonico negli ultimi due secoli erano già state chiaramente definite nella Francia della prima metà dell’Ottocento, e che il pensiero degli “archeologi” francesi di quel periodo ha avuto una notevole influenza sulla cultura del restauro italiana.

L’influenza degli archeologi francesi della prima metà dell’Ottocento sul pensiero di Boito e Giovannoni

vittorio foramitti;
2019-01-01

Abstract

Negli scritti di Camillo Boito e di Gustavo Giovannoni sono presenti diversi riferimenti ai principi sulla conservazione dei monumenti elaborati in Francia nella prima metà dell’Ottocento dalla generazione di studiosi che, fra il 1830 ed il 1848, definirono molti di quelli che saranno i principi fondamentali della disciplina del restauro architettonico: la necessità di conservare il manufatto con sue modifiche e trasformazioni, della documentazione degli interventi, i principi di minimo intervento e di distinguibilità, la negazione della possibilità di ricostruire parti di edifici distrutte o mai realizzate, la critica dell’isolamento o della dislocazione degli edifici, la necessità del progetto.. In questo intervento si intende prendere in esame in particolare il rapporto fra alcuni concetti espressi da Boito e Giovannoni ed i principali scritti di Jean-Philippe Schmit, Les églises gothiques (1837) e il Nouveau manuel complet de l'architecte des monuments religieux (1845). Queste pubblicazioni sono esplicitamente citate da Boito e Giovannoni, e i principi enunciate da Schmit sono ampiamenti ripresi da Boito nel documento finale del IV congresso degli ingegneri e architetti del 1883. Giovannoni fa anche riferimento a Schmit relativamente alla distinzione fra monumenti vivi e monumenti morti. Anche se certamente Schmit non è stato l’unico riferimento di Boito né, tantomeno, di Giovannoni, queste note riconfermano che le questioni fondamentali del dibattito sul restauro architettonico negli ultimi due secoli erano già state chiaramente definite nella Francia della prima metà dell’Ottocento, e che il pensiero degli “archeologi” francesi di quel periodo ha avuto una notevole influenza sulla cultura del restauro italiana.
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