La notte del 28 dicembre del 1908 le sponde dello Stretto di Messina furono testimoni della più grave catastrofe che il giovane regno italiano dovette affrontare: un sisma seguìto da un maremoto, che si verificò alle ore 5:21, in 37 secondi danneggiò gravemente le città di Messina e Reggio. Per le ingenti perdite umane e per le distruzioni subite da centinaia di centri tra la Calabria e la Sicilia, il terremoto ebbe un fortissimo impatto sull’opinione pubblica coeva, ma anche nella memoria storica del Paese. L’orfanella di Messina (1909), attribuito a Giovanni Vitrotti, che ne diresse la fotografia, combina una trama esemplare di carità cristiana con la forza emotiva della catastrofe, ed elabora i temi della perdita e del lutto attraverso una efficace gestione delle sovrimpressioni e dissolvenze. È in questa trasparenza che si configura il fantasma di una bambina defunta che appare ai genitori mostrando loro un’altra sovrimpressione: il ricordo recente del disastro, a monito di imperativo etico. Il caso del film L’orfanella di Messina si posiziona emblematicamente in una specifica dimensione della volontà narrativa, ovvero nella reinterpretazione della recente memoria del trauma come spunto per una riflessione sull’immaginario, sull’emozione, sull’etica.

L’orfanella di Messina. Il fantasma del terremoto nel 1909

Rossella Catanese
2019-01-01

Abstract

La notte del 28 dicembre del 1908 le sponde dello Stretto di Messina furono testimoni della più grave catastrofe che il giovane regno italiano dovette affrontare: un sisma seguìto da un maremoto, che si verificò alle ore 5:21, in 37 secondi danneggiò gravemente le città di Messina e Reggio. Per le ingenti perdite umane e per le distruzioni subite da centinaia di centri tra la Calabria e la Sicilia, il terremoto ebbe un fortissimo impatto sull’opinione pubblica coeva, ma anche nella memoria storica del Paese. L’orfanella di Messina (1909), attribuito a Giovanni Vitrotti, che ne diresse la fotografia, combina una trama esemplare di carità cristiana con la forza emotiva della catastrofe, ed elabora i temi della perdita e del lutto attraverso una efficace gestione delle sovrimpressioni e dissolvenze. È in questa trasparenza che si configura il fantasma di una bambina defunta che appare ai genitori mostrando loro un’altra sovrimpressione: il ricordo recente del disastro, a monito di imperativo etico. Il caso del film L’orfanella di Messina si posiziona emblematicamente in una specifica dimensione della volontà narrativa, ovvero nella reinterpretazione della recente memoria del trauma come spunto per una riflessione sull’immaginario, sull’emozione, sull’etica.
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