Nel maggio del 2007 l’allora direttore del balletto del Teatro Nazionale di Praga, Petr Zuska, allestisce per le scene della Repubblica Ceca un’opera dal titolo Solo pro tri, danza o assolo per tre. È questo l’inizio di un successo che, oltre a consacrare la carriera coreografica di Zuska, fonde in un unicum artistico le storie di vita e i testi di tre cantautori d’eccezione del panorama culturale slavo ed europeo degli anni ’60 e ’70 del secolo scorso: il belga Jacques Brel, il russo Vladimír Vysockij e il ceco Karel Kryl. La scelta non è casuale, ma riverbera la volontà di esplicitare, attraverso il linguaggio della danza, gli istinti e gli animi di quella particolare generazione post-bellica, disillusa dalla barbarie e dalle atrocità dell’umano nonché smarrita tra i meandri di uno sconvolgimento etico-sociale dalla portata epocale. Sono queste poesie della tolleranza e del rifiuto della violenza, ma anche testi che parlano d’amore e di un profondo senso civico per la propria patria e nazione. Zuska muove la propria ricerca tra composizione, movimento gestuale e poesia. Fa dialogare le figure dei tre artisti adottando la forma della danza contemporanea, espressione libera dalle imposizioni della tradizione coreutica, per inscenare una coreografia che collega tematiche e simbologie adottate. Il movimento e la danza diventano allusione dell’incorporea parola mentre allo spettatore spetta il compito di ritrovare la citazione all’interno della composizione. L’intervento, oltre a introdurre brevemente l’opera del coreografo ceco, si concentrerà sull’analisi stilistica e artistico-coreutica di una delle poesie in musica presenti nel balletto. Nevidomá dívka (La ragazza che non vede) di Karel Kryl sarà tradotta e analizzata non solo da un punto di vista formale ma anche transdisciplinare nel tentativo di far emergere ed esplicitare le corrispondenze che rendono possibile quel particolare scambio intersemiotico tra poesia e gestualità degli interpreti.
Citazioni e Allusioni Corporee in un Balletto di Petr Zuska
Mattia Mantellato
2020-01-01
Abstract
Nel maggio del 2007 l’allora direttore del balletto del Teatro Nazionale di Praga, Petr Zuska, allestisce per le scene della Repubblica Ceca un’opera dal titolo Solo pro tri, danza o assolo per tre. È questo l’inizio di un successo che, oltre a consacrare la carriera coreografica di Zuska, fonde in un unicum artistico le storie di vita e i testi di tre cantautori d’eccezione del panorama culturale slavo ed europeo degli anni ’60 e ’70 del secolo scorso: il belga Jacques Brel, il russo Vladimír Vysockij e il ceco Karel Kryl. La scelta non è casuale, ma riverbera la volontà di esplicitare, attraverso il linguaggio della danza, gli istinti e gli animi di quella particolare generazione post-bellica, disillusa dalla barbarie e dalle atrocità dell’umano nonché smarrita tra i meandri di uno sconvolgimento etico-sociale dalla portata epocale. Sono queste poesie della tolleranza e del rifiuto della violenza, ma anche testi che parlano d’amore e di un profondo senso civico per la propria patria e nazione. Zuska muove la propria ricerca tra composizione, movimento gestuale e poesia. Fa dialogare le figure dei tre artisti adottando la forma della danza contemporanea, espressione libera dalle imposizioni della tradizione coreutica, per inscenare una coreografia che collega tematiche e simbologie adottate. Il movimento e la danza diventano allusione dell’incorporea parola mentre allo spettatore spetta il compito di ritrovare la citazione all’interno della composizione. L’intervento, oltre a introdurre brevemente l’opera del coreografo ceco, si concentrerà sull’analisi stilistica e artistico-coreutica di una delle poesie in musica presenti nel balletto. Nevidomá dívka (La ragazza che non vede) di Karel Kryl sarà tradotta e analizzata non solo da un punto di vista formale ma anche transdisciplinare nel tentativo di far emergere ed esplicitare le corrispondenze che rendono possibile quel particolare scambio intersemiotico tra poesia e gestualità degli interpreti.File | Dimensione | Formato | |
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