Il saggio offre un’analisi approfondita di un personaggio delle Confessioni d’un Italiano poco indagato dalla critica nieviana, e perlopiù incompreso, la contessina Clara, sorella della protagonista Pisana. Rialtando i giudizi riduttivi che hanno costretto questo personaggio dentro stereotipi letterari, l’indagine lo valorizza quale figura importante per l’interpretazione dell’intero romanzo. Punto di partenza per tale lettura è il dialogo del cap. VII, tra la primogenita dei feudatari di Fratta e il gesuita padre Pendola, esperto di raggiri e collaboratore degli inquisitori di stato veneziani, da cui la giovane donna esce sorprendentemente vincitrice. Il vero tema della disputa è la libertà di coscienza alla quale Clara rifiuta di rinunciare, in contrasto con l’insinuante e capzioso ragionamento del prete. La ribellione di Clara, fervida credente, mette in discussione la visione cattolica tradizionale della donna sottomessa, silenziosa, obbediente all’autorità paterna e religiosa. Grazie a un’attenta analisi narrativa e intertestuale il saggio dimostra che in gioco è l’asse portante dell’intero romanzo: la questione morale della formazione della coscienza personale, una formazione prepolitica e propedeutica alla formazione della coscienza nazionale. È molto rilevante che Nievo per raffigurare il meglio del cattolicesimo scelga due rappresentanti laici, due figure "deboli", un servo e una donna: Martino e Clara. Con la figura della contessina di Fratta Nievo ha voluto rappresentare un cristianesimo ideale verso il quale provava attrazione ma che fu tradito dal cattolicesimo storico.

"Altro che stupida!". Un personaggio complesso e incompreso: Clara di Fratta

Marina Marcolini
2020-01-01

Abstract

Il saggio offre un’analisi approfondita di un personaggio delle Confessioni d’un Italiano poco indagato dalla critica nieviana, e perlopiù incompreso, la contessina Clara, sorella della protagonista Pisana. Rialtando i giudizi riduttivi che hanno costretto questo personaggio dentro stereotipi letterari, l’indagine lo valorizza quale figura importante per l’interpretazione dell’intero romanzo. Punto di partenza per tale lettura è il dialogo del cap. VII, tra la primogenita dei feudatari di Fratta e il gesuita padre Pendola, esperto di raggiri e collaboratore degli inquisitori di stato veneziani, da cui la giovane donna esce sorprendentemente vincitrice. Il vero tema della disputa è la libertà di coscienza alla quale Clara rifiuta di rinunciare, in contrasto con l’insinuante e capzioso ragionamento del prete. La ribellione di Clara, fervida credente, mette in discussione la visione cattolica tradizionale della donna sottomessa, silenziosa, obbediente all’autorità paterna e religiosa. Grazie a un’attenta analisi narrativa e intertestuale il saggio dimostra che in gioco è l’asse portante dell’intero romanzo: la questione morale della formazione della coscienza personale, una formazione prepolitica e propedeutica alla formazione della coscienza nazionale. È molto rilevante che Nievo per raffigurare il meglio del cattolicesimo scelga due rappresentanti laici, due figure "deboli", un servo e una donna: Martino e Clara. Con la figura della contessina di Fratta Nievo ha voluto rappresentare un cristianesimo ideale verso il quale provava attrazione ma che fu tradito dal cattolicesimo storico.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11390/1210682
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