I versi e la gura di Pier Paolo Pasolini hanno più volte ispirato il gesto com- positivo di molti musicisti del ventesimo secolo e dei nostri giorni. A partire dai lavori di Giovanna Marini per giungere agli allestimenti di Giorgio Battistelli e di Adriano Guarnieri, molti autori hanno trovato in Pasolini un ben preciso punto di riferimento della loro poetica. Il caso di Patti Smith, la ‘musa del rock’, è molto particolare. In Pasolini, infatti, questa mu- sicista ha trovato una ben precisa guida che le ha permesso di risolvere alcuni problemi che si era posta sin a partire dalla propria giovinezza. Le sue visite a Ostia, nel 2018, e nei luoghi della primavera friulana del poeta, nel 2015, testimoniano una vicinanza a Pasolini di partico- lare intensità. Nel corso di molte interviste, ha così detto di aver apprezzato la «mancanza di paura» di Pasolini che lo portava ad avvicinarsi e sperimentare più linguaggi e, soprattutto, di essere a lui grata per averle fatto scoprire il vero volto di Cristo, lontano dalla chiesa e vicino ai poveri. «Il Vangelo secondo Matteo cambiò la percezione che avevo di Gesù, in un momento in cui avevo deciso di ribellarmi alla religione per a ermare la mia identità. Pasolini mi mo- strò Gesù da un altro punto di vista, indicandomi un rivoluzionario che cercava di cambiare le cose». L’immagine del Cristo rivoluzionario ricorda le parole con cui lo stesso Pasolini ha descritto il proprio lm e la sottesa equazione che ha ispirato la sceneggiatura e le scelte di regia. Nei versi di Patti Smith le assonanze con la poesia di Pasolini emergono ripetutamente. Basti pensare al suo uso della parola come esplorazione del reale oppure alla sacralità della vita che i suoi testi invitano a considerare. Ma ancor più è interessante vedere come il rock, in tutte le sue complesse e articolate sfaccettature, si possa coniugare con la poetica pasoliniana apparentemente estranea a questa musica.

Pasolini visto da Patti Smith

Roberto Calabretto
2021-01-01

Abstract

I versi e la gura di Pier Paolo Pasolini hanno più volte ispirato il gesto com- positivo di molti musicisti del ventesimo secolo e dei nostri giorni. A partire dai lavori di Giovanna Marini per giungere agli allestimenti di Giorgio Battistelli e di Adriano Guarnieri, molti autori hanno trovato in Pasolini un ben preciso punto di riferimento della loro poetica. Il caso di Patti Smith, la ‘musa del rock’, è molto particolare. In Pasolini, infatti, questa mu- sicista ha trovato una ben precisa guida che le ha permesso di risolvere alcuni problemi che si era posta sin a partire dalla propria giovinezza. Le sue visite a Ostia, nel 2018, e nei luoghi della primavera friulana del poeta, nel 2015, testimoniano una vicinanza a Pasolini di partico- lare intensità. Nel corso di molte interviste, ha così detto di aver apprezzato la «mancanza di paura» di Pasolini che lo portava ad avvicinarsi e sperimentare più linguaggi e, soprattutto, di essere a lui grata per averle fatto scoprire il vero volto di Cristo, lontano dalla chiesa e vicino ai poveri. «Il Vangelo secondo Matteo cambiò la percezione che avevo di Gesù, in un momento in cui avevo deciso di ribellarmi alla religione per a ermare la mia identità. Pasolini mi mo- strò Gesù da un altro punto di vista, indicandomi un rivoluzionario che cercava di cambiare le cose». L’immagine del Cristo rivoluzionario ricorda le parole con cui lo stesso Pasolini ha descritto il proprio lm e la sottesa equazione che ha ispirato la sceneggiatura e le scelte di regia. Nei versi di Patti Smith le assonanze con la poesia di Pasolini emergono ripetutamente. Basti pensare al suo uso della parola come esplorazione del reale oppure alla sacralità della vita che i suoi testi invitano a considerare. Ma ancor più è interessante vedere come il rock, in tutte le sue complesse e articolate sfaccettature, si possa coniugare con la poetica pasoliniana apparentemente estranea a questa musica.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11390/1214118
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