Sono trascorsi trent’anni da quando Giuseppina Brunetti diede notizia del ritrovamento delle prime quattro stanze della canzone [R]esplendïente stella de albur di Giacomino Pugliese nel ms. C 88 della Zentralbibliothek di Zurigo (= Z). Indizi esterni ed interni permettono di datare tale testimonianza nell’intervallo 1234-1235, cosa che ne fa il più antico testimone della lirica dei poeti della Scuola siciliana. La maggioranza degli editori (G. Brunetti, G. Sanga, V. Formentin) ha sottolineato l’arcaicità e l’autorevolezza del testo di Z rispetto a quello dell’altro testimone di [R]esplendïente, il canzoniere V, pubblicando le due versioni in modo indipendente. A tale prassi ha derogato D. Checchi (2016), che ha tentato di ricostruire la lezione originale della canzone sulla base di entrambi i codici. La sua edizione – che poggia su un’ipotesi metrica innovativa – assume a fondamento la testimonianza di V e confina in apparato gran parte delle varianti di Z. L’argomentazione da cui dipende tale scelta chiama in causa tre elementi cruciali della storia del testo: la distanza di Z dall’originale; la qualità della sua lezione; l’esistenza di un archetipo a monte della tradizione. L’analisi condotta nel presente saggio dimostra come le conclusioni di Checchi siano perlopiù da respingere. La conservatività formale di Z è indizio della sua aderenza alla facies primitiva. La bontà complessiva della sua lezione, che spicca al confronto con la versione rimaneggiata di V, conferma l’importanza del suo contributo ai fini della constitutio textus. / Title Thirty years after the rediscovery of the Zurich fragment: established facts and open questions Thirty years have passed since Giuseppina Brunetti announced the rediscovery of the first four stanzas of the lyric [R]esplendïente stella de albur by Giacomino Pugliese within the MS C 88 in the Zentralbibliothek at Zurich (= Z). Both internal and external evidence allows us to date Z’s transcription to 1234-1235, which makes it the earliest extant source for the poetry of the Sicilian School. Most of the critical editors (G. Brunetti, G. Sanga, V. Formentin) pointed out that Z’s text proves to be more archaic and authoritative than that preserved in the only other extant witness, the MS. Vat. Lat. 3793 (V), and published the two versions independently. This solution was not adopted by D. Checchi (2016), who endeavoured to reconstruct the original text on the basis of both manuscripts. His edition – founded on a groundbreaking metrical hypothesis – uses V as the base manuscript and relegates the vast majority of Z’s variants to the apparatus. The considerations on which this choice depends call into question three crucial aspects of the textual history: Z’s distance from the original; the quality of its readings; the existence of an archetype at the origin of the whole tradition. The analysis conducted in the present contribution shows that Checchi’s conclusions are mostly to be rejected. Z’s linguistic conservatism is evidence of its proximity to the original form. The excellence of its readings stands out from the comparison with V’s reworked version and confirms its key role in the constitutio textus.
A trent’anni dal ritrovamento del frammento zurighese: punti fermi e questioni aperte
ANDREOSE ALVISE
2021-01-01
Abstract
Sono trascorsi trent’anni da quando Giuseppina Brunetti diede notizia del ritrovamento delle prime quattro stanze della canzone [R]esplendïente stella de albur di Giacomino Pugliese nel ms. C 88 della Zentralbibliothek di Zurigo (= Z). Indizi esterni ed interni permettono di datare tale testimonianza nell’intervallo 1234-1235, cosa che ne fa il più antico testimone della lirica dei poeti della Scuola siciliana. La maggioranza degli editori (G. Brunetti, G. Sanga, V. Formentin) ha sottolineato l’arcaicità e l’autorevolezza del testo di Z rispetto a quello dell’altro testimone di [R]esplendïente, il canzoniere V, pubblicando le due versioni in modo indipendente. A tale prassi ha derogato D. Checchi (2016), che ha tentato di ricostruire la lezione originale della canzone sulla base di entrambi i codici. La sua edizione – che poggia su un’ipotesi metrica innovativa – assume a fondamento la testimonianza di V e confina in apparato gran parte delle varianti di Z. L’argomentazione da cui dipende tale scelta chiama in causa tre elementi cruciali della storia del testo: la distanza di Z dall’originale; la qualità della sua lezione; l’esistenza di un archetipo a monte della tradizione. L’analisi condotta nel presente saggio dimostra come le conclusioni di Checchi siano perlopiù da respingere. La conservatività formale di Z è indizio della sua aderenza alla facies primitiva. La bontà complessiva della sua lezione, che spicca al confronto con la versione rimaneggiata di V, conferma l’importanza del suo contributo ai fini della constitutio textus. / Title Thirty years after the rediscovery of the Zurich fragment: established facts and open questions Thirty years have passed since Giuseppina Brunetti announced the rediscovery of the first four stanzas of the lyric [R]esplendïente stella de albur by Giacomino Pugliese within the MS C 88 in the Zentralbibliothek at Zurich (= Z). Both internal and external evidence allows us to date Z’s transcription to 1234-1235, which makes it the earliest extant source for the poetry of the Sicilian School. Most of the critical editors (G. Brunetti, G. Sanga, V. Formentin) pointed out that Z’s text proves to be more archaic and authoritative than that preserved in the only other extant witness, the MS. Vat. Lat. 3793 (V), and published the two versions independently. This solution was not adopted by D. Checchi (2016), who endeavoured to reconstruct the original text on the basis of both manuscripts. His edition – founded on a groundbreaking metrical hypothesis – uses V as the base manuscript and relegates the vast majority of Z’s variants to the apparatus. The considerations on which this choice depends call into question three crucial aspects of the textual history: Z’s distance from the original; the quality of its readings; the existence of an archetype at the origin of the whole tradition. The analysis conducted in the present contribution shows that Checchi’s conclusions are mostly to be rejected. Z’s linguistic conservatism is evidence of its proximity to the original form. The excellence of its readings stands out from the comparison with V’s reworked version and confirms its key role in the constitutio textus.File | Dimensione | Formato | |
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