Il testo indaga il mistero della permanenza nelle forme del sacro, e in quei dispositivi architettonici capaci di mettere in relazione l’uomo con il divino. Tale aspirazione è rinvenibile in una serie di forme archetipiche primigenie dell’architettura che dimostrano quanto «nell’infanzia del tempo l'arte fu preghiera». Tali forme si perpetuano nel tempo, in una circolarità che si fa essenza, stimolando la reminiscenza. Nel testo non interessa tuttavia occuparsi solamente delle forme in sé, quanto della capacità di alcuni architetti di «mettere a contatto forme lontane, nel tempo e nella mente, [di] far incontrare un tempo con un altro tempo, [di] creare dei cortocircuiti». Due opere sono utilizzate, in forma di esempio, per la loro capacità di declinare diversamente – oscillando talvolta ambiguamente tra l’uno e l’altro termine – quello che Teyssot riconosce come problema a fondamento dell’arte funebre: «quello dell’invenzione contro la ripetizione»: il Giardino dei Morti di Jože PleČnik a Lubiana e il Memoriale di Kampor di Edvard Ravnikar nell’isola di Rab.

“Paesaggi” della memoria

C. Pirina
2021-01-01

Abstract

Il testo indaga il mistero della permanenza nelle forme del sacro, e in quei dispositivi architettonici capaci di mettere in relazione l’uomo con il divino. Tale aspirazione è rinvenibile in una serie di forme archetipiche primigenie dell’architettura che dimostrano quanto «nell’infanzia del tempo l'arte fu preghiera». Tali forme si perpetuano nel tempo, in una circolarità che si fa essenza, stimolando la reminiscenza. Nel testo non interessa tuttavia occuparsi solamente delle forme in sé, quanto della capacità di alcuni architetti di «mettere a contatto forme lontane, nel tempo e nella mente, [di] far incontrare un tempo con un altro tempo, [di] creare dei cortocircuiti». Due opere sono utilizzate, in forma di esempio, per la loro capacità di declinare diversamente – oscillando talvolta ambiguamente tra l’uno e l’altro termine – quello che Teyssot riconosce come problema a fondamento dell’arte funebre: «quello dell’invenzione contro la ripetizione»: il Giardino dei Morti di Jože PleČnik a Lubiana e il Memoriale di Kampor di Edvard Ravnikar nell’isola di Rab.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11390/1219870
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