L’ultima frontiera delle esplorazioni del globo terrestre si caratterizza per una marcata spiritualizzazione del paesaggio come pure degli obiettivi dell’impresa, che appare improntata all’ideale del raggiungimento scientifico piuttosto che alla sfruttabilità economica del territorio. L’avanzata nell’allucinante distesa ghiacciata assume la forma della traversata del midbar giudaico, locus horridus di pericolo mortale e tentazione diabolica, e dunque esperienza probatoria che può degenerare nell’infrazione di tabù alimentari (come ad esempio il cannibalismo) o nella follia (come accade all’eroe eponimo del Capitano Hatteras, 1866, un romanzo singolarmente cupo per Verne). Per questo il percorso degli esploratori può assumere i tratti di una sacra ascesa, e dunque di un’ascesi, come in The Purple Cloud di Shiel (1901), o anche di un martirio, con l’esercizio delle virtù della pazienza, della rinuncia, dell’obbedienza e del sacrificio, come nella narrazione delle spaventose tribolazioni patite dai componenti delle spedizioni di Scott (The Voyage of “Discovery”, 1905, Scott’s Last Expedition, 1914); oppure inscriversi nella categoria del gesto prometeico, come già era per Robert Walton nel Frankenstein di Mary Shelley (1818), e com’è ancora nell’Hatteras di Verne e poi in Through the First Antarctic Night (1900) di Friedrick Cook; fino a quando la tecnologia e la conoscenza dell’ambiente sanciranno la fine del periodo eroico e tragico delle esplorazioni consegnando la vittoria alle ali di Amundsen (Il Polo Sud, 1913) e inaugurando la paradossale stagione dell’ambientalismo e delle calotte da salvare. Affiancando finzioni letterarie e testi documentari, il contributo mira a ricostruire l’immaginario che precede o accompagna le esplorazioni reali e a individuare la funzione di alcune costanti (per esempio la collocazione della bandiera, segno della conquista della frontiera e forma di esorcismo, oppure la traccia diaristica giornaliera che serve a dimostrare l’esistenza in vita e a mantenere la cognizione del tempo, il cane da slitta come animale psicopompo, ecc.).

Figure dell'ascesi e dell'ascesa

FIORELLA L
2011-01-01

Abstract

L’ultima frontiera delle esplorazioni del globo terrestre si caratterizza per una marcata spiritualizzazione del paesaggio come pure degli obiettivi dell’impresa, che appare improntata all’ideale del raggiungimento scientifico piuttosto che alla sfruttabilità economica del territorio. L’avanzata nell’allucinante distesa ghiacciata assume la forma della traversata del midbar giudaico, locus horridus di pericolo mortale e tentazione diabolica, e dunque esperienza probatoria che può degenerare nell’infrazione di tabù alimentari (come ad esempio il cannibalismo) o nella follia (come accade all’eroe eponimo del Capitano Hatteras, 1866, un romanzo singolarmente cupo per Verne). Per questo il percorso degli esploratori può assumere i tratti di una sacra ascesa, e dunque di un’ascesi, come in The Purple Cloud di Shiel (1901), o anche di un martirio, con l’esercizio delle virtù della pazienza, della rinuncia, dell’obbedienza e del sacrificio, come nella narrazione delle spaventose tribolazioni patite dai componenti delle spedizioni di Scott (The Voyage of “Discovery”, 1905, Scott’s Last Expedition, 1914); oppure inscriversi nella categoria del gesto prometeico, come già era per Robert Walton nel Frankenstein di Mary Shelley (1818), e com’è ancora nell’Hatteras di Verne e poi in Through the First Antarctic Night (1900) di Friedrick Cook; fino a quando la tecnologia e la conoscenza dell’ambiente sanciranno la fine del periodo eroico e tragico delle esplorazioni consegnando la vittoria alle ali di Amundsen (Il Polo Sud, 1913) e inaugurando la paradossale stagione dell’ambientalismo e delle calotte da salvare. Affiancando finzioni letterarie e testi documentari, il contributo mira a ricostruire l’immaginario che precede o accompagna le esplorazioni reali e a individuare la funzione di alcune costanti (per esempio la collocazione della bandiera, segno della conquista della frontiera e forma di esorcismo, oppure la traccia diaristica giornaliera che serve a dimostrare l’esistenza in vita e a mantenere la cognizione del tempo, il cane da slitta come animale psicopompo, ecc.).
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