Gli Stati membri dell’Unione Europea condividono la politica monetaria e sono indirettamente responsabili del debito complessivo dell’eurozona. Da ciò l’importanza di bilanci omogenei e trasparenti nonché l’adozione di politiche di finanza pubblica condivise che, da ultimo, hanno portato all’ipotesi di emanare principi contabili pubblici comuni (EPSAS - European Public Sector Accounting Standard). Attraverso l’analisi del caso italiano, questo contributo propone alcune riflessioni critiche sull’opportunità di una regolamentazione contabile unitaria di rango eu-ropeo alla luce, da una parte, degli specifici obiettivi della ventilata riforma (il coordinamento e il controllo) e, dall’altra, degli inevitabili costi che essa produr-rebbe, anche in termini di incoerenza o ridondanza delle soluzioni individuate. Le implicazioni di ricerca e di policy sono rilevanti. Il rischio che sotto l’etichetta dell’armonizzazione passino soluzioni tecniche tanto complesse quanto inutili, che ne snaturino il senso e la portata, è concreto e va allontanato dall’agenda politica europea. Al tempo stesso va recuperato un chiaro rapporto tra gli stru-menti contabili delle riforme e risultati attesi dalle stesse, distinguendo, anche sul piano concettuale degli studi, il piano delle contabilità nazionali da quello delle contabilità per il governo.

Dall’armonizzazione alla standardizzazione contabile. Quale via per la riforma degli ordinamenti contabili europei

lombrano
2021-01-01

Abstract

Gli Stati membri dell’Unione Europea condividono la politica monetaria e sono indirettamente responsabili del debito complessivo dell’eurozona. Da ciò l’importanza di bilanci omogenei e trasparenti nonché l’adozione di politiche di finanza pubblica condivise che, da ultimo, hanno portato all’ipotesi di emanare principi contabili pubblici comuni (EPSAS - European Public Sector Accounting Standard). Attraverso l’analisi del caso italiano, questo contributo propone alcune riflessioni critiche sull’opportunità di una regolamentazione contabile unitaria di rango eu-ropeo alla luce, da una parte, degli specifici obiettivi della ventilata riforma (il coordinamento e il controllo) e, dall’altra, degli inevitabili costi che essa produr-rebbe, anche in termini di incoerenza o ridondanza delle soluzioni individuate. Le implicazioni di ricerca e di policy sono rilevanti. Il rischio che sotto l’etichetta dell’armonizzazione passino soluzioni tecniche tanto complesse quanto inutili, che ne snaturino il senso e la portata, è concreto e va allontanato dall’agenda politica europea. Al tempo stesso va recuperato un chiaro rapporto tra gli stru-menti contabili delle riforme e risultati attesi dalle stesse, distinguendo, anche sul piano concettuale degli studi, il piano delle contabilità nazionali da quello delle contabilità per il governo.
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