Il presente studio si pone l’obiettivo di analizzare l’antropologia trinitaria di Edith Stein, caratterizzata dall’interazione tra corpo, anima e spirito. A questo scopo, viene effettuata una lettura estetica di tale antropologia, a partire dalla dimensione sensibile ed espressiva. Ciò è possibile grazie a un’apertura originaria dell’individuo all’alterità, apertura che si verifica attraverso modalità empatiche. La prima parte dell’articolo è dedicata a Il problema dell’empatia, in cui viene esplicitato come avviene la costituzione dell’io tramite l’incontro con l’altro. L’aisthesis del Leib e la sua espressività rinviano così alle componenti animiche e spirituali. Nella seconda parte, ci si volge a Essere finito ed essere eterno, in cui la Stein riprende, in virtù di un percorso teologico-mistico, ciò che ha lasciato in sospeso nell’opera giovanile: un’approfondita trattazione dello spirito e della sua interazione con l’anima. Si delinea così la differenza tra le due componenti: la psiche è legata al corpo in virtù della sua funzione senziente e vivificante, mentre lo spirito è libero, capace di atti creativi e di compenetrazione con l’universale. È proprio il Geist a costituire la componente più elevata e feconda dell’uomo, in grado di superare la finitezza individuale e di comunicare, attraverso le espressioni sensibili, con gli altri spiriti incarnati, la natura e il divino.

Dal corpo allo spirito. L’estetica empatica di Edith Stein

Floriana Ferro
Primo
2021-01-01

Abstract

Il presente studio si pone l’obiettivo di analizzare l’antropologia trinitaria di Edith Stein, caratterizzata dall’interazione tra corpo, anima e spirito. A questo scopo, viene effettuata una lettura estetica di tale antropologia, a partire dalla dimensione sensibile ed espressiva. Ciò è possibile grazie a un’apertura originaria dell’individuo all’alterità, apertura che si verifica attraverso modalità empatiche. La prima parte dell’articolo è dedicata a Il problema dell’empatia, in cui viene esplicitato come avviene la costituzione dell’io tramite l’incontro con l’altro. L’aisthesis del Leib e la sua espressività rinviano così alle componenti animiche e spirituali. Nella seconda parte, ci si volge a Essere finito ed essere eterno, in cui la Stein riprende, in virtù di un percorso teologico-mistico, ciò che ha lasciato in sospeso nell’opera giovanile: un’approfondita trattazione dello spirito e della sua interazione con l’anima. Si delinea così la differenza tra le due componenti: la psiche è legata al corpo in virtù della sua funzione senziente e vivificante, mentre lo spirito è libero, capace di atti creativi e di compenetrazione con l’universale. È proprio il Geist a costituire la componente più elevata e feconda dell’uomo, in grado di superare la finitezza individuale e di comunicare, attraverso le espressioni sensibili, con gli altri spiriti incarnati, la natura e il divino.
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