Aurel Milloss (1906-1988), ungherese d’origine e romano d’adozione, è stata una figura cardine per lo sviluppo del balletto in Italia. Dopo la sua attività di maestro di ballo al Teatro Reale dell’Opera di Roma, il coreografo raggiunse un’ampia notorietà, per via della sua idea di balletto come un dialogo tra le culture e tra le arti, dove musica, danza e pittura collaborano insieme. Tra le numerose esperienze internazionali del coreografo nel secondo dopoguerra, si annovera la sua partecipazione alle celebrazioni del IV Centenario della Fondazione di São Paulo. Qui, raccogliendo intorno a sé pittori, scenografi e compositori sudamericani, Milloss realizzò sedici coreografie. Molte di queste afferiscono al repertorio del balletto europeo, altre invece si caratterizzano per toni e colori tipicamente italiani, mentre altre ancora – nuovissime – sono ispirate nei temi, nei costumi e nelle musiche alla tradizione brasiliana. Pur avendo ottenuto un buon successo, proprio queste ultime coreografie furono quelle più criticate. Partendo dalla ricezione di pubblico e critica, l’obiettivo dell’articolo è indagare in che modo Milloss e i suoi collaboratori abbiano tentato di dialogare con la tradizione brasiliana e in che misura tale tentativo possa considerarsi riuscito.

Aurel Milloss da Roma a São Paulo: il Ballet do IV Centenàrio

Antonella Manca
2022-01-01

Abstract

Aurel Milloss (1906-1988), ungherese d’origine e romano d’adozione, è stata una figura cardine per lo sviluppo del balletto in Italia. Dopo la sua attività di maestro di ballo al Teatro Reale dell’Opera di Roma, il coreografo raggiunse un’ampia notorietà, per via della sua idea di balletto come un dialogo tra le culture e tra le arti, dove musica, danza e pittura collaborano insieme. Tra le numerose esperienze internazionali del coreografo nel secondo dopoguerra, si annovera la sua partecipazione alle celebrazioni del IV Centenario della Fondazione di São Paulo. Qui, raccogliendo intorno a sé pittori, scenografi e compositori sudamericani, Milloss realizzò sedici coreografie. Molte di queste afferiscono al repertorio del balletto europeo, altre invece si caratterizzano per toni e colori tipicamente italiani, mentre altre ancora – nuovissime – sono ispirate nei temi, nei costumi e nelle musiche alla tradizione brasiliana. Pur avendo ottenuto un buon successo, proprio queste ultime coreografie furono quelle più criticate. Partendo dalla ricezione di pubblico e critica, l’obiettivo dell’articolo è indagare in che modo Milloss e i suoi collaboratori abbiano tentato di dialogare con la tradizione brasiliana e in che misura tale tentativo possa considerarsi riuscito.
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