Partendo dagli assunti sostenuti da Tommaso Moro in Utopia (1516) e da Erasmo da Rotterdam in Elogio della pazzia (1515), e considerando l’evoluzione che i concetti di utopia e distopia hanno subito soprattutto nel pensiero e nelle lettere del Novecento e del primo scorcio del XXI secolo, la comunicazione analizza alcuni aspetti tematici e stilistici di uno dei romanzi più forti e pessimisti del grande narratore castigliano Miguel Delibes (Valladolid, 1920-2010), Los santos inocentes (I santi innocenti, 1981). Il testo – ambientato nella campagna isolata e arretrata dell’Extremadura, a metà anni Sessanta – si impernia, infatti, da un lato sul culto di un contatto ideale con la natura incontaminata (simboleggiato dagli uccelli), appannaggio del protagonista positivo, lo scimunito Azarías, e dall’altro, sul potere tirannico, distopico, che i padroni, rappresentati dal cinico “señorito Iván”, esercitano su di lui e la sua famiglia, ancorati come sono a una visione feudale dello sfruttamento della terra. L’ultima parte dell’intervento si occupa dei significativi riflessi semantici e formali che, osservati anche dalla prospettiva di indagine citata, il romanzo proietta sull’eccellente adattamento filmico realizzato da Mario Camus nel 1984.

Utopia agreste e distopia sociale in Los santos inocentes di Miguel Delibes: dal romanzo al film (1981-1984)

Renata Londero
Primo
Writing – Original Draft Preparation
2024-01-01

Abstract

Partendo dagli assunti sostenuti da Tommaso Moro in Utopia (1516) e da Erasmo da Rotterdam in Elogio della pazzia (1515), e considerando l’evoluzione che i concetti di utopia e distopia hanno subito soprattutto nel pensiero e nelle lettere del Novecento e del primo scorcio del XXI secolo, la comunicazione analizza alcuni aspetti tematici e stilistici di uno dei romanzi più forti e pessimisti del grande narratore castigliano Miguel Delibes (Valladolid, 1920-2010), Los santos inocentes (I santi innocenti, 1981). Il testo – ambientato nella campagna isolata e arretrata dell’Extremadura, a metà anni Sessanta – si impernia, infatti, da un lato sul culto di un contatto ideale con la natura incontaminata (simboleggiato dagli uccelli), appannaggio del protagonista positivo, lo scimunito Azarías, e dall’altro, sul potere tirannico, distopico, che i padroni, rappresentati dal cinico “señorito Iván”, esercitano su di lui e la sua famiglia, ancorati come sono a una visione feudale dello sfruttamento della terra. L’ultima parte dell’intervento si occupa dei significativi riflessi semantici e formali che, osservati anche dalla prospettiva di indagine citata, il romanzo proietta sull’eccellente adattamento filmico realizzato da Mario Camus nel 1984.
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