Con lo sbarco delle truppe alleate a Gela, avvenuto la notte tra il 9 e il 10 luglio 1943, prende il via la progressiva occupazione della penisola. In soli trentotto giorni di operazioni militari la Sicilia può considerarsi liberata e intraprendere così la prima fase di quel lungo processo di ricostruzione morale e materiale che si avvierà concretamente solamente con la nascita dell’Autonomia regionale e dello Statuto speciale quale legge dello Stato italiano. Il lungo percorso di ricostruzione è segnato dal rilancio economico e produttivo di tipo industriale e dal potenziamento turistico-culturale grazie alla ripresa delle attività di scavo archeologico e alla costruzione di un vero e proprio sistema museale capace di accogliere ed esporre uno straordinario patrimonio artistico. Un importante lavoro, spesso coordinato dall’Istituto Centrale del Restauro diretto da Cesare Brandi, che ha come assoluto protagonista l’architetto romano Franco Minissi impegnato a partire dal 1950 e per oltre trent’anni in questo lungo progetto di valorizzazione. Il presente contributo intende in particolare indagare, sulla scorta dei documenti presenti negli archivi pubblici e privati, le vicende legate al progetto di valorizzazione della zona archeologica dell’antica Himera e alla costruzione dell’antiquarium avviata al principio degli anni Sessanta proprio da Franco Minissi. L’antiquarium – costruito lungo il pendio che separa la città “alta” dalla città “bassa” – è caratterizzato da un sistema di terrazze digradanti che assecondano il naturale andamento del terreno saldando, senza alcun infingimento, architettura costruita e scenario naturale. Il sistema delle terrazze digradanti definisce allo stesso tempo il percorso museografico interno costruito attorno ad un sistema continuo e unitario di rampe, una vera e propria promenade architecturale, che articolano lo spazio e organizzano l’esposizione: «Ambienti a doppia altezza e affacci interni a variare e vivificare il percorso di visita; il vuoto diventa esso stesso “macchina espositiva”; nelle fluenze in cui si articola vuole, captandone l’attenzione, coinvolgere i fruitori. Sequenze diversificate, attraverso un’accorta progettazione architettonica oltre che museografica, dove i reperti esposti vengono fatti interagire con l’ambiente che li contiene».

Franco Minissi e il progetto dell’antiquarium di Himera a Termini Imerese (1963-1984): memoria storica e coscienza moderna

Matteo Iannello
2023-01-01

Abstract

Con lo sbarco delle truppe alleate a Gela, avvenuto la notte tra il 9 e il 10 luglio 1943, prende il via la progressiva occupazione della penisola. In soli trentotto giorni di operazioni militari la Sicilia può considerarsi liberata e intraprendere così la prima fase di quel lungo processo di ricostruzione morale e materiale che si avvierà concretamente solamente con la nascita dell’Autonomia regionale e dello Statuto speciale quale legge dello Stato italiano. Il lungo percorso di ricostruzione è segnato dal rilancio economico e produttivo di tipo industriale e dal potenziamento turistico-culturale grazie alla ripresa delle attività di scavo archeologico e alla costruzione di un vero e proprio sistema museale capace di accogliere ed esporre uno straordinario patrimonio artistico. Un importante lavoro, spesso coordinato dall’Istituto Centrale del Restauro diretto da Cesare Brandi, che ha come assoluto protagonista l’architetto romano Franco Minissi impegnato a partire dal 1950 e per oltre trent’anni in questo lungo progetto di valorizzazione. Il presente contributo intende in particolare indagare, sulla scorta dei documenti presenti negli archivi pubblici e privati, le vicende legate al progetto di valorizzazione della zona archeologica dell’antica Himera e alla costruzione dell’antiquarium avviata al principio degli anni Sessanta proprio da Franco Minissi. L’antiquarium – costruito lungo il pendio che separa la città “alta” dalla città “bassa” – è caratterizzato da un sistema di terrazze digradanti che assecondano il naturale andamento del terreno saldando, senza alcun infingimento, architettura costruita e scenario naturale. Il sistema delle terrazze digradanti definisce allo stesso tempo il percorso museografico interno costruito attorno ad un sistema continuo e unitario di rampe, una vera e propria promenade architecturale, che articolano lo spazio e organizzano l’esposizione: «Ambienti a doppia altezza e affacci interni a variare e vivificare il percorso di visita; il vuoto diventa esso stesso “macchina espositiva”; nelle fluenze in cui si articola vuole, captandone l’attenzione, coinvolgere i fruitori. Sequenze diversificate, attraverso un’accorta progettazione architettonica oltre che museografica, dove i reperti esposti vengono fatti interagire con l’ambiente che li contiene».
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11390/1286065
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