Le Corbusier definiva l’architettura come “la costruzione di un rifugio” dove “si mette al riparo il corpo, il cuore e il pensiero” (Le Corbusier, 1937). La postmodernità ha poi scoperto la fragilità delle grandi narrazioni – tra cui quella del Moderno – che si traduce oggi nella coscienza della fragilità degli ecosistemi (Mosco, 2023). Pensare il progetto come qualcosa di fragile può risultare paradossale, quasi una sconfitta, ma si tratta di un destino al quale non è possibile sottrarsi: possiamo quindi impegnarci per convivere, collaborare e includere nel progetto tale condizione, che da criticità può diventare risorsa. Il Novecento ha prodotto l’agenda architettonica del XXI secolo: le tipologie di manufatti che hanno dato struttura e forma alla città dalla fine del XIX secolo, oggi si pongono come “oggetti” disponibili e complessi da riutilizzare (La Varra, 2023). Il progetto della modificazione implica un ripensamento del concetto di “patrimonio”, da bene ereditato da conservare immutato, verso una sua accezione più ampia che ne preveda l’uso presente e la trasmissione alle generazioni future (Andriani, 2010; Ashworth e Graham, 2016). Fragile vuole indagare il ruolo che, su questo tema, possono assumere le discipline del progetto, richiamando la distribuzione di nuovi orizzonti teorici, rimarcando il ruolo della teoria come guida del progetto (Marini e Gambardella, 2024) e stimolando l’utilizzo di nuovi dispositivi e strumenti per accogliere sguardi trasversali. Si vuole indagare la fragilità per mettere a fuoco gli aspetti critici e le possibili opportunità, avviando un dibattito interdisciplinare intorno a un tema ritenuto significativo. In un’epoca in cui gli scarti superano le risorse, l’architettura diviene la “misura” sia per valutare che per affrontare il mondo (Turan, 2019) alla luce della policrisi planetaria che stiamo vivendo, che ci spinge a cercare di comprendere la complessità dei problemi, senza mai cedere a una visione parziale, verificando le informazioni e accettando le incertezze (Morin e Kern, 2019). Nella condizione di costante evoluzione, che contraddistingue il contemporaneo, attraverso il racconto di architettura, Fragile vuole provare a influenzare la percezione collettiva facendo emergere dei possibili approcci innovativi (Corbellini, 2016).
La forma fragile
Cervesato Alberto
Primo
2025-01-01
Abstract
Le Corbusier definiva l’architettura come “la costruzione di un rifugio” dove “si mette al riparo il corpo, il cuore e il pensiero” (Le Corbusier, 1937). La postmodernità ha poi scoperto la fragilità delle grandi narrazioni – tra cui quella del Moderno – che si traduce oggi nella coscienza della fragilità degli ecosistemi (Mosco, 2023). Pensare il progetto come qualcosa di fragile può risultare paradossale, quasi una sconfitta, ma si tratta di un destino al quale non è possibile sottrarsi: possiamo quindi impegnarci per convivere, collaborare e includere nel progetto tale condizione, che da criticità può diventare risorsa. Il Novecento ha prodotto l’agenda architettonica del XXI secolo: le tipologie di manufatti che hanno dato struttura e forma alla città dalla fine del XIX secolo, oggi si pongono come “oggetti” disponibili e complessi da riutilizzare (La Varra, 2023). Il progetto della modificazione implica un ripensamento del concetto di “patrimonio”, da bene ereditato da conservare immutato, verso una sua accezione più ampia che ne preveda l’uso presente e la trasmissione alle generazioni future (Andriani, 2010; Ashworth e Graham, 2016). Fragile vuole indagare il ruolo che, su questo tema, possono assumere le discipline del progetto, richiamando la distribuzione di nuovi orizzonti teorici, rimarcando il ruolo della teoria come guida del progetto (Marini e Gambardella, 2024) e stimolando l’utilizzo di nuovi dispositivi e strumenti per accogliere sguardi trasversali. Si vuole indagare la fragilità per mettere a fuoco gli aspetti critici e le possibili opportunità, avviando un dibattito interdisciplinare intorno a un tema ritenuto significativo. In un’epoca in cui gli scarti superano le risorse, l’architettura diviene la “misura” sia per valutare che per affrontare il mondo (Turan, 2019) alla luce della policrisi planetaria che stiamo vivendo, che ci spinge a cercare di comprendere la complessità dei problemi, senza mai cedere a una visione parziale, verificando le informazioni e accettando le incertezze (Morin e Kern, 2019). Nella condizione di costante evoluzione, che contraddistingue il contemporaneo, attraverso il racconto di architettura, Fragile vuole provare a influenzare la percezione collettiva facendo emergere dei possibili approcci innovativi (Corbellini, 2016).File | Dimensione | Formato | |
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