Nelle regioni temperate, i pesci selvatici sono normalmente soggetti a cicli stagionali durante i quali, periodi di alimentazione e crescita si alternano con periodi di ipoalimentazione o digiuno (indotto dalla rigidità del regime termico dei mesi invernali o anche dalla scarsa disponibilità alimentare). Questa normale condizione biologica sottende necessariamente a cambiamenti comportamentali e una riorganizzazione del loro metabolismo ai fini energetici. Per quanto riguarda i Teleostei marini allevati intensivamente, la corretta gestione alimentare prima e durante l'inverno sembra essere estremamente importante al fine di scongiurare gravi stati morbosi, come la sindrome invernale dell'orata (Winter Syndrome). L'eziologia di tale sindrome che, a tutti gli effetti può essere ascritta tra le tecnopatie, è multifattoriale, nella cui matrice sono da annoverare sia fattori abiotici (temperatura) che biotici (alimentazione, età/taglia). Il grave episodio di mortalità, registrato tra gennaio e marzo, in branzini allevati in una valle del nord-est, ha assunto contorni simili a Winter Syndrome, tuttavia discostandosi nettamente per il profilo anatomopatologico peculiare. L'episodio ha interessato branzini adulti aventi peso compreso tra 0.5-1.0kg, allevati in raceway in cemento. La temperatura dell'acqua durante i mesi invernali ha oscillato tra i 5-6°C. Ai fini descrittivi, sono stati campionati 20 individui con quadro clinico conclamato. Per l'esame batteriologico, da rene, milza, fegato e cervello di 5 individui è stata eseguita la semina su Agar globuli, TCBS e TSA con 2% di NaCl, mentre, per l'esame virologico, un pool di cervelli è stato analizzato per ricerca di Nodavirus tramite immunofluorescenza e PCR. In fase autoptica, i soggetti sono stati sottoposti agli esami parassitologici a fresco (cute, branchie, cistifellea, rene e intestino) e, quindi, si è proceduto al prelievo degli organi destinati alla processazione per le indagini istologiche. La sintomatologia era caratterizzata da un tasso di mortalità del 10% circa (notevole vista la taglia degli animali), letargia, modesti sintomi nervosi (nuoto in superficie, a spirale con guizzi improvvisi), lieve distensione addominale, ittero e anemia generalizzata. Il fegato appariva aumentato di volume, di colore giallastro (talune volte di aspetto marmorizzato), friabile e untuoso al taglio e la cistifellea ectasica. Una colorazione biliare diffusa, emorragie puntiformi nelle sierose a livello delle gonadi e del tratto gastro-enterico, una moderata dilatazione dell'intestino, più evidente solo per alcuni soggetti nei quali la mucosa presentava emorragie diffuse con essudato catarrale e materiale caseoso nel lume, completano il quadro clinico. Gli esami parassitologici a fresco hanno rilevato una modesta tricodinosi cutanea e branchiale e una lieve infestazione da trematodi monogenei appartenenti al genere Diplectanum sp. a livello branchiale, dove sovente si notava iperplasia, emorragie e necrosi focali. Gli esami batteriologico e virologico non hanno rilevato alcun agente patogeno riconducibile all'episodio di mortalità. Il quadro istopatologico rilevato, valutato nelle sua complessità è riconducibile a un'epatopatia di tipo regressivo (steatosi epatica), definibile come lipidosi idiopatica del branzino. Una sindrome, per la quale sono ipotizzabili condizioni predisponenti quali il digiuno invernale, la taglia, squilibri alimentari e l'eccessivo stato di ingrassamento prima della stagione invernale. Sarebbe quindi auspicabile che, a fronte di questo primo caso, singolare dal punto di vista anatomopatologico, i meccanismi eziopatogenetici di questa sindrome nel branzino fossero chiariti, affinché siano noti i dettami per una corretta gestione del pesce prima e durante la stagione invernale, scongiurando inutili perdite produttive.

Lipidosi in branzini (Dicentrachus labrax, L. 1578) allevati intensivamente: rilievi anatomopatologici

BERALDO, Paola;GALEOTTI, Marco
2005-01-01

Abstract

Nelle regioni temperate, i pesci selvatici sono normalmente soggetti a cicli stagionali durante i quali, periodi di alimentazione e crescita si alternano con periodi di ipoalimentazione o digiuno (indotto dalla rigidità del regime termico dei mesi invernali o anche dalla scarsa disponibilità alimentare). Questa normale condizione biologica sottende necessariamente a cambiamenti comportamentali e una riorganizzazione del loro metabolismo ai fini energetici. Per quanto riguarda i Teleostei marini allevati intensivamente, la corretta gestione alimentare prima e durante l'inverno sembra essere estremamente importante al fine di scongiurare gravi stati morbosi, come la sindrome invernale dell'orata (Winter Syndrome). L'eziologia di tale sindrome che, a tutti gli effetti può essere ascritta tra le tecnopatie, è multifattoriale, nella cui matrice sono da annoverare sia fattori abiotici (temperatura) che biotici (alimentazione, età/taglia). Il grave episodio di mortalità, registrato tra gennaio e marzo, in branzini allevati in una valle del nord-est, ha assunto contorni simili a Winter Syndrome, tuttavia discostandosi nettamente per il profilo anatomopatologico peculiare. L'episodio ha interessato branzini adulti aventi peso compreso tra 0.5-1.0kg, allevati in raceway in cemento. La temperatura dell'acqua durante i mesi invernali ha oscillato tra i 5-6°C. Ai fini descrittivi, sono stati campionati 20 individui con quadro clinico conclamato. Per l'esame batteriologico, da rene, milza, fegato e cervello di 5 individui è stata eseguita la semina su Agar globuli, TCBS e TSA con 2% di NaCl, mentre, per l'esame virologico, un pool di cervelli è stato analizzato per ricerca di Nodavirus tramite immunofluorescenza e PCR. In fase autoptica, i soggetti sono stati sottoposti agli esami parassitologici a fresco (cute, branchie, cistifellea, rene e intestino) e, quindi, si è proceduto al prelievo degli organi destinati alla processazione per le indagini istologiche. La sintomatologia era caratterizzata da un tasso di mortalità del 10% circa (notevole vista la taglia degli animali), letargia, modesti sintomi nervosi (nuoto in superficie, a spirale con guizzi improvvisi), lieve distensione addominale, ittero e anemia generalizzata. Il fegato appariva aumentato di volume, di colore giallastro (talune volte di aspetto marmorizzato), friabile e untuoso al taglio e la cistifellea ectasica. Una colorazione biliare diffusa, emorragie puntiformi nelle sierose a livello delle gonadi e del tratto gastro-enterico, una moderata dilatazione dell'intestino, più evidente solo per alcuni soggetti nei quali la mucosa presentava emorragie diffuse con essudato catarrale e materiale caseoso nel lume, completano il quadro clinico. Gli esami parassitologici a fresco hanno rilevato una modesta tricodinosi cutanea e branchiale e una lieve infestazione da trematodi monogenei appartenenti al genere Diplectanum sp. a livello branchiale, dove sovente si notava iperplasia, emorragie e necrosi focali. Gli esami batteriologico e virologico non hanno rilevato alcun agente patogeno riconducibile all'episodio di mortalità. Il quadro istopatologico rilevato, valutato nelle sua complessità è riconducibile a un'epatopatia di tipo regressivo (steatosi epatica), definibile come lipidosi idiopatica del branzino. Una sindrome, per la quale sono ipotizzabili condizioni predisponenti quali il digiuno invernale, la taglia, squilibri alimentari e l'eccessivo stato di ingrassamento prima della stagione invernale. Sarebbe quindi auspicabile che, a fronte di questo primo caso, singolare dal punto di vista anatomopatologico, i meccanismi eziopatogenetici di questa sindrome nel branzino fossero chiariti, affinché siano noti i dettami per una corretta gestione del pesce prima e durante la stagione invernale, scongiurando inutili perdite produttive.
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