Della convenzione stipulata nel V secolo a.C. fra le due poleis locresi di Oiantheia e Khaleion vengono proposte una nuova traduzione e una nuova interpretazione: essa è letta come legittimazione definitoria dell'esercizio del diritto di rappresaglia. Se la clausola di apertura vieta infatti che l'esecuzione della rappresaglia sia in alcun modo disturbata o impedita, definisce al tempo stesso le circostanze - in primo luogo territoriali - in cui essa può aver luogo, mentre la clausola immediatamente successiva impone all'esecutore una azione che non arrechi danno. La necessità che il diritto di rappresaglia venga esercitato unicamente nel territorio della propria polis di appartenenza spiega perché il mare aperto sia considerato topos asylos. Alla definizione dell'esercizio del diritto di rappresaglia segue, coerentemente, l'ipotesi dell'abuso e la conseguente sanzione, il cui ammontare è stabilito dalla convenzione ma il cui pagamento è in un primo tempo subordinato unicamente alla buona volontà del reo, nella cui polis la vittima - uno straniero - non può far valere il proprio diritto. Otterrà tuttavia l'accesso ai tribunali di questa se risiederà in essa per un mese (una prescrizione che sembra dimostrare l'esistenza del "tempo giuridico") e, se gli xenodikai decideranno di accoglierne l'istanza istituendo un secondo giudizio (questa l'interpretazione qui proposta dell'hapax andichazein), potrà anche scegliere i giurati che decideranno del suo caso e pronunceranno una sentenza giuridicamente efficace nei confronti del reo.

La synbola fra Oiantheia e Khaleion (IG IX 1[2], 717): il diritto di sylen

ZUNINO, Maddalena Luisa
2005-01-01

Abstract

Della convenzione stipulata nel V secolo a.C. fra le due poleis locresi di Oiantheia e Khaleion vengono proposte una nuova traduzione e una nuova interpretazione: essa è letta come legittimazione definitoria dell'esercizio del diritto di rappresaglia. Se la clausola di apertura vieta infatti che l'esecuzione della rappresaglia sia in alcun modo disturbata o impedita, definisce al tempo stesso le circostanze - in primo luogo territoriali - in cui essa può aver luogo, mentre la clausola immediatamente successiva impone all'esecutore una azione che non arrechi danno. La necessità che il diritto di rappresaglia venga esercitato unicamente nel territorio della propria polis di appartenenza spiega perché il mare aperto sia considerato topos asylos. Alla definizione dell'esercizio del diritto di rappresaglia segue, coerentemente, l'ipotesi dell'abuso e la conseguente sanzione, il cui ammontare è stabilito dalla convenzione ma il cui pagamento è in un primo tempo subordinato unicamente alla buona volontà del reo, nella cui polis la vittima - uno straniero - non può far valere il proprio diritto. Otterrà tuttavia l'accesso ai tribunali di questa se risiederà in essa per un mese (una prescrizione che sembra dimostrare l'esistenza del "tempo giuridico") e, se gli xenodikai decideranno di accoglierne l'istanza istituendo un secondo giudizio (questa l'interpretazione qui proposta dell'hapax andichazein), potrà anche scegliere i giurati che decideranno del suo caso e pronunceranno una sentenza giuridicamente efficace nei confronti del reo.
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
ZPE153_113-126.pdf

non disponibili

Tipologia: Altro materiale allegato
Licenza: Non pubblico
Dimensione 383.6 kB
Formato Adobe PDF
383.6 kB Adobe PDF   Visualizza/Apri   Richiedi una copia

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11390/692566
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact