Per reputazione sociale intendiamo “un giudizio formulato da una comunità su un individuo“, o su un oggetto, “che generalmente, ma non necessariamente, appartiene alla comunità stessa (Emler, 1997)”. Si tratta quindi di una somma e convergenza di giudizi sui quali più osservatori sociali si trovano d’accordo, che viene condivisa dalla collettività attraverso i processi di rappresentazione sociale. Ovviamente una reputazione nasce da osservazioni dirette, ma molto più frequentemente viene generata da osservazioni indirette (“il sentito dire”, l’informazione mediata, ecc. ) e alimentata dai diversi mezzi di comunicazione e influenza sociale. Questo contributo mette a confronto, per la prima volta, prospettive disciplinari diverse che possono spiegare l’eziologia della reputazione sociale. Si propone quindi una clusterizzazione delle fonti della reputazione entro tre categorie interpretative: - strategie di self-presentation: intese come variegati pattern di comportamenti sociali volti a ricercare e a mantenere un’immagine favorevole di sé nei diversi contesti sociali. Le strategie prese in esame hanno come comune denominatore la formazione e gestione delle impressioni sociali che cristallizzandosi portano al permanere di un giudizio di merito e valore sugli attori sociali: Impression Management, Self-Evaluation Maintenance Model, Self-Monitoring, Self-Enhancement, Self-Verification, ecc. (Baumeister, 1999). - management di relazione: a partire dal modello proposto da Grunig (2002) che tende a definire le caratteristiche della qualità delle relazioni (control mutuality, trust, commitment, satisfaction) vengono analizzati i processi attraverso i quali si instaura e si mantiene un livello di fiducia significativamente positivo tra interlocutori. Il management di relazione prevede inoltre l’utilizzo di strategie per il godimento della “reputazione riflessa”, quali il modello di Basking in Reflected Glory (BIRG, Cialdini et al. 1976). - tecniche di influenza sociale: le moderne esigenze della comunicazione politica, della gestione del brand aziendale, ecc. quasi sempre prevedono l’impiego di tecniche di comunicazione di massa, variamente intesa come propagazione delle informazioni, come persuasione o come propaganda. Gli scopi-guida risultano altrettanto vari: dalla relazione trasparente, alla creazione del consenso, alla manipolazione di atteggiamenti e giudizi; tutti sottendono uno stesso obiettivo: il mantenimento del controllo sulla reputazione. //

LE FONTI DELLA REPUTAZIONE SOCIALE. Strategie di self-presemtation, management di relazione e forme di influenza sociale a conrfronto

KODILJA, Renata
2007-01-01

Abstract

Per reputazione sociale intendiamo “un giudizio formulato da una comunità su un individuo“, o su un oggetto, “che generalmente, ma non necessariamente, appartiene alla comunità stessa (Emler, 1997)”. Si tratta quindi di una somma e convergenza di giudizi sui quali più osservatori sociali si trovano d’accordo, che viene condivisa dalla collettività attraverso i processi di rappresentazione sociale. Ovviamente una reputazione nasce da osservazioni dirette, ma molto più frequentemente viene generata da osservazioni indirette (“il sentito dire”, l’informazione mediata, ecc. ) e alimentata dai diversi mezzi di comunicazione e influenza sociale. Questo contributo mette a confronto, per la prima volta, prospettive disciplinari diverse che possono spiegare l’eziologia della reputazione sociale. Si propone quindi una clusterizzazione delle fonti della reputazione entro tre categorie interpretative: - strategie di self-presentation: intese come variegati pattern di comportamenti sociali volti a ricercare e a mantenere un’immagine favorevole di sé nei diversi contesti sociali. Le strategie prese in esame hanno come comune denominatore la formazione e gestione delle impressioni sociali che cristallizzandosi portano al permanere di un giudizio di merito e valore sugli attori sociali: Impression Management, Self-Evaluation Maintenance Model, Self-Monitoring, Self-Enhancement, Self-Verification, ecc. (Baumeister, 1999). - management di relazione: a partire dal modello proposto da Grunig (2002) che tende a definire le caratteristiche della qualità delle relazioni (control mutuality, trust, commitment, satisfaction) vengono analizzati i processi attraverso i quali si instaura e si mantiene un livello di fiducia significativamente positivo tra interlocutori. Il management di relazione prevede inoltre l’utilizzo di strategie per il godimento della “reputazione riflessa”, quali il modello di Basking in Reflected Glory (BIRG, Cialdini et al. 1976). - tecniche di influenza sociale: le moderne esigenze della comunicazione politica, della gestione del brand aziendale, ecc. quasi sempre prevedono l’impiego di tecniche di comunicazione di massa, variamente intesa come propagazione delle informazioni, come persuasione o come propaganda. Gli scopi-guida risultano altrettanto vari: dalla relazione trasparente, alla creazione del consenso, alla manipolazione di atteggiamenti e giudizi; tutti sottendono uno stesso obiettivo: il mantenimento del controllo sulla reputazione. //
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