La contaminazione dei nitrati (NO3-) nelle acque superficiali e sottosuperficiali è sicuramente un’importante problematica, che nell’ultimo ventennio ha destato sempre maggiori preoccupazioni soprattutto in chiave ambientale. Il NO3- è fra i più diffusi inquinanti nelle acque di falda. Una volta introdotto nelle acque è difficilmente removibile causando inoltre grossi problemi legati all’inquinamento per lungo periodo. Evidenze dirette ed indirette hanno spesso correlato l’uso di fertilizzanti azotati alla causa dell’incremento della concentrazione dei NO3- nelle acque. In Europa nel 1993 fu riscontrato che nel 22% dei terreni coltivati, il contenuto di NO3- nelle acque sottosuperficiali era più alto del valore imposto dalla legge (50mg/l). Un terreno di medio impasto non riesce a trattenere l’alto quantitativo di acqua e fertilizzanti che viene loro somministrato dalle classiche pratiche agricole per aumentare le rese, incrementando così il movimento e la lisciviazione dei NO3- in eccesso. Pratiche agricole atte a ridurre il rilascio di NO3- nelle acque sono necessarie per procurare un consistente beneficio all’ambiente e all’umanità. L’agricoltura convenzionale (A.C.) caratterizzata dall’utilizzo massiccio di fertilizzanti chimici; fitofarmaci di sintesi, tipicamente considerate risorse non rinnovabili, ha contribuito alla diminuzione della biodiversità, all’aumento dell’inquinamento delle risorse idriche, all’accumulo di prodotti indesiderati negli alimenti, al degrado dei suoli e al potenziale rischio verso la salute dei coltivatori. Tutto questo porta a considerare che il regime convenzionale possa non essere ritenuto un modello di agricoltura sostenibile, né una pratica a basso impatto ambientale. Obiettivo della presente ricerca è la valutazione comparata dell’impatto ambientale di sistemi colturali biologici e convenzionali condotta considerando in modo organico il complesso dei costituenti del sistema agricolo (acqua-suolo-pianta).

Gestione dell’azoto e del fosforo in agricoltura biologica e convenzionale in Friuli Venezia-Giulia

CECCON, Paolo
2008-01-01

Abstract

La contaminazione dei nitrati (NO3-) nelle acque superficiali e sottosuperficiali è sicuramente un’importante problematica, che nell’ultimo ventennio ha destato sempre maggiori preoccupazioni soprattutto in chiave ambientale. Il NO3- è fra i più diffusi inquinanti nelle acque di falda. Una volta introdotto nelle acque è difficilmente removibile causando inoltre grossi problemi legati all’inquinamento per lungo periodo. Evidenze dirette ed indirette hanno spesso correlato l’uso di fertilizzanti azotati alla causa dell’incremento della concentrazione dei NO3- nelle acque. In Europa nel 1993 fu riscontrato che nel 22% dei terreni coltivati, il contenuto di NO3- nelle acque sottosuperficiali era più alto del valore imposto dalla legge (50mg/l). Un terreno di medio impasto non riesce a trattenere l’alto quantitativo di acqua e fertilizzanti che viene loro somministrato dalle classiche pratiche agricole per aumentare le rese, incrementando così il movimento e la lisciviazione dei NO3- in eccesso. Pratiche agricole atte a ridurre il rilascio di NO3- nelle acque sono necessarie per procurare un consistente beneficio all’ambiente e all’umanità. L’agricoltura convenzionale (A.C.) caratterizzata dall’utilizzo massiccio di fertilizzanti chimici; fitofarmaci di sintesi, tipicamente considerate risorse non rinnovabili, ha contribuito alla diminuzione della biodiversità, all’aumento dell’inquinamento delle risorse idriche, all’accumulo di prodotti indesiderati negli alimenti, al degrado dei suoli e al potenziale rischio verso la salute dei coltivatori. Tutto questo porta a considerare che il regime convenzionale possa non essere ritenuto un modello di agricoltura sostenibile, né una pratica a basso impatto ambientale. Obiettivo della presente ricerca è la valutazione comparata dell’impatto ambientale di sistemi colturali biologici e convenzionali condotta considerando in modo organico il complesso dei costituenti del sistema agricolo (acqua-suolo-pianta).
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